Nei giorni scorsi, durante un’audizione presso la XIII Commissione Agricoltura della Camera, l’ISPRA è intervenuto in merito alle iniziative per il contrasto alla diffusione della cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys), insetto di specie esotica per l’Italia, osservata per la prima volta nel 2012 in Emilia Romagna e poi segnalata in tutte le regioni italiane
Cimice asiatica, conosciamola meglio
H. halys, proveniente da Cina, Giappone, Corea e Taiwan, si alimenta su molte piante, incluse quelle di interesse agricolo e arboreo. Nel nostro Paese, documenta ISPRA, ha causato forti impatti nei frutteti in breve tempo dal suo arrivo: a partire dall’Emilia Romagna si è progressivamente estesa in tutto il nord Italia e recentemente anche nelle aree del Centro.
La cimice asiatica ha un elevato potenziale demografico e in Italia mostra due cicli riproduttivi completi per singola annualità. Produce oltre 200 uova per femmina e, secondo i dati dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha un tempo di sviluppo degli adulti più rapido che in altri Paesi.
La fertilità, la mortalità e il tempo di sviluppo sono fattori strettamente correlati con le condizioni climatiche e, se particolarmente propizi, possono favorire esplosioni demografiche da parte delle popolazioni della specie.
Danni estesi alle produzioni agricole
Le conseguenze negative dovute alla cimice asiatica sono considerevoli e riguardano produzioni agricole diversificate. Il principale impatto è sulla produzione frutticola, ma a farne le spese sono anche i noccioleti; in Piemonte, ad esempio, nel 2017 sono state registrate perdite del 90% della coltivazione di nocciole.
In base ai dati del Centro Servizi Ortofrutticoli, per il 2019 sono state stimate perdite complessive in nord Italia superiori ai 250 milioni di euro, che potrebbero aver raggiunto i 350 milioni di euro.
Gli effetti si stanno estendendo anche al centro Italia ed è possibile prevedere una crescita progressiva delle perdite economiche conseguente all’espansione di H. halys anche alle regioni del meridione.
Contro la cimice asiatica un aiuto dalla vespa samurai
La lotta alla cimice asiatica non appare efficace con le tecniche attualmente adoperabili a causa dell’elevata tolleranza della specie a molti insetticidi. Ad oggi, non sono disponibili prodotti selettivi per questo insetto, per cui si fa uso di insetticidi ad ampio spettro, in contrasto con le regole di lotta integrata imposte per le produzioni biologiche.
Anche le pratiche di prevenzione meccanica, pur presentando una buona efficacia se eseguite correttamente, sono molto costose, non applicabili a larga scala e non risolutive.
Il metodo più promettente è basato sul controllo biologico, ossia sull’utilizzo di antagonisti naturali della specie. Per quanto riguarda l’Italia, vari test hanno evidenziato un impatto limitato degli antagonisti autoctoni ed è necessario fare riferimento a specie antagoniste di origine esotica.
In questa direzione, i dati disponibili sembrano indicare che l’utilizzo della vespa samurai Trissolcus japonicus potrebbe avere un effetto significativo sulle popolazioni della cimice asiatica. In che modo? L’individuo adulto deposita le proprie uova all’interno di quelle della cimice asiatica; quando le larve della vespa si sviluppano, uccidono le uova della cimice.
Ma è possibile immettere in natura agenti esotici? Da un punto di vista normativo esiste un generale divieto; solo in tempi recenti sono state introdotte, in condizioni strettamente controllate, possibilità di deroga. Quest’ultima deve essere richiesta al Ministero dell’Ambiente dalla Regione o Provincia autonoma interessate, corredata da uno studio di analisi del rischio, e può essere concessa dal Ministero sentito il parere tecnico di ISPRA.
Il fenomeno delle invasioni biologiche
Come sottolinea il comunicato ufficiale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, il caso della cimice asiatica si collega al concetto di invasioni biologiche, cioè al trasporto operato dall’uomo, accidentalmente o intenzionalmente, di specie al di fuori del loro areale naturale.
Tale fenomeno, che risulta in forte crescita in tutto il mondo, ha tassi di incremento stimati in oltre il 75% in 30 anni e ancora superiori per il nostro Paese (96% in 30 anni).
I dati scientifici attuali indicano che le specie esotiche invasive causano oltre 12 miliardi di euro di danni all’anno in Europa e in futuro potranno determinare perdite all’agricoltura globale per oltre 540 miliardi di dollari/anno.
Avete un piccolo orto? Su Green Planet News anche rimedi e consigli green per eliminare le cimici dai pomodori: http://www.greenplanetnews.it/cimici-asiatiche-sui-pomodori-3-rimedi-per-eliminarle-dagli-orti/