La manutenzione caldaia è un obbligo previsto dalle norme secondo le quali chi non sottopone il proprio impianto ai controlli periodici può andare incontro a sanzioni economiche che vanno dai 500 ai 3000 euro.
Ma contattare un tecnico abilitato per controllare il buon funzionamento della propria caldaia rappresenta anche un dovere necessario per impatto sull’ambiente. Gli impianti termici delle abitazioni private costituiscono infatti un fattore che influisce in misura importante sull’inquinamento atmosferico, con un impatto paragonabile a quello delle industrie e del traffico veicolare.
Il loro funzionamento, infatti, comporta un’emissione nell’atmosfera di PM10. Vi è una diffusa ed errata opinione che ciò accada solo con gli impianti alimentati a legna. Si tratta, invece, di una conseguenza che riguarda anche quelli che funzionano a metano e a gasolio.
Le polveri PM10, caratterizzate da un diametro inferiore o uguale a 10 µm (micromètri), hanno dimensioni estremamente ridotte. L’esposizione a questi inquinanti è associata all’aumento del rischio di diversi disturbi respiratori, tra cuia spiccano la tosse e l’asma. Nei casi più gravi, la funzionalità polmonare può risultare fortemente compromessa.
Capaci di rimanere sospese nell’atmosfera per tempi che variano in base alle condizioni climatiche, se l’impianto di riscaldamento è sottoposto a una corretta manutenzione vengono disperse in quantità inferiori.
I rischi del monossido di carbonio
Un altro motivo per cui è importante per l’ambiente la manutenzione periodica della caldaia riguarda la protezione dai rischi del monossido di carbonio. Questo inquinante è insidioso in quanto inodore e incolore. La sua formazione è frequente nei casi in cui l’impianto termico risulti sporco.
Se i fumi della caldaia hanno valori di monossido di carbonio eccessivi, significa che qualcosa non va nella combustione. In situazioni estreme possono insorgere veri e propri episodi di intossicazione. I sintomi sono vertigini, debolezza fisica, nausea.
Per quanto riguarda i danni per la natura, va ricordata la compromissione della capacità, da parte dei batteri, di fissare l’azoto necessario alle radici delle piante. Perché si possa parlare di danni a lungo termine al patrimonio vegetale, è necessario che, per diversi mesi di seguito, i livelli atmosferici superino i 100 ppm.
Per prevenire dispersioni di monossido di carbonio, bisogna curare la qualità di ventilazione della caldaia. Va inoltre ben areato l’ambiente in cui l’impianto è situato.
Il problema del monossido di carbonio riguarda tutte le tipologie di caldaia. Gli incidenti che portano a dispersione nell’ambiente sono causati dal tiraggio poco efficiente della canna fumaria e dei condotti.
Possono essere causati anche dalle fiamme libere, situazione frequente nelle caldaie a camera aperta. Questi impianti sono ormai presenti solo in edifici plurifamiliari in sostituzione dei generatori che scaricano i fumi nelle canne fumarie collettive. La legge non prevede infatti altre eccezioni.