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Tasse e contributi? Slittano al 16 settembre

Tasse e contributi? Slittano al 16 settembre
Foto di Wilfried Pohnke da Pixabay

Tasse e contributi? Il Fisco dovrà aspettare. Il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato, nel corso dell’incontro fissato con i rappresentanti delle imprese, che le scadenze per i pagamenti di tasse e contributi inizialmente fissata alla data del 31 maggio 2020, slitterà al 16 settembre 2020

La nuova data stabilita viene estesa per il pagamento di tutti gli adempimenti tributari originariamente in scadenza nel periodo compreso tra l’8 marzo ed il 31 maggio 2020 che con nota delle Agenzie delle Entrate – Riscossione del 18 marzo 2020, venivano sospesi a causa del coronavirus.

Il Sole 24 Ore ha anticipato che l’intento originario delle Imprese interlocutrici con il Ministro Gualtieri prevedeva l’estensione della proroga di tasse e contributi sino a dicembre 2020, per poter dare maggior respiro a famiglie ed imprenditori. Per ora, però, sembra che la nuova data fissata sia il 16 settembre anche se, sul tema, ancora si attende la conferma dal Consiglio dei Ministri.

Tasse, governo in difficoltà?

Evidente è la difficoltà che sta attraversando il Governo a dover gestire un decreto di aprile (slittato a maggio) e che potrebbe contenere all’interno una manovra di circa 100 miliardi di euro. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, allo scopo di facilitare per quanto possibile l’attività, ha proposto di separare la gestione delle riscossioni tributarie dal servizio di notifica, in modo da scindere i controlli fiscali in due fasi, lasciando più tempo alle imprese e ai privati cittadini di riprendersi dall’affanno accumulato.

Incertezze diffuse anche in tema IRPEF. Al momento l’unica consapevolezza che si ha inerisce il regime previsionale di competenza: l’acconto da pagarsi dovrà tener conto degli incassi del 2020 e non di quelli relativi all’annualità 2019.

Da ciò ne consegue che, non solo i titolari di partita IVA, ma tutti i contribuenti, possano saltare il pagamento dell’acconto richiesto. Si paventa, altresì, la possibilità che Montecitorio stia lavorando anche per un probabile slittamento del pagamento relativo all’Imposta Municipale Propria anche se, al momento, anche tale argomento è avvolto dall’incertezza.

Le buone notizie?

E dunque può concludersi che, secondo le previsioni governative, il Fisco dovrà attendere altri tre mesi e mezzo prima di poter incassare tasse e contributi previsti per l’annualità 2020; il pagamento annunciato potrebbe, altresì, essere dilazionato nel tempo con la possibilità di una rateizzazione in 4 tranches di pari importo, l’ultima delle quali recante data 16 dicembre.

Buone notizie (parrebbe) in arrivo anche per gli interventi diretti alle imprese: il Ministro Gualtieri ha anticipato diversi interventi modulati in base alla dimensione ed al fatturato delle imprese. Per quanto riguarda le più piccole è previsto un contributo a fondo perduto in base alle perdite correlate alla diffusione dell’epidemia: in particolare, dovrebbero stanziarsi oltre 600 milioni di euro per rimborsare spese e bollette e 1,7 miliardi per coprire gli affitti (im)pagati durante la chiusura.

Per le medie attività aventi un fatturato ricompreso tra 5 e 50 milioni, dovrebbe attuarsi un intervento definito “coronaequity”, strumento mediante il quale lo Stato potrebbe entrare con il contributo del 49 % nell’impianto societario delle aziende che necessitano di una ricapitalizzazione.

Coronaequity, idea pericolosa?

Per il Ministro Patuanelli l’utilizzo di tale strumento “significa mettere a disposizione dell’imprenditore, che ha nel diritto costituzionale della libera impresa tutte le possibilità di decidere la sua linea industriale, parte di capitale sociale dandogli uno strumento per aumentare il capitale della sua impresa”. (Fonte AGI)

Di opinione contraria Alberto Mingiardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, che definisce il coronaequity “idea pericolosissima” poiché “l’ultima cosa di cui le aziende hanno bisogno è che gli aiuti e i ristori che vengono dati loro siano sostanzialmente funzionali all’ingresso dello Stato nel capitale delle imprese”. (Fonte AGI)

Per le aziende più grandi si prevede il ricorso Cassa depositi e prestiti anche se, i vari strumenti previsti dal governo non convincono pienamente gli economisti che, comprendendo le esigenze degli imprenditori, tentano di negoziare alcuni obiettivi proponendo soluzioni dicotomiche per ciò che concerne la politica economica e le politiche industriali. Queste appena elencate sembrerebbero le novità a cui il Governo sta lavorando e, con la prospettiva di ricevere ulteriori chiarimenti non ci resta che credere che “… in attendere è gioia più compita”.

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Ludovica Del Moro.

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