Il Festival del verde e del paesaggio, a Roma, nel giardino pensile dell’Auditorium Parco della Musica , è arrivato alla sua IX edizione, non perdendo nulla del suo smalto, della sua allegria, dei suoi colori/odori/progetti
“Mi sono innamorata perdutamente”, confessa Agata che è qui per la sua prima volta, con le braccia abbracciate a un bel gruppetto di piantine profumate. “Credo che non potrò più farne a meno!”, dice mentre se ne va via soddisfatta. E sono appena le 10.30 di questa prima giornata del Festival (si chiude il 12 maggio). Adolfo e Caterina, coppia agée dai capelli candidi, curiosa tra le varie installazioni in cui occhieggiano fiori e fragranze dalle nuance rese ancora più magiche da questa solare mattinata.
Che coinquilino, il verde, all’Auditorium!
Alberta si ferma nel “Canneto Incantato”, installazione che mette insieme canne, bambù, olivo: qui ci sono ad esempio gli organi eolici che catturano il soffio del vento e “ne restituiscono la voce”, spiega Valeria Micara del team di architette di Hera che ha inventato il tutto. Ma si può provare a suonare il flauto di Pan e/o il fischietto ad acqua. Siamo tutti invitati a farlo!
Sotto le massicce strutture dell’Auditorium, non sfugge un allestimento di una semplice estetica, una pergola/gazebo popolata da piante fluttuanti: sono davvero tante, le si possono ammirare sedendosi su una sedia di legno sistemata nel mezzo. Lo studente di architettura Keita Daniel Suzuchi spiega questo progetto “Coabitare”, ideato con Rafael Prugger, fondatore di Interni Botanici. “Vuole essere il manifesto del non-giardino, un piccolo spazio privato, in cui noi e le piante coabitiamo, semplicemente”. Una meraviglia, sedersi lì con quel verde coinquilino: emozioni a go-go.
A qualche metro di distanza c’è Fragrantia, che racconta il respiro attraverso l’olfatto: in una schematica struttura geometrica sono posizionate una sorta di cilindri in tessuto che ospitano diverse essenze profumate, dove ci si può entrare e odorare quelle fragranze che esplodono a ogni soffiar di vento o di passaggio…
Del resto, Breathe – Respiro è proprio il tema di questa edizione del Festival, il suo filo conduttore. Come il Forest Bathing all’interno di Airship.03 – Fontana d’aria, cioè una installazione climatico-paesaggistica con alle spalle l’Auditorium firmata dal collettivo breathe.earth.collective in collaborazione con Austria Turismo. Un’immersione di respirazione profonda nella foresta umida, fitta e profumata di pino cembro, muschi e licheni, un’esortazione al rimboschimento delle città, una delle tendenze virtuose che definiscono l’urbanistica del ventunesimo secolo.
Profumi, idee, magie, ispirazioni
Il bello del Festival è quel fitto mosaico di sensazioni, poesie, suggestioni che solo il contatto con il verde riesce a regalare, rassicurando anche gli animi più vulnerabili.
Una passeggiata tra quegli arcobaleni e tra quelle forme lascia sempre rasserenati, non c’è che dire. E da non scordare poi tutte le idee che si riescono a catturare zigzagando qua e là, ispirazioni anche per chi ha un piccolo balcone, magari basta una poltroncina dalla tinta accesa e qualche vasetto di aromatiche, una rosa o un papavero, per crearsi il proprio giardino-da-città. Come insegnano le proposte dei “Balconi per Roma”: uno, non a caso, si chiama “GreenRoom – Scappare dalla città restando in città”… mica male!
E poi, e poi, ci sono i mille suggerimenti che arrivano dagli artigiani per arredare il giardino con ceramiche, tavoli di lava smaltata dalle incredibili nuance, numerose composizioni che mixano specchi, caffettiere, tavoli scrostati, mensole arrugginite a timide piantine o a spavaldi arbusti che tuttavia non riescono a rubare del tutto la scena. Già perché qui, al Festival del verde e del paesaggio di Roma, la bellezza in tutte le sue declinazioni è di scena e non smette di stupire.