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Perdersi (forse) in un labirinto di mais

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Un labirinto ricavato in un campo di mais, sette ettari, in cui perdersi o ritrovarsi (chissà!). Si trova all’interno dell’Azienda Agricola Galassi (http://www.galassicarlo.com/), che sta in via Roma 111, ad Alfonsine, “15 minuti da una delle città più belle al mondo, Ravenna”, ci tiene a sottolineare il proprietario, Carlo Galassi, che la gestisce con i figli Alberto e Francesco. “Siamo a 15 minuti anche dall’autostrada di Bagnacavallo, a 45 da Ferrara, a 20 dal mare… insomma siamo in Romagna!”

Il labirinto che dura fino a metà settembre

Il labirinto costruito nel mais, con tanto di sentieri in cui passeggiare, dura più o meno fino a metà settembre, quando è tempo di raccolta e, mietuto, si trasforma in granaglie e farina.

Chiediamo al signor Carlo: perché proprio il mais? Risponde così. “Abbiamo scelto questa coltivazione per due motivi. Il primo è perché il mais per molte culture rappresenta la vita, ‘il ciclo vitale’. Per essere precisi lo pianti, nasce, cresce, avvizzisce e infine viene mietuto, e poi, parlando a livello energetico, è una pianta potentissima. Il secondo motivo perché, dovendo cambiare tipo di coltura (prima era tutto vigneto) mi è tornato in mente quando da piccolo mi facevano le stanze nel mais per giocare e ho voluto riproporre la stessa emozione per le miei nipoti all’epoca piccoline. Poi sapevamo che quello di creare piccoli labirinti all’interno delle aziende agricole era di uso comune in Francia e Germania già dagli anni ’90 del secolo scorso. Così ci siamo informati per vedere se in Italia qualcuno stesse realizzando qualcosa di questo genere e non abbiamo trovato nulla. Quindi ci siamo detti: perché non essere noi i primi?” E così è stato.

La svolta del labirinto dinamico è però avvenuta nel 2015, “dopo che tanti altri hanno deciso di intraprendere la nostra stessa strada”, ricorda Carlo. “Ci siamo messi a pensare come potevamo far evolvere questa idea per far nascere qualcosa di nuovo… Mio figlio Alberto, amante della letteratura fantasy, ebbe un’ispirazione: ‘perché non proviamo a far sì che il labirinto cambi in corso d’opera?’. Così, con l’aiuto dell’artista Luigi Berardi, abbiamo creato un sistema di tornelli che davano la possibilità alle persone di far prendere vita al percorso”.

Il labirinto metafora della vita

Continua ancora Carlo Galassi: “Da sempre penso che il labirinto sia la metafora perfetta dell’esistenza. Se ci pensi bene la vita da quando comincia non è altro che un sentiero che non si sa dove porti… e lungo la tua vita puoi trovare sentieri chiusi, puoi sbagliare strada… ma hai sempre la possibilità di cambiare e di trovare la giusta via… Che cos’è questa breve sintesi se non la descrizione di un labirinto? Da noi la cosa si fa ancora più interessante perché dando alle persone la possibilità di aprire e chiudere i sentieri con questi grandi tornelli la similitudine con la vita è ancora più potente. Infatti”, continua Carlo, “nella vita di tutti i giorni si possono incontrare persone che chiudono una porta ma cosi facendo aprono un altro sentiero. E spesso quello che all’inizio sembra essere un dispetto, alla fine può rivelarsi una fortuna. Anche qui è cosi… Siamo molto contenti di questo risultato”.

Labirinto e Land Art, mano nella mano

Il racconto del labirinto di Mais, conosciuto come Labirinto Effimero e diventato marchio registrato nel 2017, prosegue con altri ricordi di Carlo Galassi: “Negli anni abbiamo sperimentato varie forme di labirinto e penso che grazie a Luigi Berardi labirinto e land art vadano avanti mano nella mano. Grazie a lui abbiamo vere e proprie opere d’arte”. Come si costruisce il labirinto?La costruzione è assai complessa” spiega, “perché per creare opere di questa portata ci avvaliamo di metodi arcaici, niente GPS che rende tutti tracciati simili tra loro e simili nelle annate. Funziona così: intorno a metà aprile piantiamo tutto il campo e non appena il mais spunta dalla terra cominciamo a tracciare i sentieri che quest’anno si possono quantificare in 36 giorni di realizzazione… un record per noi”.

Una famiglia di labirintisti

“Quello che ci piace di più”, commenta Carlo Galassi, “ è l’idea di un labirinto che tutti gli anni possa cambiare… non fisso, che ispiri la gente a tornare, tornare… Con gli anni abbiamo ‘messo su’ una sorta di famiglia che ci piace definire di ‘labirintisti’: tornano a mettersi alla prova tutti gli anni. E noi, tutti gli anni, cerchiamo di complicare sempre più la cosa. Da quest’anno ci hanno fregiato anche del grandissimo onore di essere stati riconosciuti come uno del labirinti più difficili al mondo!!! L’unico di classe 9 mai realizzato (scala 1-10, già anche i labirinti hanno la loro classificazione, ndr): siamo entusiasti che tutta la fatica e il lavoro siano ricompensati in tal modo”.

Ultima nota: l’azienda è stata per molti anni floro-frutticola poi ha cominciato la commercializzazione di terrecotte imprunetine e complementi d’arredo fino al 2008 quando è arrivata la “rivoluzione” del labirinto, continuando comunque la vendita di vasi, fiori e arredo. Ora ci sono anche il ristorante e l’agriturismo: Alberto Galassi è chef e suo fratello maggiore Francesco si occupa dei vini della sala. La cucina è a km zero con il 90% delle materie prime autoprodotte.

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