Parma 15 febbraio 2020
Oggi sabato 15 febbraio 2020 al Teatro Regio di Parma, nell’ambito del XXIV Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari FAI, si è parlato dell’evoluzione del “Progetto Alpe – L’Italia sopra i 600 metri“, un progetto culturale e formativo dalla forte impronta sociale dedicato alle terre alte delle aree interne.
Le terre alte delle aree interne con il Progetto Alpe sono al centro di un nuovo disegno di sviluppo del FAI. Il proposito è quello di dare vita ad autentici presidi della Fondazione sui territori. L’idea è quella, interessantissima, di mettere in moto un’economia della cultura. Un sistema circolare per raccontare tradizioni, produttività, identità delle comunità che abitano in queste aree.
Progetto Alpe, in cosa consiste?
Di un’Italia interna più sconosciuta e isolata, che coincide con il 60% del paese. Dove lo spopolamento e il conseguente abbandono sono le cause di un impoverimento sia economico che culturale.
Territori dove è difficile percepire la presenza delle Istituzioni e dove, proprio per reagire alla crisi, a fianco dello Stato, si sta riattivando la partecipazione dei cittadini, singoli o associati, cui ora si aggiunge anche il FAI.
Il contributo del FAI e la strategia
Con il Progetto Alpe, il contributo della Fondazione vuole essere quello di favorire l’innesto di una visione culturale, che tenga conto delle peculiarità di ogni singola regione. Per realizzare crescita e rinascita. Si vuole, in sostanza, scommettere sul futuro, affinché i ragazzi dopo gli studi tornino o rimangano a vivere e lavorare nei loro paesi di origine. Dando il loro contributo alla loro stessa storia e tradizione, tramite gli strumenti della contemporaneità.
E perché ciò avvenga occorre investire innanzitutto in formazione. Studiando progetti che restituiscano questi luoghi ai loro abitanti. Per poi alimentare quel turismo in espansione che spinge sempre più visitatori a prediligere eccellenze periferiche, mete nuove, con itinerari insoliti.
“I Beni sono luoghi speciali scelti dal FAI, che si portano dietro i loro circondari e le loro comunità, nella prospettiva lanciata nel 2013 dei “Fulcri e Sistemi” – ha sottolineato Andrea Carandini, presidente del FAI – I Progetto Alpe allarga straordinariamente il campo d’attenzione e d’azione, perché riguarda i paesaggi speciali che si trovano sopra i 600 metri, di cui ogni regione possiede una porzione, che sono stati per lungo tempo abbandonati e la cui salvaguardia. Valorizzazione e sviluppo costituiscono oggi un grande questione nazionale”.
Tra i comuni coinvolti troviamo:
Bàresi, frazione di Roncobello (BG), con il Mulino “Maurizio Gervasoni”, nel cuore della val Brembana. Risalente al 1672, il Mulino è stato in passato un luogo centrale per le attività produttive di queste terre, una sede di antichi mestieri e tradizioni, e oggi testimonianza di rilevanza storica, etnografica e antropologica sottoposta a vincolo dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
Nel solco del cammino iniziato a Bàresi si vuole intervenire a Ulassai (NU), borgo incastonato nel paesaggio dell’Ogliastra, caratterizzato dai monti calcareo-dolomitici denominati “tacchi”, tra cui pascolano le pecore da cui viene il latte per il noto pecorino sardo.
Tuttavia sempre meno caseifici finalizzano la produzione perdendo così mestieri, saperi e guadagni. Un luogo unico, che resiste allo spopolamento per salvaguardare tradizioni, cultura, artigianato, di gran pregio l’arte della tessitura locale.
C’è poi il comune siciliano di Troina (EN), che fu la prima capitale della Sicilia normanna: un borgo tra i più belli d’Italia, ricco di chiese e monasteri, nel Parco Naturale Regionale dei Nebrodi e con un punto di vista privilegiato e spettacolare sull’Etna. Negli anni recenti l’abbandono delle attività silvo-pastorali ha favorito l’infiltrazione della criminalità organizzata che li ha sottratti all’uso collettivo.
Un coraggioso e determinato giovane Sindaco, con il supporto della sua comunità, ha strappato i boschi di Troina all’abuso di pochi. Oggi, una cooperativa di giovani istituita dal comune se ne sta prendendo cura. Recuperando sentieri e rifugi e allevando una razza autoctona di asini che producono il prezioso latte: uno sviluppo che si fonda su identità e storia locali e che promuove senso civico, partecipazione e legalità.
È poi la volta di Valzo, frazione di Valle Castellana, in provincia di Teramo, al confine tra Marche e Abruzzo, e un tempo tra Stato Pontificio e Regno di Napoli; poche case immerse in un paesaggio fitto di boschi di lecci, abeti e castagni che ammantano i monti del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Un luogo di storia dominato dalla natura, un ambiente che preserva specie rare di flora e fauna (dai curiosi alberi bonsaizzati alla rana ululona) e una terra di funghi porcini in abbondanza e di castagne tra le migliori d’Italia.
E infine, Felina, frazione di Castelnovo ne’ Monti, comune in provincia di Reggio Emilia: alte colline costellate di fattorie e all’orizzonte il picco monumentale della Pietra di Bismantova. È questa la patria del Parmigiano Reggiano DOP Qualità di montagna, il più noto prodotto al mondo dell’eccellenza agroalimentare italiana.