Lo scorso 24 giugno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento che prevede, anche in Italia, la nomina di un inviato speciale per il clima. Una figura chiamata a rappresentare il Paese e garantire una più efficace partecipazione agli eventi e ai negoziati internazionali sui temi ambientali e in particolare sul cambiamento climatico
L’Italia avrà il suo inviato speciale per il clima. Si tratta di una figura istituzionale del tutto nuova, prevista nel decreto legge 23 giugno 2021 n. 92 articolo 5, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dove si definisce la sua funzione al fine di: “consentire una più efficace partecipazione italiana agli eventi e ai negoziati internazionali sui temi ambientali, ivi inclusi quelli sul cambiamento climatico”. Al comma 4 dell’articolo 5 si definiscono gli stanziamenti messi a disposizione: 250mila euro per il 2021, 350mila nel 2022, e di nuovo 250mila nel 2023.
L’inviato speciale per il clima verrà nominato dal ministro degli Affari Esteri e da quello della Transizione Ecologica e la sua attività sarà monitorata e supportata da entrambi i dicasteri. Come sottolineato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Adesso è ufficiale, il governo potrà nominare l’Inviato speciale per il cambiamento climatico per l’Italia. La nostra azione deve essere forte, costante e coordinata sul piano internazionale. Su questa sfida l’Italia c’è e si batte con il massimo impegno, puntando sulla transizione ecologica anche a livello globale”.
Ma cosa realmente è chiamato a fare l’inviato speciale per il clima? Si tratterà di una figura che rappresenterà l’Italia, come un vero e proprio diplomatico, ai vertici internazionali. Gli appuntamenti e gli impegni in questo senso non mancano, basta pensare al Food Systems Summit dell’ONU di settembre, con un pre-summit previsto a Roma dal 26 al 28 luglio prossimi; alla Cop15 di Kunming sulla biodiversità, e alla Cop26 di Glasgow sul clima, con l’Italia Paese co-organizzatore insieme alla Gran Bretagna e chiamata ad organizzare gli appuntamenti: Youth4Climate2021 (Milano 28-30 settembre 2021) e la Pre-Cop26 (Milano 30 settembre-2 ottobre) . Senza contare la presidenza italiana del G20 di quest’anno, con i temi ambientali ai primi posti in agenda.
La figura dell’inviato speciale per il clima, può avere margini di intervento differenti, come mostrano gli esempi nel mondo. Joe Biden, ad esempio, insediatosi alla Casa Bianca, ha nominato John Kerry, recentemente in visita in Italia, come figura rappresentativa forte per ciò che riguarda il clima, con voce in capitolo sulla politica climatica e anche su quella energetica. Come tale gli è stato riservato un posto al National Security Council, insieme ai vertici delle agenzie di sicurezza e di intelligence della nazione. Biden gli ha anche affiancato un’inviata per il clima che si occupi solo di questioni interne, Gina McCarthy. La Gran Bretagna, già dal 2017, ha nominato Nick Bridge figura rappresentativa del clima e lo stesso ha fatto la Cina, con Xie Zenhua, oltre 10 anni fa.
Per quanto riguarda l’Unione Europea non ha ancora previsto una figura ad hoc e queste competenze sono ripartite tra l’alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, e il vice-presidente della Commissione con delega al clima, Frans Timmermans.
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