È la prima volta al mondo e succede qui in Italia presso l’Università di Firenze dove si stanno formando i manager del paesaggio agricolo, grazie al master internazionale sugli Agricultural Heritage Systems del programma GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems), dedicato ai siti patrimonio agricolo dell’umanità della FAO
Cosa significa? Lo spiega Mauro Agnoletti, professore della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e coordinatore del progetto promosso dall’Agenzia italiana per lo sviluppo e la cooperazione: “Da questo corso di alta formazione usciranno professionisti in grado di mettere a punto un diverso tipo di modelli gestionali per il territorio agricolo.
Ciò vuol dire avere le capacità di progettare strategie mirate per promuovere l’uso di pratiche ecologiche sostenibili, prendendo spunto dall’agricoltura resiliente sviluppata nel corso dei secoli. Prendiamo ad esempio l’importanza dei terrazzamenti in tante zone agricole anche in Italia che hanno permesso le coltivazioni in situazioni difficili: sono lì da secoli, frutto di un’esperienza acquisita da generazioni di agricoltori che hanno studiato certe tecniche per sopravvivere adattandosi all’ambiente senza sconvolgerlo. Ma queste esperienze non sono “ufficializzate”, non sono mai state formalizzate. Invece vanno studiate e replicate perché se sono state utili in passato lo sono oggi e lo saranno domani. Insomma, il passato informa il futuro”.
Quali sono gli altri obiettivi del corso di alta formazione, finanziato per 2 milioni di euro dai nostri ministeri delle risorse agricole e degli esteri?
“Preservare la biodiversità culturale del paesaggio, guardando alla salute del suolo e dei bacini idrografici, implementando un’agricoltura a basso consumo energetico e favorendo la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, salvaguardano i prodotti agricoli di qualità e le conoscenze delle popolazioni locali. E le figure che usciranno dal corso avranno le competenze per migliorare le condizioni economiche delle comunità rurali, riducendo l’abbandono e l’emigrazione di aree vulnerabili e promuovendo anche il turismo”.
Chi sono gli studenti del master?
“Ragazzi provenienti da tutti i continenti e dalle origini più varie, non solo laureati in agraria. Tra i 20 selezionati da 85 richieste ci sono anche persone con esperienze informatiche ed economiche. Lo scopo è quello di avere diversi punti di vista, tante competenze, dalle pratiche agricole alla biodiversità all’economia, appunto, per una visione a tutto campo in modo da agire con successo. Nel master, che si svolge in inglese, ci sono stati anche stage fuori Italia, come le oasi di montagna nel deserto tra Tunisia e Algeria, dove certe coltivazioni vanno avanti da secoli con una particolare gestione dell’acqua. Ma la produzione locale ha bisogno di essere rivitalizzata innescando un processo virtuoso affinché possa sopravvivere, in un modello di controllo che la valorizzi anche dal punto di vista turistico.
Uno dei compiti degli studenti, la maggior parte dei quali ragazze e anche due italiani, provenienti da Toscana ed Emilia, è di individuare nel loro paese di origine altri luoghi agricoli bisognosi di attenzione da aggiungere agli attuali 57 siti GIAHS provenienti da 24 paesi del mondo”.
Il primo master per i manager del paesaggio (che si tiene presso la sede di Prato dell’Università di Firenze) si concluderà a fine maggio, dura circa 5 mesi. A luglio uscirà il prossimo bando cui si potrà accedere fino a settembre: il II corso di alta formazione durerà da gennaio a maggio 2020.