Il percorso verso la transizione ecologica, con un indice medio di performance del 46%, prosegue a rilento.
A rendere difficoltoso il raggiungimento di un accettabile livello di sostenibilità nelle isole minori sono i ritardi che si sono accumulati nei decenni e soprattutto anche la loro dipendenza dalla terraferma.
La sostenibilità ambientale nelle isole minori italiane rappresenta ancora una sfida complessa, articolata e da vincere. Secondo ”, redatto da l’Osservatorio Isole Sostenibili di Legambiente e dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA) e presentato qualche giorno fa a Palermo, in cui si offre una panoramica dettagliata sulla performance delle 26 isole minori prese in esame, l’indice medio di performance esaminate si attesta al 46%.
L’indice medio, calcolato sulla base di vari parametri come consumo di suolo, gestione dei rifiuti, risorse idriche, sviluppo delle rinnovabili, mobilità e aree naturali protette, mette in evidenza il lento progredire della transizione ecologica in questi territori.
Il rapporto fotografa una panoramica dettagliata sulla performance delle 26 isole minori prese in esame ma anche, novità di quest’anno, una lettura sulla gestione dei rifiuti dal 2019 al 2022 con una produzione salita del 3% nel periodo analizzato.
In termini di indice di sostenibilità, sono Capri e Sant’Antioco in Sardegna le isole minori italiane più attente alla sostenibilità, rispettivamente al 62% e al 60%. Oltre il 50% si collocano l’isola del Giglio (57%), le isole Tremiti (55%), l’isola sarda di San Pietro (54%) e Ustica al 53%. Al di sotto del 40% le performance di Ischia, isole Eolie e La Maddalena. L’isola di Salina che, trattata a parte rispetto agli altri territori insulari che formano l’Arcipelago delle Eolie, si presenta con un preoccupante indice complessivo di sostenibilità sotto al 20%.
Isole minori e sostenibilità, la raccolta differenziata e gestione delle risorse idriche
Nel 2022, rispetto alla panoramica dei temi ambientali, il valore medio della raccolta differenziata, calcolato sulla base di dati Ispra e relativo ai 33 comuni afferenti alle 26 isole minori analizzate, si attesta al 56%, al di sotto dell’obiettivo europeo del 65%.
La dispersione idrica, secondo i dati Istat relativi al 2018, è del 40%, mentre per quanto riguarda l’energia, i dati GSE del 2021 indicano la necessità di un cambio di passo delle isole minori: le zone insulari non interconnesse raggiungono poco più del target per il solare fotovoltaico indicato nel decreto ministeriale del 2017 sullo sviluppo delle rinnovabili nelle piccole isole.
Sul solare termico gli obiettivi fissati dal medesimo DM sono invece molto lontani (la media è il 16,21%).
Per la mobilità per le isole minori c’è ancora molto da fare, difatti i dati ACI 2022 dimostrano che permane una prevalenza di utilizzo dell’auto privata per ogni tipo di spostamento: 63 auto ogni 100 abitanti.
Futuro sostenibile, le proposte di Legambiente e CNR-IIA
L’Osservatorio Isole Sostenibili di Legambiente e Cnr-Iia per accelerare il passo della sostenibilità nelle isole minori, propone quattro azioni:
1) istituzione di una cabina di regia unica presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per dare supporto e indirizzo a chi amministra i territori isolani.
2) realizzazione di una road map che porti le piccole isole a essere 100% rinnovabili entro il 2050.
3) promozione di politiche di adattamento alla crisi climatica partendo da un piano di azione per la rigenerazione urbana degli spazi e degli edifici senza altro consumo di suolo e per evitare ulteriori sprechi e perdite di acqua.
4) coordinamento unico sulla gestione dei fondi del PNRR puntando prioritariamente sull’efficientamento e rafforzamento della gestione dei rifiuti per una migliore qualità del servizio e per ridurre a monte la produzione di scarti, partendo dalle attività commerciali e turistiche.
Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente sottolinea come le isole minori debbano diventare centri di sostenibilità, trasformandosi in laboratori di innovazione ambientale: “Il ‘potenziale’ sostenibile delle isole minori messo in evidenza nella VI edizione del rapporto ha bisogno di una nuova narrazione in grado di trasformare le piccole isole da luoghi di bellezza, di mare pulito e di vacanze estive, in centri culturali, di ricerca e di innovazione, anche in campo ambientale. I diversi attori coinvolti in questo necessario processo di cambiamento devono mettere al centro le isole minori per farne cantieri di sostenibilità, come sta avvenendo in diverse parti di Europa. La nuova chiave di lettura dell’Osservatorio Isole Sostenibili suggerisce che anche le criticità rilevate e i ritardi accumulati su vari temi ambientali possono diventare concrete opportunità di sviluppo, partendo innanzitutto dalla condivisione di buone pratiche, su cui puntare per costruire sinergie territoriali che siano riferimento e stimolo al miglioramento”.
Secondo Francesca Battistelli, tecnologa dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr: “Le Isole minori hanno caratteristiche peculiari che non sempre rappresentano un vantaggio nel percorso verso la sostenibilità, come per esempio i picchi turistici stagionali, per cui esistono impianti sovradimensionati per le effettive necessità degli abitanti durante il resto dell’anno. Nonostante ciò molte piccole isole stanno dimostrando di essere protagoniste della transizione ecologica, implementando buone pratiche in tutti i settori analizzati dal Report ‘Isole Sostenibili’ (acqua, suolo, turismo, rifiuti, energia, mobilità). Sicuramente occorre partire dai dati per poter fare delle scelte che vadano nella giusta direzione, dati che a volte sono lacunosi o mancanti. Con il lavoro dell’Osservatorio Isole Sostenibili proviamo a raccoglierli e metterli a confronto, ma soprattutto vogliamo dimostrare che le isole minori sono in molti casi laboratori di sostenibilità e rappresentano il territorio (l’humus) ideale per progetti e innovazioni da replicare poi nelle altre isole più grandi e nel continente, anche attraverso strumenti quali fondi e programmi nazionali ed europei di investimento. Le isole potrebbero sembrare ‘piccole’, ma solo da un punto di vista territoriale. Se inserite in un circuito virtuoso di sostenibilità possono dimostrare, anche unendosi per fare massa critica, di essere ‘grandi’ poli di attrattività e innovazione nella strada verso la transizione ecologica”.
I rifiuti, il focus
Le isole minori rappresentano uno dei fulcri della biodiversità nel Mediterraneo e attualmente questi territori sono sotto attacco a causa degli impatti dei cambiamenti climatici e di un utilizzo non virtuoso che ne penalizza le caratteristiche ambientali.
Il report “Isole Sostenibili 2024” dedica un focus particolare al tema della gestione dei rifiuti, analizzando i dati Ispra dal 2019 al 2022. Nel 2022 la produzione di rifiuti ha registrato complessivamente, nelle piccole isole, un +3% rispetto al 2019.
Un dato che cela una situazione ancora molto disomogenea: infatti, mentre alcune amministrazioni sono riuscite a ridurre la quantità di rifiuti prodotti – come il comune di Santa Maria Salina (isola di Salina, Sicilia) che segna la migliore performance riducendo del 18% la quantità di rifiuti prodotti nel periodo analizzato – altre mostrano un incremento, come le isole Tremiti, che raggiungono un +219%.
Ma i dati mettono in evidenza anche qualche bella sorpresa e alcuni comuni superano l’80% di raccolta differenziata: Carloforte (isola di San Pietro, Sardegna), Favignana (isole Egadi, Sicilia), Sant’Antioco (isola di Sant’Antioco, Sardegna) e Pantelleria (isola di Pantelleria, Sicilia).
Di contro a Ponza, Lampedusa, Linosa e Isola del Giglio i livelli non sono positivi: rispettivamente 13%, 21% e 31%.
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