(Adnkronos) – Dal sangue fresco o crioconservato del cordone ombelicale donato si possono ricavare le cellule necessarie per realizzare le 'Carcik', i linfociti T che, geneticamente modificati in laboratorio, vengono resi capaci di aggredire le cellule maligne di alcune forme di tumori del sangue resistenti alle terapie, come la leucemia linfoblastica acuta, che fa registrare ogni anno circa 400 nuove diagnosi in Italia prevalentemente in età pediatrica. A dimostrare la fattibilità e la sicurezza di questo metodo i ricercatori della Fondazione Tettamanti dell'Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza che hanno presentato i risultati di questo lavoro al 66esimo congresso annuale dell'American Society of Hematology (Ash) tenutosi lo scorso dicembre a San Diego. Questo progetto è stato possibile con il finanziamento della Fondazione Camerani Pintaldi, guidata da Gisella Vegetti e nata per volontà dei coniugi Pino Camerani ed Elisabetta Pintaldi, coppia di Monza titolare dell'azienda del settore dei mobili 'Cinova', che decise di destinare la sua eredità costituendo proprio nel testamento la Fondazione stessa allo scopo di finanziare progetti in due filoni: la ricerca scientifica e la cura dei bambini da un lato e la formazione professionale dei giovani dall'altro. La Fondazione Tettamanti è impegnata da diversi anni nello sviluppo delle Carcik (Chimeric Antigen Receptor-Cytokine Induced Killer), che rappresentano un'evoluzione della terapia standard con cellule Car-T. Tutti i linfociti 'Car' sono dotati di recettori artificiali sulla loro superficie, proteine capaci di riconoscere particolari bersagli (in gergo antigeni) sulle cellule tumorali e di eliminarle. Mentre le Car-T commerciali sono ricavate dal paziente stesso, le Carcik sono prodotte dal sangue di un donatore sano attraverso un processo più semplice, meno costoso e meno invasivo – spiegano gli esperti – che non richiede l'utilizzo di vettori virali (i virus inattivati, utilizzati nelle Car-T per modificare il Dna dei linfociti e renderli cellule-farmaco contro il tumore). La modifica genetica nelle Carcik avviene, infatti, attraverso i 'trasposoni', sequenze di Dna che possono stabilmente modificare una cellula senza bisogno di vettori virali. I linfociti così modificati sono infusi nei pazienti affinché possano esercitare la loro funzione difensiva attaccando le cellule tumorali. "Poter ricavare le Carcik dal sangue del cordone ombelicale apre alla possibilità in futuro di utilizzare i cordoni conservati nelle biobanche per sviluppare terapie mirate a partire da cellule di donatori compatibili con i pazienti", osserva Sarah Tettamanti, ricercatrice della Fondazione Tettamanti dell’Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza e co-autrice del lavoro. "Nei modelli in vitro utilizzati nel nostro progetto i linfociti T estratti dai cordoni ombelicali e resi capaci di aggredire le cellule tumorali, dopo essere stati modificati geneticamente in laboratorio, hanno evidenziato caratteristiche sovrapponibili a quelli ricavati dal classico prelievo di sangue dal donatore. Le Carcik sono state sottoposte a diverse fasi di validazione nel nostro laboratorio e nei modelli in vivo hanno evidenziato efficacia nel contrastare la malattia e un’alta tollerabilità. La prospettiva è di sfruttare le evidenze raccolte all'interno dei prossimi studi clinici sulle Carcik". Oggi la Fondazione Tettamanti sta portando avanti questi lavori con l'utilizzo di Carcik per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta tipo B e per i linfomi non Hodgkin di tipo B, e studi su sistemi cellulari in vitro e in modelli animali in vivo per lo sviluppo di terapie per la leucemia mieloide acuta. Le cellule CARCIK sono prodotte nel laboratorio Verri, una 'officina farmaceutica' (cell factory) inaugurata nel 2003 e realizzata per iniziativa della Clinica pediatrica della Fondazione Mbbm, dell'Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza con le risorse del Comitato Maria Letizia Verga, della Fondazione Tettamanti e del Comitato Stefano Verri. Il cordone ombelicale come fonte di cellule per la produzione di Carcik, secondo gli esperti rappresenta in prospettiva un'opportunità anche per sfruttare appieno il 'patrimonio' contenuto nelle biobanche per la crioconservazione dei cordoni. Lo sviluppo atteso dagli studi clinici in corso è infatti la possibilità di definire terapie mirate per forme di leucemia resistenti ai trattamenti standard attraverso linfociti T derivati da donatori e non dai pazienti stessi. Questo approccio, che permette di attingere a cellule che non hanno già subito precedenti trattamenti anti-tumorali, "sta mostrando negli studi clinici efficacia nel contrastare la malattia e una maggiore tollerabilità da parte dei pazienti", si legge in una nota. I risultati della Fondazione Tettamanti sul cordone ombelicale come origine delle cellule Carcik sono stati descritti in un poster presentato da Sarah Tettamanti all'ultimo congresso Ash. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)