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Il “range rider” e la convivenza tra lupi e bestiame, oltre la politica

Il “range rider” e la convivenza tra lupi e bestiame, oltre la politica
Il “range rider” e la convivenza tra lupi e bestiame, oltre la politica, foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa

La rappresentazione di un modo nuovo, al di là delle scelte della politica, per dare vita ad un rapporto differente tra allevatori di bestiame e lupi, un ponte tra animali e persone.

Affrontare la gestione consapevole dei cosiddetti grandi carnivori, normalmente identificati con lupi, cinghiali e linci, pone sfide di assoluta complessità.

L’obiettivo è quello di risolvere i problemi di ordine socio-economico che ne conseguono dalla convivenza con gli uomini, cercando di migliorare la conoscenza di questi predatori e fornire una base unitaria di cooperazione e di condivisione di politiche di conservazione della biodiversità tra i diversi portatori d’interesse.

Concentrando la nostra attenzione in particolare sui lupi, la tematica è più che mai attuale in Europa, dove il ritorno naturale di questo predatore sta dando il via a un vero e proprio dibattito, soprattutto dopo la proposta della Commissione Europea di declassare lo status di protezione del lupo nella Convenzione di Berna.  

Ci riferiamo alla recente proposta della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di modificare lo status di protezione del lupo nella Convenzione di Berna, da specie “rigorosamente protetta” (Allegato II) a specie “protetta” (Allegato III).

In tutto il continente, organizzazioni come Io non ho paura del lupo si battono per la conservazione di questi animali e per la nostra coesistenza con essi in uno spazio naturale condiviso.

Un esempio di convivenza tra lupi ed allevatori arriva dagli Stati Uniti

Si può affermare che però un mondo differente è possibile. A dimostrarlo è Patagonia, un noto marchio di abbigliamento outdoor che negli anni si è distinto per il suo attivismo ambientalista, che ha recentemente presentato un documentario che offre uno sguardo più approfondito sulla vita di un “cavaliere solitario”, un “range rider”, che lavora tutto l’anno con metodi di mitigazione non letali per evitare che i lupi guardino alle mucche come fonte di cibo e per dimostrare che la coesistenza è possibile.

Il ritorno dei lupi nello Stato di Washington ha acuito lo scontro con le comunità rurali di allevatori. Daniel Curry, questo il nome del “range rider” pattuglia le aree selvagge a cavallo, creando un cuscinetto tra i lupi e le mandrie di bestiame che pascolano sulle terre pubbliche.

Quando questi carnivori selvatici sono sospettati di uccidere il bestiame, le conseguenze per i branchi possono essere fatali, mentre il bracconaggio illegale e le uccisioni promosse dallo Stato mietono vittime.

Creare un ponte tra uomini e animali   

Daniel Curry spiega in modo efficace il su compito di “range rider”: “Lavoro tutto l’anno per evitare che i lupi guardino alle mucche come fonte di cibo. Credo di avere uno scopo principale nella vita su questo pianeta, che è quello di essere un ponte tra gli animali e le persone.

Fin da piccolo sono sempre riuscito a relazionarmi con gli animali meglio che con le persone. Credo che, grazie ai doni che mi sono stati dati, sia mio dovere condividere questo straordinario legame che le persone possono avere con gli animali”.

Un documentario che offre una nuova prospettiva dell’America rurale

Il documentario, di grande impatto visivo, ha una durata di circa 30 minuti e ci guida in immagini di natura di incredibile fascino. Il regista Colin Arisman ha sottolineato come “Range Rider” vuole offrire “una prospettiva sull’America rurale che spesso è assente nei media tradizionali.

Sebbene ci sia stata certamente una certa polarizzazione, ho assistito a numerosi esempi di allevatori e ambientalisti disposti a lavorare insieme per trovare il modo di coesistere con i lupi. Nonostante le nostre politiche, ho visto che è ancora possibile costruire relazioni al di là delle differenze per affrontare i problemi più importanti delle nostre comunità”.

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