Una giornata importante quella del World Rivers Day 2020. In Italia purtroppo soltanto il 40% dei corsi d’acqua è in buono stato ecologico come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque e nonostante l’urgente necessità di riqualificarli si continua a danneggiarli.
DOSSIER SOS FIUMI Manutenzione idrauilica
WWF Italia nel “Dossier SOS fiumi. Manutenzione idraulica o gestione fluviale?” documenta e denuncia l’attacco “legalizzato, diffuso e indiscriminato, ai nostri fiumi.
Un po’ ovunque, infatti, continuano ad essere autorizzati dalle Regioni interventi di taglio indiscriminato della vegetazione ripariale e/o di dragaggio degli alvei con la scusa di renderli più sicuri.
Azioni in aperto contrasto con le direttive europee ma anche con la recente “Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030” che afferma che:
“Occorre adoperarsi di più per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi. Uno dei modi per farlo consiste nell’eliminare o adeguare le barriere che impediscono il passaggio dei pesci migratori e nel migliorare il flusso libero dei sedimenti: Si intende così ristabilire lo scorrimento libero di almeno 25 000 km di fiumi entro il 2030 “.
Il WWF ha analizzato 26 recenti casi di ‘mala-manutenzione’ dove con i cosiddetti interventi di manutenzione idraulica si è stravolto l’ecosistema fluviale, distruggendone i servizi ecosistemici e peggiorando spesso anche la sicurezza idraulica.
I CASI O PIU’ ECLATANTI:
Il fiume Savena in Emilia Romagna, è uno dei casi dove, a seguito di un intervento devastante, è stato distrutto il bosco ripariale per quasi 12 chilometri, aumentando anche il rischio idrogeologico: non sono stati rimossi (perché senza valore economico), rami, tronchi e altro materiale accumulatosi lungo il letto e che avrebbero potuto creare qualche problema.
Al contrario, lungo fascia fluviale sono stati tagliati migliaia di alberi (il cui valore economico è alto; la commercializzazione del legname da parte della ditta di “manutenzione” è in genere consentita e va a scomputo del costo di intervento, per cui più si taglia e più si guadagna).
Questo ha portato all’aumento dell’erosione spondale e una ridotta la capacità di “cattura” del materiale trasportato dal fiume durante le piene (i boschi ripariali trattengono gran parte del materiale fluitato) determinando un maggior accumulo di materiale, rispetto alla situazione pre-intervento, alla base dei piloni dei ponti rendendoli così più vulnerabili.
Maurizio Marrese (presidente del WWF Foggia) segnala ancora una situazione non molto differente registrata in Puglia e nei fiumi e torrenti condivisi con la Basilicata, Molise e la Campania, ove spesso con la voce “taglio della vegetazione secca” si entra in alveo con le ruspe creando il deserto.
Il WWF chiede di cambiare rotta, di adeguarsi alle direttive europee (Acqua e Alluvioni), considerando fiumi, laghi e zone umide come ambienti naturali che forniscono importanti servizi ecosistemici e che la loro tutela e corretta gestione è fondamentale per garantire l’uso plurimo delle acque.
La manutenzione è fondamentale, ma deve essere effettuata con criteri ecologici, mirata e svolta dove è utile e seguendo piani redatti con il coinvolgimento di geologi, forestali, ingegneri ambientali e biologi.
Quello che prevale purtroppo ancora è un approccio esclusivamente “idraulico”, mentre ad essere considerato dovrebbe essere l’ecosistema acquatico nel suo complesso con obiettivo di preservarlo e gestirlo anche per migliorare la sicurezza dei fiumi italiani.
- Leggi anche WWF, i Fridays For Future virtualmente in piazza con #GlobalDigitalStrike
- Leggi anche : La pandemia ha fatto il miracolo, almeno per i rinoceronti
Fonte : WWF
Foto : Wikipedia