Chi, per pura crudeltà, causasse la morte di un animale arriverebbe a dover scontare da 2 a 4 anni di reclusione, invece che da 4 mesi a due anni come prevede oggi la norma.
Con enorme disprezzo e pietà per chi si rende colpevole di tali inutili e vigliacchi crimini, le cronache di questi giorni hanno riportato episodi di reati sugli animali di terribile crudeltà. Come non ricordare il cane Aron bruciato vivo a Palermo o ancora l’uccisione del gatto Leone scuoiato vivo in Campania o ad Alberobello dove una ragazza ha dato un calcio al gattino Grey facendolo cadere in una fontana dalle acque gelide che lo hanno ucciso. Non mancano poi ragazzini che sempre più di frequente, per girare video sui social, maltrattano o uccidono animali. Sono veri crimini che devono destare allarme sociale, anche perché spia di una violenza replicabile anche tra esseri umani.
Crudeltà e reati sugli animali: è emergenza
L’avvocato Cristiano Ceriello, presidente del Partito Animalista Italiano, sottolinea come oramai si viva una condizione di vera emergenza ed è arrivato il momento di gridare forte “Giustizia per gli Animali” con l’aumento delle pene per chi li uccide, li maltratta o li abbandona.
I tre quesiti referendari presentati in Cassazione
Questo lo spirito con cui oggi verranno presentati 3 quesiti referendari per l’abrogazione parziale degli articoli 544 bis, 544 ter e 727 del codice penale.
Nel silenzio del Parlamento che da anni ha nel cassetto progetti di legge per innalzare le pene per chi commette reati sugli animali e, dal canto suo, dopo aver raccolto le firme per una propria proposta di legge di iniziativa popolare battezzata “Legge Angelo” (il cane ucciso barbaramente anni fa in Calabria), il Partito Animalista Italiano ha deciso di ricorrere al Referendum per riformare la legge, abrogando parzialmente gli articoli del codice penale.
Chi uccide con crudeltà un animale deve essere punito con pene che vanno da 2 a 4 anni di prigione
Come prospetta l’avv. Ceriello, in particolare l’abrogazione parziale dell’articolo 544 bis riferito a chi uccide animali, introdurrebbe un cambiamento sostanziale della pena che porterebbe in carcere chi commette questo reato così crudele.
Abrogando la sola parola “mesi”, l’articolo 544 bis passerebbe dall’attuale “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”, al nuovo testo: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro a due anni”.
L’articolo 544 ter, nella nuova versione prevedrebbe quali pene per chi maltratta animali: 18 mesi di reclusione e una multa di 30mila Euro. Invece per l’articolo 727, in caso di abbandono di animali, la pena prevista può essere di un anno di reclusione o un’ammenda di 10mila Euro.
Sarebbe una modifica sostanziale della norma che, oltre ad aprire “le porte del carcere” per chi commette questo reato, renderebbe possibili le misure cautelari, oggi quasi impossibili visto l’esiguità della pena edittale, nonché impossibile la semplice condanna con decreto penale, oltre che quasi impossibile il patteggiamento. Processo, misure cautelari e carceri sarebbero dietro l’angolo per chi commette questi crimini.
Reati sugli animali, dove firmare
I ricordati fatti di cronaca degli ultimi mesi hanno accelerato la campagna referendaria che, negli intenti del comitato promotore di cui il Partito Animalista Italiano è capofila, era prevista per i prossimi mesi.
È già on-line il sito ufficiale: www.referendumgiustiziaperglianimali.it oltre che, ancora, pronte le prossime iniziative per allestire banchetti in tutta Italia con il motto “Carcere per chi commette reati sugli animali” e “Giustizia per gli Animali”, ricordando la possibilità di poter firmare presso il comune di residenza.
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