(Adnkronos) – Come medici di famiglia "stiamo lavorando in questo momento per affrontare la nuova convenzione della medicina generale che dovrà dare la possibilità di garantire un servizio di prossimità con un medico di famiglia che sia scelto dal paziente e che sia garantito sotto il profilo del rapporto di fiducia. All'interno di questo discorso, indubbiamente bisogna fare in modo che i nostri studi diventino un luogo dove si possano anche effettuare prestazioni di tipo diagnostico. Questo, ovviamente, all'interno di un contesto che consideri la presa in carico adeguata soprattutto per pazienti cronici, con tutte le attività di prevenzione che sono importanti per mantenere la sostenibilità del nostro servizio di territorio nazionale". Così Fiorenzo Corti, sono vice-segretario nazionale della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, a Roma in occasione dell'evento Adnkronos Q&A 'Salute e sanità, una sfida condivisa'. Nella gestione del paziente cronico a domicilio è centrale il ruolo l'infermiere di famiglia e di comunità , ma "questa figura non è ancora ben codificata", precisa. A proposito delle Case di comunità, "il finanziamento è stato fatto sulle strutture", osserva Corti che sottolinea come i medici di famiglia non abbiamo preclusioni al cambiamento. "Sull'informatizzazione – precisa – siamo stati noi in primi a fare questo percorso con la ricetta elettronica e i certificati di malattia. Ma dobbiamo ricordare ai pazienti che il medico di medicina generale non è quello che risponde ai wapp e spedisce le impegnative". Infine, c'è "la disponibilità a lavorare nelle Case di comunità, ma non inteso come un trasferimento 'sic et sempliciter' – puntualizza Corti – perché" la cosa importante "nella nuova medicina di territorio" è che queste strutture "siano un luogo dove" si incrocia l'attività "dei medici di famiglia con quella degli infermieri e degli specialisti". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)