Sono tanti e sempre di più i prodotti del mare equipaggiati da un marchio blu: quando c’è vuol dire che provengono da pesca sostenibile. Il marchio si chiama MSC, cioè Marine Stewardship Council, dal nome dell’organizzazione internazionale non-profit indipendente, nata per tutelare il futuro dei mari a fronte del problema della sovrappesca, che sta impoverendo gli oceani. L’obiettivo: garantire l’approvvigionamento di prodotti ittici anche per il futuro. Il che significa: mantenere “in vita” e “la vita” nelle acque degli oceani e dei mari. Oltre che non inquinare (la plastica va a finire dentro gli abitanti marini e di conseguenza dentro di noi), bisogna che ci siano modalità di pesca sostenibili, che aiutino quegli ecosistemi e di conseguenza pure noi umani.
Su questo versante, attraverso un programma di etichettatura e certificazione, MSC riconosce e premia le migliori pratiche di pesca. E opera in coerenza con le linee guida della Food and Agriculture Organizazion delle Nazioni Unite (Unfao) e di Iseal (associazione per gli standard di sostenibilità). Inoltre è riconosciuta dalla Global Sustainable Seafood Initiative (Gssi). In 20 anni di attività, il 12.5% del pescato in mare è stato certificato secondo gli standard MSC.
Dal mare al piatto: MSC ti dice come funziona
Il programma promosso da MSC coinvolge pescatori, organizzazioni ambientaliste, istituzioni e scienziati; e si focalizza sulla sostenibilità ambientale secondo criteri scientifici, certificati da enti terzi.
Come si svolge il percorso della certificazione dal mare al piatto? Su due diversi piani: la certificazione in acqua, e la successiva certificazione della catena di custodia.
E in che modo si ottiene la certificazione? Tutte le attività di pesca che operano nell’ambito della legalità, indipendentemente da scala, dimensioni, area geografica e attrezzo di pesca, possono sottoporsi alla valutazione per provare a ottenere la certificazione. Importante considerare questo elemento: non tutte le attività di pesca che entrano nel processo di valutazione riescono ad ottenere la certificazione, ma entrare nel processo è utile per capire quali sono i cambiamenti da apportare nell’attività di pesca per poter intraprendere un cammino di sostenibilità.
Quanto tempo ci vuole per la certificazione MSC?
Il processo che certifica le attività di pesca MSC, dura circa 18 mesi, e non è proprio una passeggiata. La valutazione della sostenibilità della pesca avviene secondo tre criteri fondamentali: la salute a lungo termine dello stock ittico; l’impatto dell’attività di pesca sull’ecosistema; la gestione efficace dell’attività di pesca, incluso il rispetto di tutte le leggi locali, nazionali e internazionali.
È un cammino impegnativo, che dura per sempre. Avere la certificazione significa infatti mantenerla nel tempo, migliorando assieme alla sostenibilità pure la gestione delle attività ittiche.
Cosa succede in Italia
Nel nostro paese da poco è stata ufficializzata la certificazione di O.P. Bivalvia Veneto, una flotta artigianale che pesca vongole nei distretti marittimi di Venezia e Chioggia. Si tratta della prima certificazione MSC in Italia e in tutto il Mediterraneo, mare fortemente a rischio per la perdita del suo patrimonio ittico. Con il bollino blu MSC, oltre alla pesca, si certifica tutta la fase di trasformazione e stoccaggio, una vera e propria catena di custodia fino in tavola. Una catena dalle tante declinazioni, una sfida e un impegno costanti, perché le aziende certificate devono acquistare materia prima certificata da fornitori a loro volta certificati.
Contro la pesca illegale e impattante, in tutto il mondo
La maggior parte del pesce che arriva nei piatti italiani viene dai paesi in via di sviluppo, dove per milioni di persone il pesce è una fonte vitale di nutrimento e reddito. MSC si è fatta partecipe di questo stato di cose e ha annunciato lo stanziamento di un fondo da 1 milione di sterline per sostenere le attività di pesca su piccola scala e quelle nel sud del mondo nel loro percorso verso la sostenibilità, attraverso i cosiddetti percorsi PPA. Tra loro c’è BluFish, che seleziona alcune attività di pesca del Sud Italia e delle Isole, e lavora con loro per migliorarne le pratiche di pesca e renderle meno impattanti.
Ad oggi in Italia sono quasi mille i prodotti certificati con marchio blu reperibili a scaffale tra cui spiccano i surgelati, grazie ad un impegno costante di aziende come Findus, che solo nel 2017 ha lanciato 27 prodotti col marchio blu, arrivando a certificare l’80% dei suoi volumi di prodotti a base pesce.
#TIENIDOCCHIOILBLU