L’obiettivo è quello di acquisire dati scientifici preziosi sulla biodiversità urbana e sensibilizzare la cittadinanza al rispetto degli ecosistemi.
Avete mai sentito parlare di fototrappolaggio naturalistico? È una tecnica video-fotografica utilizzata per documentare gli animali selvatici e i loro comportamenti, molto utilizzata negli studi scientifici di tipo faunistico.
La tecnica ha radici lontane, sviluppata nei primi decenni del Novecento dal naturalista George Shiras, e si mostra estremamente efficace per una serie di studi non invasivi che possono determinare lo stato di una popolazione, la presenza di una specie, le abitudini individuali e l’utilizzo dello spazio.
Il fototrappolaggio si effettua posizionando una fototrappola in un determinato ambiente: il soggetto entrando nel raggio di azione del sensore attiva lo scatto fotografico o l’inizio del video. Importante è il totale rispetto di alcune regole ed un utilizzo sempre responsabile che non abbia alcuna conseguenza negativa per gli animali.
Un progetto di fototrappolaggio nella città di Firenze
Un ambizioso progetto di fotrappolaggio è quello messo in campo da CNR-IRET e National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità, finanziato dal PNRR – Next Generation EU, che sta svelando la presenza di numerose specie rare e inaspettate di mammiferi nel cuore della città di Firenze.
È il primo progetto in Italia di fototrappolaggio che include per intero un’area metropolitana.
Con stupore si è potuta verificare la presenza, nel capoluogo toscano, di specie assolutamente inaspettate.
I ricercatori di NBFC (Spoke 5) – Emiliano Mori, Leonardo Ancillotto e Andrea Viviano del CNR-IRET di Firenze con Olivia Dondina dell’Università di Milano-Bicocca – hanno installato 40 fototrappole in parchi, giardini storici e aree verdi urbane del capoluogo toscano e provincia, con l’obiettivo di monitorare la fauna locale e comprendere meglio le dinamiche ecologiche degli ambienti urbani.
Tra le aree monitorate: Villa Stibbert, Villa Blend, Parco delle Cascine, Parco di San Salvi, Parco dell’Argingrosso, Castello di Bisarno a Firenze; Parco del Neto a Calenzano, Giardino dell’Oliveta a Sesto Fiorentino e Parco Chico Mendes a Campi Bisenzio.
La presenza di specie sorprendenti: il primo gatto selvatico e poi lupi, puzzole e istrici
Dopo 13 mesi di lavoro, i primi risultati di questa iniziativa sono stati sorprendenti: sono state rilevate oltre 30 specie tra cui alcuni mammiferi protetti come i moscardini, piccoli roditori arboricoli, stretti parenti del ghiro, con una lunghezza complessiva di circa 16 cm, compresi i 6 di coda e pesano tra 15 e 40 grammi. La loro presenza era già stata segnalata qualche settimana fa a Milano.
Non mancano lupi e puzzole, quest’ultime trovate in prossimità di aree umide, per ora ancora molto abbondanti a Firenze e fondamentali per questo carnivoro.
Le specie più presenti sono risultate la volpe, la lepre europea e l’istrice. Il lupo è presente solo nell’area sud della città, mentre i daini e caprioli soprattutto nella porzione nord.
Dato di particolare interesse è stato il rilevamento del primo gatto selvatico nella zona sud della città.
È l’unico felino selvatico in Italia, presente soprattutto nei boschi vetusti, fino agli anni ‘90 avvistato solo fino alla provincia di Pisa.
Come spiegato da Emiliano Mori, uno dei ricercatori del National Biodiversity Future Center: “Questo progetto permette di acquisire dati scientifici preziosi sulla biodiversità urbana e di sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza di tutelare gli ecosistemi anche in contesti fortemente antropizzati. Siamo quindi molto entusiasti di scoprire la ricchezza di vita che si nasconde nei nostri parchi e giardini”.