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Rapporto GreenItaly 2023: l’impegno delle imprese italiane nel green job

Rapporto GreenItaly 2023: l’impegno delle imprese italiane nel green job
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Anche se le rinnovabili crescono con lentezza i green jobs in Italia sono in aumento.

Un’economia a misura d’uomo contro le crisi. Le imprese green sono in grado di affrontarle meglio: sono 510mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla sostenibilità, 3,2 milioni i lavoratori green, vale a dire il 13,9% degli occupati. L’Italia è leader nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo dei rifiuti, pari all’83,4% del totale, più di 30 punti percentuali rispetto alla media europea.

Questi i contenuti principali del Rapporto GreenItaly, arrivato alla quattordicesima edizione realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere. Il Rapporto è stato presentato da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Alessandro Rinaldi, direttore studi e ricerche del Centro Studi Tagliacarne.

Rapporto GreenItaly 2023: l’impegno delle imprese italiane nel green job
Foto @Symbola

Sono intervenuti Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont; Simona Fontana, responsabile del Centro studi per Economia Circolare del CONAI;  Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura.

Realacci: “Un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo”

 “Sul tentativo di negare o sminuire la portata della crisi climatica, Papa Francesco, con l’esortazione apostolica Laudate Deum, ha detto parole chiare in vista della COP28 di Dubai. Una crisi – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – legata a doppio filo a dinamiche ambientali, economiche, sociali. Non possiamo permetterci le incertezze con cui procede l’attuazione dell’Agenda 2030. Anche in alcune politiche del nostro Paese. Pensiamo al ritardo sulle energie rinnovabili. Sono 510 mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy e sono 3,2 milioni i greenjobs”.

“Per questo è importante accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della BCE e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro”. L’Italia va verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori” – prosegue Realacci.

Rapporto GreenItaly 2023, gli ostacoli burocratici

“GreenItaly, con i suoi numeri e le sue storie d’impresa – dichiara Andrea Prete, presidente Unioncamere – pone in chiara evidenza l’impegno del sistema produttivo italiano nella transizione verde. Grazie a un trend di investimenti aziendali nella direzione della sostenibilità ambientale che non si è arrestato neanche nei periodi di maggiori difficoltà – come quelli legati alla crisi pandemica e ai conflitti mondiali – da anni siamo infatti tra i paesi eco leader in Europa. Non sempre però le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio. È il caso del tema delle energie rinnovabili, fondamentali per una riduzione delle importazioni di energia del nostro Paese e per una stabilizzazione dei prezzi, la cui crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici: nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030”.

E l’IItalia? 510mila imprese green

Sono state 510.830 le imprese italiane che nel quinquennio 2018-2022 hanno effettuato eco-investimenti pari al 35,1% del totale ovvero più di 1 su 3.

Sotto il profilo dell’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali, 3.222 mila unità.  Nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.816.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 mln), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione.

I green job, i settori più richiesti

I green job o lavori verdi, sono richiesti soprattutto da tre settori: progettazione e sviluppo (incidenza 87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%).

Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, nel 2022 – su un totale di quasi 5,2 milioni di contratti previste nel mercato del lavoro – questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nell’81,1% dei casi, per circa 4,2 milioni di contratti.

A livello territoriale, il Nord-Ovest si conferma l’area con il maggior numero di attivazioni green programmate, 598.250 unità nel 2022, segnando un +13,5% rispetto all’anno precedente. Il tasso di crescita più significativo si registra al Centro, +15,9% tra il 2021 ed il 2022 (323.590 nuovi contratti green a fine periodo), mentre cresce meno della media nazionale il Mezzogiorno, +11,2%.

A chiudere il quadro il Nord-Est che nel 2022 fa registrare un +14,1. A livello regionale la Lombardia continua a contraddistinguersi come la regione più dinamica, con 421.170 nuovi contratti green jobs attesi nel 2022 (in crescita del 14,7% rispetto al 2021).

Nelle prime quattro regioni per numero di attivazioni green jobs (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio) è concentrato il 51,9% dei nuovi contratti. A livello provinciale, Milano segna anche nel 2022 il maggior numero di attivazioni green (186.360 contratti attesi, pari al 10,3% del totale).

Nelle province di Milano, Roma, Napoli e Torino è concentrato circa un quarto (24,9%) del totale delle nuove attivazioni green attese nel 2022.

Economia circolare in Italia

L’Italia è leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 83,4% (2022): di gran lunga superiore a quello di tutte le grandi economie europee con 30 punti di tasso di riciclo superiore alla media UE (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%).

Inoltre l’Italia è anche uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni (+10 punti percentuali, contro una media UE di 6 punti percentuali)

Il biennio 2020-2021 ha visto inoltre un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia – specialmente nel comparto cartario – con un incremento in tutti i settori, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate.

Pnrr, 2,1 miliardi di fondi stanziati

L’Italia in merito all’economia circolare, nel 2022 ha approvato la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che comprende interventi pensati per l’intera filiera, considerando sia il lato della produzione che quello del consumo dei beni, nonché l’implementazione di piani di monitoraggio per misurare le performance di imprese (soprattutto PMI), aree industriali e filiere produttive.

La strategia fa parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con uno stanziamento specifico di 2,1 miliardi di euro per migliorare la gestione dei rifiuti e l’economia circolare attraverso un pacchetto di investimenti e riforme.

Photo Credit: Depositphotos.

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