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Sostenibilità digitale giovanile, Italia leader e le giovani donne le più attente

Sostenibilità digitale giovanile, Italia leader e le giovani donne le più attente
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

In Italia, secondo la ricerca di EY Foundation Onlus c’è il maggior numero di giovani sostenibili digitali (37%). Seguono Spagna, Polonia, Germania e Francia.

Il rapporto “Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young – La sostenibilità digitale per i giovani”, presentato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale e da EY Foundation Onlus presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma, mostra un quadro globale sulla sostenibilità digitale nel mondo e indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia).

L’indagine è stata svolta su un campione rappresentativo di 800 ragazzi nella fascia compresa tra i 16 e i 24 anni.

L’Italia è il Paese in testa per numero di sostenibili digitali con il 37% di giovani che utilizzano gli strumenti digitali e che, allo stesso tempo, adottano atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità.

Tra i giovani intervistati, le donne italiane sono quelle più sensibili alla sostenibilità digitale, con il 29% di sostenibili digitali, un dato più alto sia rispetto ai connazionali maschi sia rispetto al genere femminile degli altri Paesi oggetto di analisi. A seguire si trovano Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%).

La manifestazione è stata anche l’occasione per celebrare i 10 anni di EY Foundation Onlus: la onlus nasce difatti nel 2012 con la missione di promuovere – anche grazie alla collaborazione con il network EY – un cambiamento sostenibile in ambito sociale ed economico, attraverso la realizzazione di progetti di valore riconosciuto in contesti di bisogno, rivolti in particolare a giovani in situazioni di disagio.

Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young: differenze tra Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia

Al centro della ricerca “Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young” sono proprio i giovani, indagando il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia).

Osservando complessivamente i dati della ricerca, si rileva che atteggiamenti, consapevolezze e comportamenti giovanili sembrano simili in tutti i Paesi analizzati. Le principali differenze, che emergono dall’analisi separata dei 4 cluster dell’indice DiSITM Young, sono le seguenti:

  • Francia e Germania sono caratterizzate da una forte cultura digitale ma anche da una propensione alle pratiche di sostenibilità meno marcata
  • Italia e Spagna sono invece accomunate da comportamenti ed atteggiamenti molto simili in termini di sensibilità verso la sostenibilità (più alta di quella riscontrata in Germania ed in Francia), con una significativa differenza derivante da una maggiore digitalizzazione della Spagna rispetto all’Italia.

La ricerca evidenzia anche come i giovani considerino l’ambiente un tema centrale: il 71% degli italiani indica nel cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente.

Massimo Antonelli, ceo di EY in Italia e COO di EY Europe West commenta: “Nell’analisi DiSITM Young leggiamo tracce comuni tra i vari Paesi, a ulteriore testimonianza del fatto che partite come la sostenibilità, il digitale, le competenze e l’innovazione oggi non possono che essere giocate su scenari internazionali. Tuttavia, tra questi dati positivi ci sono segnali che devono farci riflettere e agire, e riguardano soprattutto i rischi e ancora una volta le questioni legate a diversità e inclusione. Tra i rischi percepiti, i giovani in Italia ritengono che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iper-connessa (60%) e la stessa visione emerge quasi in tutti i Paesi considerati. Al secondo posto troviamo l’uniformazione delle identità a degli standard ideali (39%) e la perdita del tempo personale (38%)”.

“Pensando alle nuove generazioni – prosegue Antonelliè quindi necessario investire su educazione e inclusione, partendo da un piano di educazione digitale nazionale (per oltre il 60% dei rispondenti al DiSITM Young). E anche su questo i giovani ci danno una lezione interessante: perché se da una parte si aspettano che istituzioni e aziende facciano la propria parte, dall’altra sono disposti a mettersi in gioco come non mai e a riconoscere la propria responsabilità e il proprio impatto nel costruire una società più digitalizzata e più sostenibile”.

Temi centrarli, l’analisi

La ricerca, andando ad analizzare temi centrali come infrastrutture, tecnologia come commodity e comportamenti sostenibili, mette in luce una situazione poco incoraggiante, sotto il profilo della consapevolezza verso il ruolo del digitale:

  • Infrastrutture dei singoli Paesi: confrontando le condizioni infrastrutturali dei 5 Paesi analizzati con le risposte fornite dai giovani – coerentemente con quanto già osservato nelle rilevazioni generali del Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) – emerge una proporzione inversa tra disponibilità di infrastrutture e consapevolezza nell’utilizzo di queste come strumento di sostenibilità. Sono cioè proprio quei giovani che vivono in territori con “peggiori” infrastrutture a rendersi maggiormente conto dell’importanza del digitale come fattore abilitante di percorsi di sostenibilità.
  • Tecnologia come commodity e sostenibilità: la “commoditizzazione” delle tecnologie digitali non giova alla consapevolezza del loro ruolo in termini di sostenibilità e, al contrario, è proprio l’assenza di tecnologie altrove largamente disponibili e/o di servizi consolidati a rendere più evidente la consapevolezza della loro necessità, anche e soprattutto in relazione agli obiettivi di sostenibilità.

Sostenibilità e cambiamento climatico: possiamo fare grandi passi in avanti proprio grazie al digitale

Particolarmente interessanti sono i dati che emergono verso le tematiche più attuali di ambientalismo, cyberbullismo, cambiamento climatico e social. Sul fronte dell’ambientalismo, emerge una realtà in cui quanto più i giovani si spostano verso convinzioni profondamente ambientaliste, tanto più tendono ad avere atteggiamenti diffidenti nei confronti della tecnologia.

Risultato di questo comportamento è che proprio chi più potrebbe avvantaggiarsi dello sviluppo tecnologico e digitale per la sostenibilità, ne fa meno uso.

Tuttavia, l’ambiente è considerato un tema centrale nei giovani di tutti i Paesi analizzati: il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente.

Tale dato è pressoché in linea con quelli di Spagna (69%) e Francia (62%), ma diminuisce in Polonia (56%) e Germania (42%). Oltre al cambiamento climatico, anche l’inquinamento è considerato uno dei principali problemi da affrontare. Questo per il 67% degli italiani, il 63% degli spagnoli, il 58% dei francesi, il 54% dei polacchi e il 47% dei giovani tedeschi.

Dall’analisi emerge anche un altro segnale allarmante: i giovani italiani fanno più fatica ad avere accesso a informazioni sulla sostenibilità; il 27% dichiara, infatti, di conoscere poco o per nulla il concetto di sostenibilità rispetto al 32% di Germania o al 62% di Francia, tanto che, in Italia come in tutti gli altri 4 Paesi, oltre 7 intervistati su 10 si dichiarano pronti ad approfondire tale concetto.

E in tal senso, viene in soccorso il digitale: per l’85% dei rispondenti italiani, la tecnologia digitale è uno strumento utile per migliorare la società, ma anche utile per la sostenibilità economica (74%), con percentuali simili in Spagna ma leggermente inferiori negli altri Paesi. Inoltre, il 69% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile alla salvaguardia dell’ambiente.

“Emerge un quadro spesso meno confortante di quanto ci piacerebbe pensare, nel quale le persone fanno ancora molta fatica a comprendere gli impatti concreti di dichiarazioni di principio su temi come ambiente, energia, società in relazione alle scelte – piccole e grandi – che sono chiamate a fare. – ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.

“I risultati della nostra ricerca mostrano l’importanza di lavorare sulle infrastrutture, ma soprattutto sulla consapevolezza: perché è proprio in Paesi come il nostro, caratterizzati da minore diffusione delle competenze digitali, che dobbiamo preoccuparci di sviluppare un uso consapevole delle tecnologie a favore della sostenibilità. Esiste una perfetta (e preoccupante) proporzionalità inversa, tra diffusione delle competenze digitali e consapevolezza di dover approfondire questi temi, che porta i più competenti a volerlo diventare ancora di più, ed i meno competenti a pensare di non aver bisogno di approfondire. Questa tendenza indica chiaramente alle Istituzioni l’importanza di azioni di supporto allo sviluppo di consapevolezza su un tema centrale per il nostro futuro come la sostenibilità digitale – ha concluso Epifani.

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