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McDonald’s a Caracalla non si farà. Rigettato il ricorso

McDonald's a Caracalla non si farà. Rigettato il ricorso
Foto Pixabay

La VI sezione del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di McDonald’s sull’apertura di un McDrive alle Terme di Caracalla. Una buona notizia riportata dal Codacons, che era intervenuto in giudizio contro il gigante americano in difesa dell’area e a tutela dell’ambiente

La VI sezione del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di McDonald’s sull’apertura di un McDrive alle Terme di Caracalla. Ne dà notizia il Codacons, che era intervenuto in giudizio contro il colosso americano allo scopo di difendere il decoro urbano e le decisioni dell’amministrazione comunale.

Con il ricorso dinanzi al Consiglio di Stato la società McDonald’s Development Italy Llc impugnava la sentenza n. 5757 del 2020 del Tar Lazio che aveva bloccato la realizzazione dei lavori per l’apertura di un fast food e del relativo parcheggio nelle aree di viale Guido Baccelli.

Il Codacons era intervenuto in giudizio sostenendo come l’area in questione fosse sottoposta a vincoli paesaggistici che impedivano l’apertura di un esercizio commerciale in grado di ledere il decoro e la bellezza delle Terme di Caracalla, con conseguenti danni sul fronte ambientale.

Il provvedimento annullava il parere positivo della Soprintendenza Speciale ABAP di Roma per la realizzazione di un McDonald accanto alle Terme di Caracalla e, contestualmente, ne bloccava i lavori.

Caracalla, “esigenze di tutela del patrimonio culturale”

L’appello, presentato da McDonald’s Development Italy Llc, evocava la preminenza della disciplina del PTPR, che non prevede il previo rilascio dell’autorizzazione paesistica, rispetto al PTP Caffarella (n. 70 del 2010), che invece lo prevede.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto che ci siano tutte le modalità per l’attuazione di esigenze di tutela del patrimonio culturale, con la conseguenza che le relative previsioni attuative non possono certo essere oggetto di interpretazione riduttiva”.

In sostanza, il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta perché numerosi “atti evidenziano la sussistenza del vincolo sull’area” a ridosso delle Terme di Caracalla, che non prevedono la trasformazione di un vivaio preesistente – originariamente una serra edificata nel 1970, successivamente oggetto di interventi di ampliamento e cambio di destinazione d’uso approvati in sanatoria – in un locale a pubblico esercizio di ristorazione. Tra l’altro l’area, è iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale mondiale dell’UNESCO.

La vicenda

Nel febbraio 2018, dopo aver ottenuto i pareri positivi delle autorità – in ordine: 1) della Regione Lazio; 2) della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area archeologica di Roma del MiBAC, 3) della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, 4) dell’U.O. Permessi di Costruire, Ufficio Autorizzazioni Paesaggistiche del Comune di Roma; 5) e infine della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, – Immobilflora S.r.l. e McDonald’s Development Italy Llc, firmavano un contratto di affitto e iniziavano i lavori.

In seguito alle numerose proteste, come accennato, la DG ABAP del MiBAC e bloccava i lavori. Tale intervento, secondo il Consiglio di Stato, è in linea con l’art. 150 del D.Lgs 42/2004, che attribuisce espressamente sia alla Regione sia al Ministero il potere di ordinare la sospensione di lavori atti ad alterare i valori paesaggistici del territorio, a tutela sia dei beni già vincolati sia di aree che si intende tutelare con l’imminente adozione di un futuro vincolo paesaggistico; si tratta, pertanto, di un potere che può essere esercitato anche a salvaguardia di aree o immobili non ancora dichiarati di interesse culturale o paesistico.”

Soddisfazione da Codacons e Italia Nostra

Codacons e Italia Nostra hanno accolto con particolare soddisfazione la notizia che pone un sigillo sulla questione McDonald’s/Caracalla.

“Questa precisazione è importantissima per le future tutele del nostro patrimonio culturale e archeologicohanno dichiarato da Italia NostraLe criticità emerse in questa vicenda sono evidenti a tutti: Italia Nostra ritiene che per il futuro non si debba fare affidamento sull’intervento in extremis della Direzione Generale, ma portare a termine il processo di co-pianificazione Stato/Regione adottando i Piani Paesistici su tutto il territorio nazionale e non solo in quattro regioni”.

Per leggere la sentenza del Consiglio di Stato, ECCO IL PDF

Sentenza-del-Consiglio-di-Stato

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