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Urbania, a casa della Befana, in viaggio tra cultura e tradizioni

Foto: Pixabay

Il paesaggio della Provincia di Pesaro e Urbino è caratterizzato da colline e splendidi castelli. Oltre alla Casa della Befana, a Urbania. Sono costruzioni peculiari capaci di custodire cultura, storia e tradizioni di un territorio che ha tanto da offrire. Proviamo a scoprirlo insieme

Novilara e Candelara, si parte

Il nostro tour inizia con il castello di Novilara. Situato a pochi chilometri da Pesaro, domina le colline in una posizione dalla quale lo sguardo può spiccare il volo e inoltrarsi sul mare Adriatico o, in alternativa, sino alle vette dell’Appennino.

Un insediamento considerato di grande rilievo archeologico a seguito della scoperta di un’importante necropoli risalente all’età del ferro che testimonia l’esistenza di una vera e propria popolazione indipendente: l’antica Civiltà di Novilara.

Percorrendo invece la Strada Provinciale 60, ci inoltriamo per il crinale che porta a Candelara. Il castello di Candelara, dotato di un sistema di difesa all’avanguardia per il periodo, ci accoglie con un ponte in muratura, valido sostituto del ponte levatoio in legno sopravvissuto sino al 1500, varcato, nel 1176, nientemeno che dall’imperatore Federico Barbarossa.

Un avvertimento: usiamo bene il nostro tempo

L’ingresso è imponente. Sormontato dall’orologio della torre, ancora funzionante, sembra volerci ricordare quale dono prezioso sia il tempo pare ammonirci Seneca nel suo De Brevitate Vitae: non sprechiamolo questo tempo, trascorriamolo in ore liete e con le persone che ci rendono felici che questa divinità chiamata Crono, non ritorna più. Un monito che viene scandito ogni ora e ogni quarto dalle due campane poste nel piccolo campanile.

Secondo la tradizione, l’insediamento di Candelara fu scelto dai primi abitanti con l’aiuto delle candele. Questi salirono sulle tre colline circostanti con delle candele accese e solo là, dove sorge il castello, la candela rimase accesa. Così come rimangono accese le miriadi di candele durante la storica “Candele a Candelara” che si svolge nelle settimane di fine novembre ed inizio dicembre, uno spettacolo da non perdere il prossimo anno.

Non dimentichiamoci poi di Montefabbri

Particolarmente interessante è anche il castello di Montefabbri che fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”. Il castello custodisce la Pieve di San Gaudenzio, uno scrigno rinomato per essere uno tra i luoghi di fede più antichi del territorio, per le decorazioni in scagliola o “pietra di Luna” e, soprattutto, per via della cappella ove sono conservate le spoglie di santa Marcellina.

I festeggiamenti della celebre santa patrona, si svolgono l’ultima domenica di luglio, prendete nota per la prossima estate. Da non perdere Jazz al Borgo” che illumina di grande musica il castello. Volendo poi allungare di poco la passeggiata, possiamo aggiungere alla nostra escursione Sant’Angelo in Lizzola, anche chiamato “Castello dei Poeti”.

Urbania, il paese della Befana

Conosciuta con il nome di Casteldurante, Urbania è adagiata in fondo alla Valle del Metauro in una zona pianeggiante circondata dalle colline. Un borgo ricco di testimonianze che raccontano una storia lunghissima.

Proprio in questa cornice carica di storia e di cultura, si celebra ogni anno La Festa Nazionale della Befana, nata come come evento locale e trasformatasi, con il tempo, in un appuntamento di richiamo nazionale.

La tradizione vuole che la simpatica e arzilla vecchietta abbia proprio a Urbania la sua dimora. La Casa della Befana è aperta tutto l’anno ma Urbania ha tante altre cose da vedere che renderanno la vostra visita un autentica sorpresa.

I castelli del San Bartolo

Rientrando nei confini del Comune di Pesaro e lungo la strada panoramica che si distende attraverso il Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo troviamo Casteldimezzo, di nome e di fatto. Di certo il suo esser “Castel di mezzo” trova espressione nel suo porsi come crocevia di forze spirituali in contyrasto.

Infatti, da un lato abbiamo il Santuario del Santissimo Crocefisso venuto dal mare e che a tutt’oggi è meta di pellegrini e di forte devozione. Alla scultura lignea si devono diversi miracoli, tra cui la difesa del borgo e della sua gente dall’attacco delle truppe fiorentine (1517).

Dall’altro lato troviamo il celebre picco del diavolo una sorta di corno tremendissimo che si innalza prepotente dalle acque. Si dice che proprio qui si riuniscano le streghe nella notte tra il trenta aprile e il primo maggio per adorare il maligno. Meglio non andarci nelle notti di Plenilunio.

Il castello di Fiorenzuola di Focara

Riprendendo la strada panoramica con direzione Pesaro, tra querce indomite e campi a perdita d’occhiole, arriviamo al castello di Fiorenzuola di Focara, da una parte dominante la campagna, dall’altra a picco sul mare.

L’ingresso al borgo è impreziosito dai versi che Dante Alighieri scrisse per la Divina Commedia citando Fiorenzuola di Focara: “Poi farà sì ch’al vento di Focara, non farà lor mestier voto né preco”. Se vuoi leggerlo, puoi prendere il canto numero 28 dell’Inferno.

Un complesso architettonico che, con l’aiuto di continue mareggiate e terremoti, ha subito frane e crolli nel corso dei secoli. A ricordare la storia di questo luogo restano parte della cinta muraria pentagonale con i tre bastioni superstiti, le mutilazioni patite dall’antica fortezza, e la bella porta d’accesso. Della chiesa di Sant’Andrea rimane il suggestivo campanile con l’orologio.

A pochi chilometri poi c’è il Castello di Gradara e anche la deliziosa Gabicce (in versione Monte e Mare, entrambe da vedere). Un percorso ricolmo di storia e tradizioni, ma anche caratterizzato dalla profonda cordialità della gente locale e da un’enogastronomia che non mancherà di deliziarvi.

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