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Le Spighe Verdi premiano i comuni virtuosi

Le Spighe Verdi premiano i comuni virtuosi
Foto di Michael Gaida da Pixabay

Ecco le Spighe Verdi. Così come i posti di mare sono premiati con le “Bandiere Blu” che ne certificano l’attenzione alla qualità della vita che va di pari passo con la sostenibilità ambientale, i comuni rurali hanno questo particolare riconoscimento perché guardano all’agricoltura e allo sviluppo complessivo della loro zona con occhi decisamente green

Sostenibile gestione del territorio con le Spighe Verdi

Le Spighe Verdi sono un riconoscimento che è alla sua terza edizione, assegnato lo scorso 23 luglio da FEE Italia, la sezione nazionale della danese Foundation for Environmental Education, presente in 73 paesi del mondo.

Un premio, quello delle Spighe Verdi, che è anche un vero e proprio programma pensato per guidare i comuni rurali, passo dopo passo, a scegliere strategie di gestione del territorio in un percorso virtuoso che possa giovare non solo all’ambiente ma alla qualità della vita dell’intera comunità.

Le Spighe Verdi sono inoltre un efficace strumento di valorizzazione di tutto il nostro patrimonio rurale, caratterizzato da una gran ricchezza in risorse naturali e culturali, nonché rappresentanti efficaci di un possibile (possibilissimo) volano per l’occupazione.

Le magnifiche Spighe Verdi sono 31: ecco le new entry

I comuni che hanno al loro attivo le spighe verdi sono 31, tra cui 5 nuovi di zecca. Esattamente si tratta di: Calalzo di Cadore e Montagnana, Veneto; Castellaneta, Puglia; Tortoreto, Abruzzo; Trebisacce, Calabria (la prima volta in assoluto per questa regione).

Gli altri (con in testa Toscana, Campania, Marche per il maggior numero di comuni premiati) sono: Agropoli, Ascea, Massa Lubrense, Pisciotta e Positano per la Campania; Alba per il Piemonte; Bibbona, Castagneto Carducci, Castellina in Chianti, Fiesole, Massa Marittima, per la Toscana; Canale Monterano, Gaeta per il Lazio; Caorle per il Veneto; Carovigno, Ostuni per la Puglia; Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Numana per le Marche; Giulianova per l’Abruzzo; Lavagna per la Liguria; Montefalco per l’Umbria, Ragusa per la Sicilia, da cui esce però Menfi. Ancora tante le assenze: Emilia Romagna, Molise, Sardegna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Basilicata, Valle d’Aosta. Ma la speranza è che i comuni di quelle regioni siano presenti in folto numero alla prossima edizione così come l’augurio è che crescano ovunque. Del resto l’obiettivo è positivo per tutti.

Come si fa a diventare Spighe Verdi?

I fattori che entrano in gioco sono diversi, a cominciare dalla volontà delle singole amministrazioni comunali a iniziare un percorso di miglioramento, con la partecipazione della comunità tutta e delle imprese, soprattutto quelle agricole, alla sua realizzazione.

Per il comune si tratta di adottare con gradualità una sorta di schema che FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura attraverso una serie di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità.

Quali? Ad esempio: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata. Non di minore importanza l’incentivo a ottimizzare la gestione e la fruibilità delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio nonché la cura dell’arredo urbano unita a una piena accessibilità, per tutti, senza limitazioni. Obiettivo? Un miglioramento continuo che faccia bene al territorio, ai suoi abitanti (animali, vegetali, minerali) e ai suoi visitatori. Per informarsi bene: www.spigheverdi.net,

La rivoluzione culturale dell’agricoltura

L’agricoltura, nel progetto Spighe Verdi, ha davvero un ruolo determinante: dalla sua conduzione oculata nel rispetto della natura può partire una vera e propria rivoluzione culturale, economica, sociale, ecologica. Un mezzo per salvaguardare con ottica sostenibile l’incredibile eredità rurale italiana che va salvaguardata per noi e il futuro.

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