Divenuta celebre per la foto che la ritraeva con il ranger del parco, la morte di Ndakasi, la gorilla di montagna del Parco dei Virunga, ci ricorda come il destino dei gorilla, il più grande primate, sia davvero appeso a un filo. Ne rimangono poco più di 1.000
Ndakasi era stata ritrovata da piccola, dalle guardie del parco ancora aggrappata al corpo senza vita della madre, uccisa dai bracconier e trasferita di lì, ad un centro di soccorso a Goma.
Il Selfie, la storia della gorilla Ndakasi
Protagonista di alcuni programmi televisivi e film e soprattutto del documentario “Viruga”, Ndakasi è diventata famosa nel mondo per lo scatto del 2019. Nella fotografia accanto ad un’altra gorilla femmina, Ndeze, appare in posa davanti all’obiettivo fotografico.
Nell’ultimo anno e mezzo, all’annoso problema del bracconaggio si sono aggiunte le restrizioni del turismo legate alla pandemia, con conseguente diminuzione dei già pochi fondi per finanziare azioni di conservazione e controllo del territorio che l’ecoturismo generava.
Senza contare, per questi primati così simili a noi, il rischio di contrarre il virus trasmesso dall’uomo.
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È chiaro quindi quanto tutto questo rende ancora più complessa la conservazione in un’area così instabile come il Parco dei Vulcani Virunga, che proprio nel 2021 ha compiuto 100 anni.
Si tratta dell’ultimo baluardo per la conservazione di specie chiave per la nostra biodiversità ma anche per lo sviluppo delle popolazioni locali.
Suddivisa in due popolazioni isolate, la sottospecie Gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei, è presente unicamente in due aree protette: nel Parco Nazionale del Virunga, posto ai confini tra l’Uganda, il Rwanda e la Repubblica Democratica del Congo, e nel Parco Nazionale del Bwindi in Uganda.
Il gorilla di montagna, nel report del 2021 della IUCN “Conflitti e Conservazione” , è inserito tra le 200 specie che più ha risentito e risente tutt’ora della complicata situazione politico/sociale degli stati in cui è presente.
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Fonte: WWF