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Prodotti alimentari dei supermercati, metà con troppa plastica non necessaria

Prodotti alimentari dei supermercati, metà con troppa plastica non necessaria
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Un quarto delle aziende europee di food e beverage è fuori strada rispetto agli obiettivi relativi agli imballaggi, la maggior parte dei quali sono programmati per il 2026. Ecco i risultati della ricerca DS Smith condotta da Retail Economics.

I prodotti alimentari dei supermercati per la maggior parte sono confezionati in plastica cosa che non rende il comparto agroalimentare sostenibile. La situazione richiede un cambio di passo cercando di aiutare il settore agricolo che si sta impegnando molto grazie all’adozione di soluzioni innovative.

Un’analisi svolta su 1.500 supermercati alimentari rivela la morsa che gli imballaggi in plastica hanno sugli acquisti di cibo e bevande.

La recente ricerca Material Change Index, commissionata da DS Smith e condotta da Retail Economics, ha rivelato l’eccessivo utilizzo di plastica negli imballaggi alimentari nei supermercati italiani. Secondo lo studio quasi la metà (46%) dei prodotti alimentari e bevande presenti sugli scaffali dei supermercati italiani sono confezionati in plastica non necessaria, che può essere rimossa o sostituita con alternative più sostenibili.

SI tratta di un dato davvero allarmante, 27,3 miliardi di pezzi di plastica inutile usata ogni anno in tutta Italia.

Plastica non necessaria nei prodotti alimentari, dove si usa di più?

Tra i prodotti responsabili dell’utilizzo eccessivo di plastica negli imballaggi ci sono: pane, riso e cereali (87%); carne e pesce (86%); bevande analcoliche (85%); e latticini (81%).

Secondo i risultati della ricerca condotta tra produttori e distributori di beni alimentari, il 98% delle aziende coinvolte ha già avviato azioni per ridurre l’imballaggio in plastica ma molti di loro hanno a che fare con ostacoli importanti. Tre su cinque, circa il 60% di queste aziende ha fissato un obiettivo di riduzione entro i prossimi due anni, mentre un quarto (25%) afferma di essere fuori strada per raggiungerli.

Addio alla plastica, quali sono gli ostacoli?

Il timore dei produttori e i rivenditori di alimenti è che i cambiamenti negli imballaggi li renderebbero non competitivi. Il 72% ritiene che gli acquirenti non vorrebbero pagare di più per un imballaggio sostenibile e quasi due terzi (65%) pensano che non vorrebbero sacrificare la praticità per ridurre la plastica.

Europa, è evidente l’eccessiva dipendenza dagli imballaggi in plastica

Il Material Change Index ha analizzato i materiali di imballaggio in 25 dei supermercati più popolari in sei paesi europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia.

I risultati mostrano che l’Italia è al terzo posto con tassi di imballaggio in plastica intorno al 66%, pari merito con la Germania. Il Regno Unito è il Paese che fa più affidamento sugli imballaggi in plastica, con il 70% di tutti gli articoli alimentari e bevande sugli scaffali britannici che contengono plastica, davanti a Spagna (67%), Polonia (62%) e Francia (59%).

La Francia è l’unico Paese in cui meno della metà (49%) dei generi alimentari utilizza la plastica come materiale di imballaggio principale. Ciò è dovuto in parte alla più ampia presenza di banchi freschi (ad esempio boulangerie e fromagerie) dove i prodotti vengono venduti non confezionati e di sezioni biologiche “bio” che offrono opzioni di acquisto alla rinfusa e di ricarica per articoli come cereali e granaglie.

Sarà difficile sostituire totalmente la plastica ma DS Smith stima che il 90% della plastica non necessaria in Italia possa essere sostituita o significativamente ridotta da alternative basate sulle fibre, e l’azienda continua a investire nella ricerca di nuove soluzioni.

Si spera che presto si possa arrivare a risultati soddisfacenti ma per farlo sarà necessario dar vita a regole condivise a livello internazionale per ridurre l’uso della plastica.

Photo Credit: Depositphotos.

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