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Il mare di tutti e per tutti

Foto di adamtepl da Pixabay

Sedie mobili per l’ingresso in acqua in autonomia, passerelle che facilitano la mobilità alle persone in carrozzina, mappe tattili per non vedenti, aree giochi per bambini con difficoltà sensoriali e cognitive

Sono alcune delle attrezzature e delle soluzioni che sappiano garantire spiagge davvero accessibili alle persone disabili. Stabilimenti dove oltre alla fruibilità, ottenuta con il semplice rispetto delle norme, è l’inclusività che rende normale la giornata del disabile.

Profitto e coscienza

Senza togliere ai gestori l’opportunità di fare legittimo profitto. Anzi, gli stabilimenti che scelgono di mettere al centro l’accessibilità fanno il pienone tutta l’estate, perché attrezzare una struttura alle necessità di tutti è un’occasione per migliorare qualità e competitività dell’azienda. E chiunque può farlo seguendo un vademecum per rendere fruibile a tutti la propria spiaggia.

I risultati del censimento della Fondazione Serono: una perla in Calabria

I numeri parlano chiaro: lo stabilimento Valentino Beach Club di Catanzaro Lido, gestito dalla cooperativa sociale Zarapoti, già a maggio aveva il 70% di sdraie e ombrelloni prenotati fino a settembre. E quelli che hanno seguito i consigli di “Village for all V4”, il marchio di qualità internazionale dell’ospitalità accessibile, promosso da Roberto Vitali, registrano incrementi di fatturato del 20%. A “video-mappare” gli stabilimenti davvero accessibili è la Fondazione Serono che tra Toscana, Lazio e Calabria ne ha censiti 17.

Ancora tanto da fare

Ancora troppo pochi, di fronte a 4 milioni di persone con disabilità e a un potenziale, compresi familiari e accompagnatori, di 10 milioni di clienti. Il mare in Italia, però, è spesso inaccessibile anche a chi non è disabile: su molti chilometri delle nostre coste farsi un bagno è un’utopia per via dei troppi varchi al mare negati, depuratori che inquinano, come dimostrano le recenti sanzioni dell’Unione europea (per 800 centri urbani privi di sistemi di depurazione adeguati), e delle scelte sbagliate che portano all’erosione. Su tutti il caso di Ostia, dove per ben sei chilometri del suo litorale ci sono ristoranti, resort con piscine, discoteche e locali che creano un vero e proprio “muro” che impedisce la vista del mare.

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