San Severino di Centola, il presepe vivente ridà un’anima al borgo. L’Italia dei borghi è un’inesauribile fonte di sorprese e scoperte. Piccole realtà che non solo svolgono un’opera di presidio e cura del territorio, ma sono portatori insostituibili di cultura, saperi e tradizioni
I recenti dati di un’indagine del Centro studi turistici di Firenze e Confesercenti indicano un vero e proprio boom turistico nel 2017 per le città d’arte e, soprattutto, per i piccoli borghi, i quali hanno fatto registrare un’annata record con ben 95 milioni di presenze e una quota di stranieri molto rilevante. La spesa turistica complessiva, per i piccoli borghi, è stimata in circa 8,2 miliardi di euro, oltre la metà della quale, il 54,8%, è dovuto a turisti stranieri.
Numeri straordinari che richiedono per questo attenzione e sostegno da parte delle istituzioni. Ma a fronte dei quali si apre una grande piaga: quella dei borghi abbandonati, dove non è rimasto più nessun abitante, spesso straordinari gioielli di storia che, tuttavia, restano completamente e senza giustificazione fuori del flusso turistico. Secondo dati Istat sarebbero ben 6000, contando anche stazzi e alpeggi. Un patrimonio inestimabile da cui, alla luce dei recenti dati sul successo turistico dei borghi abitati, potrebbe arrivare un importante apporto al territorio e a tutto il sistema paese, oltre che una componente culturale che merita di essere salvata.
Conosciamo San Severino di Centola
Parlando di borghi abbandonati vogliamo far conoscere San Severino di Centola. Siamo nel territorio del Lambro e del Mingardo, nel basso Cilento in provincia di Salerno, in posizione dominante su di un colle roccioso.
Un antico borgo di origine medioevale definitivamente abbandonato nel secolo scorso. Infatti, con la costruzione nel 1888 della linea ferroviaria Pisciotta-Castrocucco, la popolazione cominciò a trasferirsi a valle per cui nel giro di una cinquantina d’anni il paese venne quasi del tutto abbandonato, anche se fino al 1977 la chiesa della Madonna degli Angeli restò il luogo di culto del paese a valle e alcune case del borgo vecchio erano ancora abitate.
Oggi è oggetto di salvaguardia e promozione da parte della cittadinanza attiva del posto che a tal fine ha costituito l’associazione “Il Borgo onlus”. Il fascino delle rovine è impareggiabile. L’antico insediamento situato su un colle che affaccia sulla valle del Mingardo risulta diviso in due parti dalla forma sellare della cima. Da una parte, infatti, troviamo la zona del castello e della chiesa e, dall’altra, le abitazioni civili.
Il presepe vivente rianima il borgo
Proprio a Natale San Severino di Centola torna a vivere grazie ad uno dei presepi viventi più belli d’Italia, quando il “Borgo” riscopre le sue tradizioni locali riproponendo la suggestione della Natività.
L’appuntamento è per il 29 dicembre, quando il borgo torna magicamente a vivere nel suo massimo splendore, illuminato da tantissime torce che gli restituiscono tutto il fascino che merita. Tra le stradine di San Severino Vecchia si potranno incontrare gli artigiani con i mestieri di un tempo. C’è il pescivendolo, la lavandaia, il pastore, il fruttivendolo e poi le cantine, le botteghe e la piazza, il centro storico del paese pieno di attività di ogni genere.
Sono 130 i figuranti e i narratori, tra adulti e bambini e le scene si animeranno al passaggio dei visitatori tra musiche popolari e canti cilentani. L’appuntamento è alle ore 11 e poi, con il calare del sole, ci penseranno le fiaccole ad illuminare il percorso inerpicato che dal paese nuovo condurrà i visitatori al borgo che rivive.
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