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Ghostbusters dei mari, la campagna di ISPRA per eliminare le reti abbandonate in mare

Ghostbusters dei mari, la campagna di ISPRA per eliminare le reti abbandonate in mare
Foto @Ufficio stampa ISPRA - Zona Capo Boi. AMP Capo Carbonara, Sardegna BOI1 9.44066E, 39.11813N

Le “Ghost Nets” molto spesso perse in mare, una volta erano realizzate con la canapa o il cotone, oggi è la fibra sintetica derivante dalla plastica il principale materiale utilizzato.

La procedura “Ghostbusters dei mari” sarà rappresentata da subacquei altamente specializzati e robot sottomarini filoguidati (ROV) con braccia meccaniche per tagliare, manipolare e rimuovere le reti a profondità superiori ai 40 metri nel rispetto di un rigoroso piano di sicurezza.

Questo il piano realizzato da ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con l’obiettivo di contrastare questa minaccia silenziosa e spesso invisibile che si aggira tra le onde, ovvero le cosiddette Ghost nets, ‘reti fantasma’ utilizzate per la pesca che vengono abbandonate o perse in mare e rappresentano una delle forme più insidiose di inquinamento marino.

ISPRA, nell’ambito del progetto MER (Marine Ecosystem Restoration) finanziato dal PNRR, ha dato il via alle procedure per ripulire le acque da queste attrezzature in 20 siti lungo le coste italiane di Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Marche, Emilia-Romagna e Veneto. Il piano include la rimozione, la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il riciclo delle “reti fantasma” e andrà avanti fino al 30 giugno 2026.

La procedura vedrà l’applicazione di attività di monitoraggio per identificare con precisione i siti critici per la rimozione di questi oggetti e preservare la flora e la fauna locale.

Come spiega l’istituto, non si tratta di una semplice pulizia, ma di un intervento preciso e meticoloso, simile al restauro di un dipinto, che valuta attentamente le condizioni di ogni sito per ridurre al minimo i danni alle comunità animali e vegetali e massimizzare il riciclo della plastica recuperata. Un passo fondamentale per mari più puliti e sostenibili, liberi dalle minacce delle reti fantasma e protetti nella loro biodiversità.

Ghost Nets , minaccia invisibile

I dati ISPRA mostrano che l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e acquacoltura e il 94% di questi sono reti abbandonate, alcune lunghe addirittura chilometri. Le “Ghost Nets” sono pericolosissime: le praterie di Posidonia oceanica vengono danneggiate per effetto fisico dell’ombreggiamento e dell’abrasione meccanica del fondale che uccide e strappa le piante, molte specie vengono soffocate a causa dell’eccessivo accumulo di sedimenti.

Anche le specie animali subiscono un danno perché le attrezzature da pesca perse in mare continuano a catturare milioni di pesci, mammiferi, tartarughe, grandi cetacei e persino uccelli in modo non selettivo e indiscriminato, senza il controllo umano, colpendo quindi anche specie minacciate e a rischio.

Si stima che da sole le reti fantasma catturino circa il 5% della quantità di pesce commerciabile a livello mondiale.

Inquinamento da plastica

Come se questo non bastasse, le reti rappresentano una nuova fonte di inquinamento: se una volta, infatti, erano realizzate con la canapa o il cotone, oggi il promo materiale utilizzato è la fibra sintetica derivante dalla plastica, un materiale che impiega centinaia di anni per decomporsi.

Le reti hanno soffocato molta della fauna presente, per non parlare dei coralli, seriamente danneggiati. Inoltre, per la loro aderenza alle rocce, le reti da pesca chiudono ogni rifugio possibile per i pesci, che così sono costretti a spostarsi. Contribuiscono poi in maniera significativa all’inquinamento da microplastiche che, con il loro carico di contaminanti, possono essere ingerite dagli organismi marini ed entrano nella rete trofica, arrivando fino all’uomo.

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