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John Muir, cantore delle montagne e dei parchi naturali

John Muir, cantore delle montagne e dei parchi naturali
Foto di David Mark da Pixabay

John Muir, Le montagne mi chiamano. Meditazioni sulla natura selvaggia, un libro che descrive “La via più limpida per accedere all’Universo” (Piano B Edizioni)

John Muir, il più ispirato “apologeta” della natura selvaggia come rifugio e terapia. Il padre di tutti gli ispirati verdi, insieme a Kack London, capace di dare fondamento alle visioni di Cristopher McCandless ma soprattutto a costruire la figura del Ribelle di jungeriana memoria per sfuggire al Grande Leviatano della tecnocrazia. Hic e nunc, passare al bosco e alle mentagne.

Le montagne mi chiamano, dunque, è una selezione di oltre duecento citazioni, la gran parte inedite, tratte dai diari, i libri e le lettere che tracciano la vita di Muir come una sorta di biografia, restituendo al lettore l’essenza del suo pensiero e del suo amore smisurato per il mondo naturale.

John Muir e il Sierra Club, il più antico movimento ambientalista del mondo

Considerato il “padre” dei parchi naturali fu il fondatore del Sierra Club, il più antico movimento ambientalista del mondo di cui quest’anno ricorre il 130esimo anniversario. A lui si deve l’istituzione di numerose aree protette e un’idea di tutela della natura che ha influenzato profondamente il moderno concetto di conservazione e protezione dei luoghi selvaggi.

Egli fu anche il primo scienziato a comprendere la formazione glaciale della valle dello Yosemite e a documentare il cambiamento climatico in corso, notando i segni evidenti della riduzione e del restringimento di numerosi ghiacciai in Alaska.

Non fu solo un filosofo, uno scienziato, un poeta, un inventore, un alpinista e il miglior amante della montagna; egli aveva il potere di vedere la bellezza della natura come nessun altro uomo in America, e aveva la capacità di interpretarla e renderla manifesta agli altri uomini.

Dall’approccio al Nuovo Mondo alla tutela della natura e delle sue presenze spirituali

Dall’approdo nel Nuovo Mondo poco più che bambino – il suo “battesimo nella pura natura selvaggia” – all’illuminazione e alla comunione spirituale con le montagne, fino alle battaglie per la tutela della wilderness: in queste citazioni prende forma il visionario, il mistico della natura che ha cambiato per sempre il modo in cui gli uomini moderni guardano e si rapportano all’ambiente.

Muir – di origine scozzese – fu forse il primo uomo bianco approdato nel Nuovo Mondo a riconoscere in quelle stesse entità naturali delle presenze spirituali – divine – dotate di valore e bellezza intrinseca.

La capacità di trovare gioia e meraviglia in ogni dettaglio della natura, anche il più piccolo e apparentemente superfluo, è uno dei tratti che rende così unico il Muir scienziato e poeta, per il quale la percezione diventa meditazione: ogni volta che l’occhio vede l’occhio la mente coglie la completezza e la perfezione di ogni “frammento dell’esistente”, come un tutto, compiuto ed eterno.

Muir non fu mai un professore, né un accademico ma un autentico attivista: il suo semplice andare nella natura generò per la tutela ambientale frutti più nutrienti e abbondanti di quelli di qualsiasi altro scienziato o intellettuale a lui contemporaneo. Un invito a sperare. Senza se e senza ma.

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