Etica e politica delle piante di Gianfranco Pellegrino e Marcello Di Paola (collana Habitus, Ediz. DeriveApprodi, pp 224, 2019,16 euro) è un viaggio storico, filosofico e scientifico alla scoperta del complesso mondo delle piante che per diversi secoli è stato separato da quello umano
Etica e politica delle piante è il racconto del lungo e difficile cammino di conquista etica e filosofia politica delle piante per superare la loro negazione storico culturale, dalla dalla filosofia alla religione, fatto eccezione per l’induismo e giainismo, da occidente a oriente, durata secoli.
Malgrado per molti le piante rimangano tutt’ora esseri passivi e inerti, più simili a cose che a viventi degni di cura e considerazione, l’indagine scientifica più recente mostra che le piante hanno forme di attività, intelligenza, percezione, comunicazione. E per questa ragione, non le si può più escludere dall’ambito etico e politico, le piante, non si possono più esclusivamente relegare ad una eccezione vegetale. Le piante sono state la prima forma vivente a colonizzare la terra creando le condizioni della nostra vita stessa grazie alla fotosintesi che produce ossigeno elemento indispensabile per tutta la vita animale.
Tutti prede e tutti predatori, vegetali compresi e se decidessimo di non mangiare più le piante, così come s’è fatto per gli animali, di cosa ci nutriremo in futuro? Tante le domande ed i temi che capitolo dopo capitolo vengono affrontati in questo saggio. Dalla filosofia alla biologia, dalla letteratura alla religione, dalla biodiversià alla sostenibilità, è un invito alla conoscenza e al rispetto di un habitat naturale, ascoltando attentamente i sussurri senza voce delle piante.
Etica e politica delle piante è il primo titolo della nascente sottocollana di habitus, environmental humanities, questo libro intende contribuire a quest’impresa, dando al lettore un quadro della discussione filosofica sullo status concettuale, morale, e politico delle piante.
A completare il volume e ad ampliare il dibattito, due saggi indipendenti: quello di Simone Pollo, sulla questione del valore dei vegetali, e di Alessandra Viola, a difesa dell’idea che alle piante si possano attribuire diritti giuridici per proteggere la loro importanza non solo economica ma anche sociale, culturale ed ecosistemica. Due esempi della nascente discussione sull’etica delle piante, nella speranza che essa possa prender forma sempre più nitida e crescere, intensa e duratura, anche nel nostro paese.
Gli autori
Gianfranco Pellegrino, è professore associato di Filosofia politica al dipartimento di Scienze politiche della Luiss Guido Carli. Si interessa di etica ambientale, teorie della giustizia distributiva e questioni di etica pubblica.
Membro della Società italiana di filosofia politica, della International Society of Utilitarian Studies.
Ha scritto: La fabbrica della felicità. Liberalismo, etica e psicologia in Jeremy Bentham, Liguori, 2010; La fuga di Astrea. Giustizia, povertà e cambiamento climatico: la filosofia politica di fronte alle sfide globali,LUP, 2012;Etica pubblica, LUP, 2015; Nell’Antropocene. Etica e politica alla fine di un mondo con M. Di Paola, DeriveApprodi, 2018
Marcello di Paola è docente di Studi ambientali presso la Loyola University of Chicago JFRC e di Filosofia politica presso la LUISS di Roma.
Ha scritto: Giardini globali (2012); Cambiamento climatico (2015); Nell’Antropocene. Etica e politica alla fine di un mondo (2018) e numerosi testi in lingua inglese.
Intervista a Gianfranco Pellegrino
Come è nato il progetto di questo libro?
Da tempo sono interessato alle questioni di etica dell’ambiente, in particolare al cambiamento climatico e ai problemi etico-politici che solleva. Marcello Di Paola, che ha scritto moltissimo su giardini e piante, ha attirato la mia attenzione su questo tema, facendomi anche collaborare a un libro in inglese da lui curato. Da questo è nato il progetto di scrivere insieme un resoconto della discussione internazionale per i lettori italiani, proponendo anche la nostra visione su questi temi e sul valore e i diritti delle piante.
Stefano Mancuso, nel suo ultimo libro La Nazione delle Piante, propone una costituzione delle piante, affermando che “noi esseri umani non capiamo le piante e che sostanzialmente ce ne freghiamo di loro”. Lei cosa ne pensa?
Mancuso ha fatto un lavoro pionieristico in questo campo. Tocca adesso a specialisti provenienti dalle scienze umane e sociali, e dalla filosofia, integrare e completare le sue preziose intuizioni. Nel libro proponiamo non solo vie per aumentare la nostra comprensione della vita e dell’intelligenza delle piante, ma anche una nozione di ‘cittadinanza vegetale’, che possa permettere di elaborare politiche concrete per proteggere le piante e la loro vita.
Un infinito numero degli oggetti utili per noi umani deriva dalle piante: cibo, legna, vestiti, carburanti, medicine e molto altro. Sono le piante che, grazie alla fotosintesi, producono ossigeno, elemento indispensabile per tutta la vita animale, malgrado questo il termine “vegetale” viene utilizzato in senso negativo. Perchè secondo lei?
Questo rimanda al punto precedente. Come spiegano Mancuso, Hallé, Coccia, la scienza e la filosofia hanno visto le piante tramite metafore e immagini derivate dalla vita animale. Questo ha creato una sorta di cecità nei confronti delle facoltà attive e dell’intelligenza delle piante. Per cui le piante sono state identificate con la passività e l’assenza di vita intellettuale, esagerando e rendendo caricaturale la vecchia dottrina aristotelica dell’anima vegetativa come elemento vitale minimo, comune a piante, animali ed esseri umani.
Antropocene, l’uomo ed il suo rapporto “distruttivo” con l’ambiente, come ne usciamo, cosa dobbiamo fare?
Questa è una domanda veramente complessa. Diciamo che già prendere coscienza della discussione sull’Antropocene e dei suoi molteplici aspetti potrebbe essere un primo passo. In generale, da questi problemi complessi si inizia a uscire soprattutto avviando la discussione democratica, il dibattito pubblico.
Come considera le politiche in relazione all’ambiente dell’attuale governo?
Nonostante resistenze ed esitazioni, l’attuale Ministero dell’ambiente, forse anche recependo il cambiamento dell’opinione pubblica e l’input della nuova Commissione europea, sta avviando passi concreti, anche se iniziali.
Intervista curata dalla redazione e realizzata con il contributo di Manola Testai
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