Il Colle dell’Infinito, a Recanati, da dove lo sguardo melanconico di Giacomo Leopardi ha partorito versi immortali, è ora un orto-giardino realizzato dopo un attento progetto di recupero e valorizzazione all’interno del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, nato nel 1937
Si tratta di uno degli ultimi interventi messi a punto dal Fai, Fondo ambiente italiano, per dare lustro allo spirito di un luogo, riconoscendone la specifica identità e l’alto valore culturale-paesaggistico-storico. E, di conseguenza, tutelarlo.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle…
E questa siepe, che da tanta parte/dell’ultimo orizzonte il guardo esclude… Per chi non dimentica queste righe riconoscendone il loro impatto universale nell’anima e nel cuore, a 200 anni dalla loro creazione, è un fatto bellissimo sapere che proprio l’orto del colle dell’Infinito può accogliere al meglio, tra pace e silenzio, fiori, ortaggi e alberi da frutto e non ha perso la sua essenza votata al raccoglimento e alla concentrazione. Del resto, è stato curato per secoli dalle monache del Monastero di S. Stefano del XV secolo: ed è uno spazio storicamente vocato al raccoglimento e alla concentrazione, tipico di un convento.
Particolare la sua posizione soprelevata, isolata, come di un giardino pensile che, al di là del muro perimetrale (che qui coincide con la cinta muraria urbana coeva a quella del convento), si affaccia su un panorama a perdita d’occhio che spazia dai Monti Sibillini al mare, sulle dolci colline marchigiane e fino all’orizzonte senza fine… l’Infinito, dunque, così ben disegnato dalle parole di Giacomo Leopardi che, appena ventenne, si recava spesso sul colle, a pochi passi da casa, attratto dalla sua malia, oggi possibile da provare da tutti.
Il Colle, portaerei dei sogni, dice Paolo Pejrone
Il colle e il suo orto sono stati recuperati dall’architetto paesaggista Paolo Pejrone il cui scopo, racconta, era di “non imbalsamarlo, ma aiutarlo ad essere vivo e quieto, esaltare il semplice, farlo diventare un insieme sobrio e concreto. Una vera portaerei per sogni e, perché no, per qualche volatile utopia”. E narra come è stato concepito, stagione dopo stagione: “L’ombra, così importante per sei mesi all’anno, è stata demandata a lunghe pergole: rose, uve, bignonie ed esotici glicini assolvono il compito di ospitali direttori di un’orchestra ben temperata. Le piante profumate e caserecce della macchia italica ne sono diventati gli speciali strumenti: molto spesso ci si ritrova nei lentischi, cugini del più famoso pistacchio e dell’antichissimo terebinto. L’orto a questo punto fa da partecipe sottofondo: le sue note vivaci e saporite sono parte di una partitura attuale e antica, fuori dal tempo. Il basilico d’estate la fa da monarchico padrone, piccoli alberi di fichi ombreggiano e profumano qua e là”. Poi, descrive ancora Pejrone, ci sono i grandi giuggioli, con le loro foglie lucide e i frutti glacé che “conferiscono note di ricchezza e al contempo di antica, dignitosa e sana povertà. Il profumo delle salvie, i colori differenti dei loro fiori, dal lavanda al viola scuro, dal rosa pallido al ciliegia intenso, raccontano la farmacopea, altra componente importantissima del posto e del suo originario assetto. File di carciofi, con la loro rigorosa e metallica divisa, e zucche volubili e striscianti fanno da autunnale e tardivo assolo. I cipressi accentuati e perentori sono i veri tramiti tra terra e cielo”. Non mancano iris della Dalmazia e di Firenze, mentre “il leggero fruscio della ghiaia sotto i piedi, contenuta da semplici e bassi bordi di mattone, accompagna la visita”.
L’Orto del Colle, sulle tracce di Giacomo
L’Orto sul Colle dell’Infinito è la meta finale di un percorso di visita che parte dall’adiacente Centro Nazionale di Studi Leopardiani. Qui ci sono tra l’altro la biblioteca e si può scendere al piano inferiore, dove il Fai ha realizzato un allestimento focalizzato sul racconto della poesia L’Infinito, intitolato “visita guidata dentro una poesia”, dove campeggiano tra l’altro 6 grandi schermi per proiezioni immersive, in un racconto affidato a due artisti, Lella Costa, voce narrante, e Massimo Popolizio, che legge alcuni significativi brani in gran parte tratti dallo Zibaldone.
Infine: i visitatori sono invitati a partecipare ad una specie di opera collettiva intitolata proprio alla celebre poesia, contribuendo attivamente e personalmente alla sua diffusione attraverso la propria lettura, registrabile in una piccola camera di registrazione, per poi condividerla su un portale web dedicato, www.fainfinito.it, e sui social network.
E sì, Giacomo sarà contento che la sua solitudine possa portare a tutta questa gioia e desiderio di sapere e conoscere i suoi versi, dopo tutto questo tempo.
L’Orto sul Colle dell’Infinito,Via Monte Tabor 2, Recanati, Macerata, è visitabile da martedì a domenica, 9/17 ottobre/marzo, fino alle 19 da aprile a settembre.