A Civitavecchia per recuperare le ferite della posedonia
Renovate è il progetto presentato ieri 19 dicembre sul lungomare della Marina da AMI Ambiente Mare Italia in collaborazione con i ricercatori del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CMCC, e con il patrocinio del Comune di Civitavecchia, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Guardia Costiera Nazionale – Direzione Marittima di Civitavecchia, con l’obiettivo di restaurare, monitorare e ripristinare gli ecosistemi marini del territorio di Civitavecchia dai cambiamenti climatici in corso e dalle attività dell’uomo.
Alessandro Botti, presidente di AMI dice: “Renovate è un progetto che dà una speranza per il futuro degli ecosistemi marini di questo importante territorio e rappresenta un’alleanza fra enti di ricerca, università, associazionismo ambientalista e Istituzioni. Un’alleanza che fa ben sperare per gli habitat del territorio e per il futuro del nostro pianeta”.
Gli ancoraggi delle navi, la piccola pesca e i lavori di ampliamento dell’Hub portuale stanno mettendo in pericolo gli ecosistemi che abitano i fondali di questo mare; con tutte le conseguenze che questo comporta poi sull’intero equilibrio ambientale.
Renovate, il progetto
“Si utilizzeranno delle tecniche di restauro di quelle porzioni di posidonia oceanica che sono andate distrutte a causa dell’ancoraggio del diporto principalmente – spiega il professore Marco Marcelli, biologo marino, oceanografo e docente dell’Università degli Studi della Tuscia – andando a recuperare queste ‘ferite’ della posidonia si ricostruisce la continuità dell’ecosistema condizione fondamentale per garantire, ad esempio, la produzione di ossigeno e la protezione delle spiagge dall’erosione”.
Gli ancoraggi, i lavori di ampliamento del porto, ma anche la piccola pesca ha un suo effetto sugli ecosistemi marini.
“A volte infatti capita – continua Marcelli – che le reti utilizzate si impiglino nei coralli strappandoli dal loro habitat naturale. Ecco perchè c’è un programma, ‘Bycatch’, che prevede il recupero dalle reti della piccola pesca gli organismi per ‘curarli’ e rimetterli successivamente in situ”.
L’obiettivo del progetto è sia trovare le soluzioni nel breve periodo, ma anche cercare di prevedere i danni futuri. I ricercatori stanno lavorando infatti sul primo ‘Digital Twin of the Oceans’ al mondo. Un ecosistema marino virtuale in grado di prevedere gli effetti di nuovi impatti antropici e dei cambiamenti climatici sull’ambiente marino.
Un lavoro di cura del mare che integra diverse discipline scientifiche, interconnesse e interdipendenti tra loro e vede impegnati, oltre alla Fondazione Centro Euro – Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – CMCC in funzione di coordinamento, anche l’impegno degli scienziati dell’Università degli Studi della Tuscia, dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale – OGS, dell’Università di Palermo, dell’Università di Sassari, dell’Università di Bologna, dell’Università di Milano La Bicocca e dell‘Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino – IAS CNR.
Un progetto quindi che vede la partecipazione di numerose istituzioni accademiche, in cui Ambiente mare italia – AMI svolge un ruolo importante.
“Un ruolo di cucitura fra il mondo della ricerca e la società civile. Un ruolo di divulgazione presso le scuole, ma anche quello di poter organizzare delle campagne per riunire giovani che vogliono poi contribuire al progetto in modo fattivo. Per esempio potrebbero andare a raccogliere i semi spiaggiati della posidonia, noi potremmo portarli in laboratorio, piantarli e se poi nascono delle piantine le andiamo a rimettere in situ” – spiega Marcelli.
L’evento è stato anche l’occasione per un’attività di pulizia della spiaggia di Civitavecchia. Gli studenti e le studentesse dell’Istituto scolastico Calamatta insieme ai loro professori si sono muniti di guanti e pinze per raccogliere i rifiuti abbandonati sul litorale.
Fonte: Agenzia DIRE