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Turismo sostenibile: 20 modi per viaggiare consapevolmente

turismo sostenibile
Foto di sbtlneet da Pixabay

Il turismo sostenibile è ormai un imperativo se si vuole contrastare la crisi climatica. Ecco alcuni modi per rendere le vacanze sostenibili, ma anche più belle.

Per troppo tempo la sostenibilità è stata bollata come sinonimo di sacrificio. Invece, essere un turista sostenibile significa anche vivere delle vacanze migliori. Basta attuare alcuni semplici cambiamenti.

Prima di sapere quali, però, è necessario conoscere il fenomeno del turismo di massa e gli ingenti danni che negli anni ha causato al pianeta.

Il turismo di massa ha preso piede nella seconda metà del Novecento, dopo il decollo del primo volo low-cost in Inghilterra nel 1966. Parallelamente, sono stati implementati altri mezzi di trasporto, come traghetti, navi da crociera e treni, con una conseguente diminuzione dei prezzi. Non essendoci ancora Internet per prenotare velocemente e in autonomia, le agenzie di viaggio sono spuntate come funghi, competendo tra loro con super offerte per viaggi unici e meravigliosi. Di conseguenza, le strutture alberghiere e di ristorazione delle varie località turistiche si sono moltiplicate, anche per soddisfare i bisogni di persone il cui benessere economico cresceva, diventando così potenziali ingranaggi di un nuovo, fruttuosissimo mercato.

I numeri parlano da sé. Nel 1950 i turisti internazionali sono stati 25 milioni; nel 1970 erano già saliti a 166 milioni, arrivando a 435 milioni nel 1990. Da lì al 2018 i numeri sono più che triplicati. Ad oggi sono 1.442 miliardi i turisti ogni anno, con una media di 45 arrivi al secondo e, nei prossimi anni, questo numero continuerà a crescere. Questo fenomeno, e la velocità con cui è avvenuto, non può non avere delle conseguenze sul mondo in cui viviamo, positive ma anche negative.

Da un lato, Il settore turistico è un pilastro importante per la crescita economica e lo sviluppo. Secondo quanto riportato dall’UNEP (il programma ambientale delle Nazioni Unite), il turismo contribuisce per il 10% al PIL mondiale, per il 7% alle esportazioni globali e rappresenta un posto di lavoro su 10 in tutto il mondo. L’impatto del turismo da un punto di vista culturale, poi, è incalcolabile. Conoscendo altri luoghi del mondo, gli esseri umani hanno potuto aprirsi a nuove culture, disfarsi da molti pregiudizi, scambiarsi idee, sognare nuove prospettive di vita e costruire ponti di pace.

Dall’altro lato, però, senza una transizione ecologica, secondo «il turismo genererebbe fino al 2050 un aumento del 154% nel consumo di energia, del 131% nelle emissioni di gas serra, del 152% nel consumo di acqua e del 251% nello smaltimento dei rifiuti solidi» (UNEP)

Il turismo è infatti responsabile del 5% delle emissioni globali annue, soprattutto a causa dei trasporti, che corrispondono al 90% del totale. Infatti, il 22% delle emissioni globali derivanti dai trasporti derivano proprio dal turismo, in particolare dagli spostamenti aerei. Tra il 1990 e il 2019 le emissioni causate dall’aviazione internazionale sono aumentate del 146%. È bene ricordare che il trasporto aereo non è l’unico responsabile: una crociera di sette giorni ha un impatto carbonico più che tre volte superiore rispetto a volare e soggiornare all’estero.

Il turismo, poi, porta a un eccessivo consumo di risorse come acqua e suolo, soprattutto per la costruzione e il mantenimento delle strutture ricettive, spesso situate in luoghi in cui queste risorse sono già scarse. Inoltre, rispetto a un normale residente, è stimato che un turista consuma due o tre volte più acqua al giorno. In alcune località i turisti la utilizzano otto volte di più. Questo è dovuto anche alla scarsa attenzione del viaggiatore verso lo spreco di risorse, dal momento che il prezzo degli alberghi non varia al variare dei consumi dei clienti. Oltre al fatto che, in vacanza, il turista vuole liberarsi di obblighi e responsabilità della vita di tutti i giorni.

Per quanto riguarda la produzione di rifiuti, vale la stessa sproporzione dei consumi di acqua. Secondo i dati di ISPRA Ambiente, in tutto il 2022 la produzione di rifiuti urbani in Italia attribuibile al turismo è stata di quasi 10kg per abitante. Poiché questa quantità rappresenta una media, significa che alcuni comuni vedono cifre esorbitanti. Per esempio, Garda Uno, la multiutility che gestisce il servizio di igiene urbana nei comuni sul lago di Garda, ad agosto ha registrato 64kg di rifiuti per abitante al mese, il che ne rende complicata la gestione per cittadine abituate a numeri ben inferiori.

Il settore turistico porta con sé gravi conseguenze negative anche a livello economico e sociale, sia peri luoghi più in voga, sia per quelli che invece non attraggono visitatori. Questi ultimi spesso non hanno strumenti di marketing adeguati a pubblicizzarsi, o soldi da investire nelle strutture ricettive o semplicemente non ospitano attrazioni “instagrammabili” da poter diventare virali sui social. Questi luoghi, già interessati dalla fuga dei loro abitanti, vanno incontro a solitudine e degrado. Secondo il sito Energy Monitor, l’80% dei turisti va in vacanza nel 10% delle destinazioni.

Altre località, invece, sono interessate dal problema opposto: il sovraffollamento. Recentemente l’overtourism ha causato l’ordine di chiusura di tutti gli Airbnb di Barcellona entro il 2029. Infatti, il mercato immobiliare è diventato proibitivo per i residenti, i prezzi dei beni di prima necessità è alle stelle e la città stava perdendo la sua identità. Situazioni, queste, che si possono racchiudere nell’ attualissimo e triste fenomeno: la gentrificazione.

Infine, è importante accennare al fatto che il riscaldamento climatico, esacerbato dal turismo non sostenibile, causerà ingenti danni al turismo stesso, come un gatto che insegue la propria coda.

Pensiamo alle piste da sci, che devono essere riempite di neve artificiale, il che causa emissioni e consumo di acqua. La Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi (CIPRA) ha stimato che per innevare artificialmente una pista da sci di 1 ettaro sono necessari circa 1 milione di litri d’acqua.

Rimanendo in climi freddi, i tour dei ghiacciai che caratterizzano luoghi come l’Islanda, dovranno essere cancellati. Una guida turistica del ghiacciaio Sólheimajökull ha affermato che, nei prossimi anni, i trekking sul ghiaccio saranno sostituiti dalle meno “tipiche” escursioni in kayak nella baia formata dall’acqua sciolta del ghiacciaio stesso.

Spostandoci verso tropici, se le acque del mare continueranno a scaldarsi, le barriere coralline che attiravano milioni di turisti per la loro fauna strabiliante e colori cangianti non esisteranno più.

Un modo per fare la propria parte è diventare turisti sostenibili. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo sostenibile consiste in un tipo di turismo che tiene pienamente conto dei suoi impatti economici, sociali e ambientali attuali e futuri, rispondendo alle esigenze dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità ospitanti”. Ecco venti punti che permettono di impattare meno durante i viaggi e, nello stesso tempo, renderli più piacevoli.

  1. Viaggiare meno, viaggiare meglio. Organizzando, per esempio, uno o massimo due viaggi all’anno, potremo concentrare soldi, tempo ed energie in un’unica esperienza, rendendola davvero indimenticabile. In questo modo ridurremmo i voli, i luoghi battuti e in generale i consumi prima accennati.
  2. Preferire mezzi di trasporto sostenibili per recarsi alla destinazione prescelta e, quindi, dare spazio anche a destinazioni più prossime a casa. Per esempio, optare per il treno, che toglierà lo stress della guida e dei controlli aeroportuali. Può anche essere un’occasione per iniziare a leggere quel libro che è sul comodino da molto tempo. Oppure, se si ha tempo e la giusta compagnia, considerare la macchina che, per quanto inquinante, se riempita al massimo è decisamente meno impattante di un volo aereo. Inoltre, un road trip può diventare parte del viaggio stesso, potendo così conoscere luoghi inaspettati e autentici sul percorso.
  3. Per muoversi all’interno delle località stesse optare per mezzi sostenibili come car e moto sharing, monopattini elettrici, bicicletta o semplicemente a piedi. In quest’ultimo modo, la visita della città sarà decisamente più immersiva.
  4. Sostare più giorni in un unico posto. Questo permetterà di conoscere meglio la cultura locale e le abitudini del luogo, riposarsi maggiormente, scoprire luoghi nascosti, non gravare sulle economie locali con il caro affitti. Infatti, generalmente, più sono i giorni affittati, meno è il prezzo da pagare. Infine, spostandosi meno, si inquina meno.
  1. Scegliere strutture ricettive che dimostrano un’attenzione all’ambiente. Per farlo, basta di solito una visita al sito. Alcune strutture sono provviste di certificazione di sostenibilità, come EU Ecolabel, Blue Flag, EarthCheck, Blu Angel, ISO 21401, GSTC. Ciò significa che, per esempio, sono attenti al riciclo dei rifiuti o a non sprecare le risorse, utilizzano prodotti da pulizia non inquinanti o sfruttano energia pulita, oppure ancora sono attenti al rispetto dell’economia locale e dell’inclusione.
  2. Almeno nei luoghi di mare, non alloggiare in strutture con la piscina, per la quale serve molta acqua, energia e denaro per il mantenimento.
  3. Consumare cibo locale. In questo modo si supporterà l’economia del posto, consumando prodotti presumibilmente più sostenibili (magari anche a km zero) e con meno produzione di rifiuti (accade invece l’opposto in caso di fast food e grandi catene). Inoltre, è generalmente molto più buono e “tipico”.
  4. Provare anche il cibo vegetale o vegetariano della tradizione locale.
  5. Non incentivare pratiche insostenibili nella ristorazione. Talvolta i ristoranti offrono carne di animali per noi esotici ma a rischio estinzione. Un esempio è l’Islanda, in cui certi ristoranti servono ancora la carne di balena, un mammifero a rischio estinzione e che la popolazione locale non mangia più da molti anni.
  6. Portare la propria borraccia, specialmente in luoghi in cui l’acqua del rubinetto è buona. Talvolta di trovano anche dei distributori, specie negli aeroporti. Una piccola nota utile: le borracce vuote possono tranquillamente superare i controlli aeroportuali.
  1. Non prendere parte ad attività che prevedono il contatto con gli animali. La fauna locale deve essere preservata e sicuramente non sfruttata per il puro divertimento umano. Spesso invece le attività organizzate per gli uomini sono dannose per gli animali. Pensiamo alla Thailandia: alle tigri vengono somministrati sedativi in grandi quantità per permettere agli esseri umani di avvicinarsi. Inoltre, non è raro che i turisti diano da mangiare agli animali, il che altera i delicati equilibri degli ecosistemi. Infine, molti animali vengono cacciati e messi in cattività appositamente per il sollazzo dei turisti.
  2. Se si incontra un animale selvatico, interagire il meno possibile e chiamare l’ente adibito alla salvaguardia animali, così da evitare danni reciproci.
  3. Al mare applicare una crema solare che non danneggi l’ecosistema marino. Solitamente viene dichiarato sulla confezione della crema.
  4. Ridurre il più possibile i rifiuti e gettarli negli appositi cestini, preferibilmente differenziandoli.
  5. Non portare via nulla che appartenga al luogo visitato: conchiglie, pietre, piante e fiori, decorazioni delle strutture ricettive. Se tutti portassero via qualcosa, il luogo in pochi anni non sarebbe più lo stesso e perderebbe le bellezze che hanno attratto anche noi. Oltre al fatto che l’ecosistema verrebbe impoverito e, quindi, altamente danneggiato.
  1. Non condividere la posizione precisa sui social, specialmente se si tratta di un luogo poco frequentato, per evitare l’esodo di massa verso quei luoghi. Se una località decide di aprirsi al turismo, deve farlo con una gestione mirata e organizzata. Inoltre, scoprire un luogo sconosciuto ai più, quindi non sovraffollato, potrebbe migliorare di gran lunga la nostra vacanza e quelle future.
  2. Muoversi in coppia o comunque con gruppi di poche persone. In questo modo si riduce l’impatto su un unico luogo in poco tempo e si riduce al minimo il “disturbo” per gli abitanti.
  3. A proposito di disturbo, fare attenzione al tono di voce e ai rumori troppo forti che si producono. Uno, forse, non danneggia nessuno, ma quando i turisti sono migliaia, l’inquinamento acustico può davvero volare alle stelle.
  4. Rispettare gli abitanti e la cultura del luogo. Entrare nelle località in punta di piedi, chiedere con gentilezza informazioni agli abitanti, ascoltare i loro consigli e le loro storie. Forse ci vorrà un po’ più di tempo (vedi punto 4), ma l’esperienza sarà più vera e intensa di qualunque tour mordi e fuggi e uguale a mille altri.
  5. Prendere parte ad attività virtuose per l’ambiente, come le raccolte dei rifiuti, il salvataggio di animali in difficoltà, la piantumazione di alberi. Alcuni possono vederlo come un lavoro, che stride con l’idea di relax associata a una vacanza. Ma può essere invece una buona compensazione del nostro impatto ambientale in un momento in cui la crisi climatica è il maggiore problema degli esseri viventi. Senza contare il fatto che queste attività possono rappresentare semplicemente l’occasione per conoscere persone nuove, magari locali, rendendo il nostro turismo migliore, autentico e sostenibile.
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