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La Casa di Corso Trieste e la nostalgia di una Roma che non c’è più

Cristina Bruscaglia, l'autrice del volume La Casa di Corso Trieste, racconta in questa intervista lo straordinario intreccio della memoria. Tra presente e qualche rimpianto per una Roma che non esiste più
Cristina Bruscaglia, l'autrice del volume La Casa di Corso Trieste, racconta in questa intervista lo straordinario intreccio della memoria. Tra presente e qualche rimpianto per una Roma che non esiste più

La Casa di Corso Trieste e la nostalgia di una Roma che non c’è più. Un romanzo dove si intrecciano ordinario e paranormale, emozioni e fantasia sullo sfondo del quartiere Trieste e di una Roma che non c’è più

Lo ha scritto Cristina Bruscaglia, pittrice, disegnatrice bozzettistica per l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e, in passato, illustratrice per diversi e noti quotidiani.

Cristina disegna anzi dipana sulle pagine il filo di una storia dove la protagonista, una giovane quarantenne di nome Lilli, dialoga con i fantasmi del passato, con tutto quello che oggi troppo spesso rischia di trasformarsi in un bagaglio troppo pesante da portare soli, la memoria.

Il volume dal titolo La Casa di Corso Trieste, edito da Prospettiva Editrice, è un romanzo su quella che potremmo definire pacificazione di sè che mette insieme, in un viluppo narrativo profondo, il presente, la Roma del 2000 con la Roma del Novecento.

La pacificazione, dunque, avviene, anzi esplode proprio attraverso la tessitura dei propri ricordi e il confronto con il tumulto del vissuto, mentre, non senza un velame di nostalgia, appare, come nella nebbia, il rimpianto per una città più silenziosa e un “ambiente” più a misura d’uomo.

Di tutto questo, particolarmente esplicativa appare la copertina del volume. Cristina Bruscaglia, come ricordiamo, nel 2008 ha scritto il suo romanzo d’esordio “Secondo te” e nel 2016 ha vinto il concorso “Scrivi un racconto con Baricco” in collaborazione con Alessandro Baricco e la Scuola Holden.

In questa intervista ci racconta della sua ultima fatica “letteraria” e di una Roma che continua a palpitare. Nonostante la memoria e la fedeltà ad una identità appaiano oggi come irrevocabili tratti sovversivi agli occhi di chi ha voluto disegnare i tratti “sradicati” del pensiero unico per farci dimenticare tutto ciò che siamo. Il romanzo è anche questo: dalla pacificazione con la propria “essenza” un vento di speranza e di “libertà”.

Cristina come nasce “La casa di Corso Trieste”?

Come specifico anche nella premessa del libro, è una storia di fantasia, ma – contrariamente al mio precedente romanzo “Secondo te” pubblicato nel 2008 e completamente inventato – ha degli spunti e degli agganci con la mia famiglia. La mia nonna paterna ha vissuto l’infanzia e giovinezza in un villino del quartiere Trieste di Roma (non in Corso Trieste che nel 1900 ancora non esisteva) e io fin da bambina ho sentito parlare di quella casa nella quale, a suo dire, avvenivano misteriose apparizioni e fenomeni occulti, forse causati più dalla pirotecnica personalità sua e dei suoi sei fratelli, che da eventi paranormali. È mia nonna l’ispiratrice di questo romanzo; lei, la sua casa e la sua vita della quale racconto anche diversi aneddoti divertenti.

Parla della protagonista, Lilli

Lilli inizia a narrare, dopo un evento sconvolgente, il 24 settembre 2000. Decide di fare una sorta di resoconto degli ultimi tre mesi e della sua vita con l’ausilio dell’agenda nella quale ha l’abitudine di segnare impegni, appuntamenti, ma anche pensieri ed impressioni che l’aiutano a ricomporre la trama della vicenda. Le serve da terapia, per riordinare i fatti nella sua mente sconvolta e per capire che c’è un destino, un’ineluttabilità nella cronologia degli avvenimenti che ci conducono in una determinata direzione. Anche se ogni capitolo fa riferimento a una data specifica, non è un diario, e ha la stesura di un romanzo. La “vera” casa della storia si trova nel quartiere Trieste ma non in Corso Trieste. Ho tenuto anonimo il reale indirizzo per questione di privacy.

Molto significativa ed “evocativa” l’immagine in copertina del volume. Come è cambiata Roma e l’ambiente in cui viviamo?

Tra le mie passioni c’è anche quella delle fotografie antiche, in particolare di Roma. Infatti sto preparando una mostra, che spero di realizzare entro il prossimo anno, di lavori di grande formato, con una tecnica a metà strada tra pittura e scultura, che “raccontano” con un occhio un po’ particolare, proprio la storia e i cambiamenti della nostra città nei secoli. Per quanto riguarda il “perché” quasi tutti siano attratti dal passato e dalla sua estetica, lo spiega molto bene Woody Allen in “Midnight in Paris” e io aggiungerei che nei confronti di Roma sento il bisogno di quel silenzio e dell’odore del fieno.

Il suo, dunque, è un romanzo di “nostalgia”?

Oltre alla nostalgia sopraccitata, nel romanzo c’è anche quella degli affetti perduti ma sempre vivi. Comunque, nonostante quest’aspetto romantico, è una storia di denuncia; denuncia di fatti che avvengono all’interno di famiglie “normali” che troppo spesso inconcepibili ingranaggi parentali tendono a camuffare.

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