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Earth Overshoot Day, terra e acqua supersfruttate

Foto di linaberlin da Pixabay

Domani, Earth Overshoot Day, il giorno di “sovrasfruttamento della Terra”. Parliamo del giorno in cui lo sfruttamento delle risorse naturali supera quelle che il nostro pianeta può generare nell’anno. Tale giorno, secondo i calcoli del Global Footprint Network, nel 2018 cade l’1 di agosto

Secondo quanto riportato dal Wwf,“L’umanità utilizza risorse naturali più velocemente di quanto gli ecosistemi della Terra siano in grado di rigenerare: il 1 agosto 2018 secondo gli esperti del Global Footprint Network avremo consumato le risorse naturali che il nostro Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Dal 2 agosto, staremo simbolicamente erodendo il capitale (naturale) del pianeta”.

“In pratica è come se stessimo usando 1,7 Terre – sottolinea Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico WWF Italia –  Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo è andato in overshoot nel 1970 e da allora il giorno del sovrasfruttamento è caduto sempre più presto.

Il deterioramento dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversità presenti sulla Terra continua a crescere – continua il direttore scientifico del WWF Italia – Le ricerche più autorevoli ci documentano che allo stato attuale il degrado dei suoli della Terra dovuto all’impatto umano sta esercitando un ruolo fortemente negativo sul benessere umano, in particolare per almeno 3.2 miliardi di individui, e sta contribuendo alla sesta estinzione di massa della ricchezza di biodiversità della Terra.

La valutazione del costo complessivo di questo degrado, causato dalla perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici, viene valutato in più del 10% del prodotto lordo mondiale. Al 2014 più di 1.5 miliardi di ettari di ambienti naturali sono stati convertiti in aree coltivate. Oggi meno del 25% della superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta sono in una situazione naturale. Secondo gli esperti si stima che, al 2050, questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale“.

Earth Overshoot Day: il mar Mediterraneo

Anche le risorse ittiche del mar Mediterraneo rientrano tra quelle sovrasfruttate. Tra queste, il nasello, o merluzzo, lo è più di tutte, con un tasso di sovrasfruttamento 5.5 volte superiore a quello sostenibile e con picchi che raggiungono 12 volte i livelli di sfruttamento sostenibile nel Mediterraneo occidentale.

La pesca eccessiva incide sulla taglia delle catture (si pescano pesci più giovani e più piccoli) con un conseguente deprezzamento di vendita. Se pensiamo che nel 2014 le catture di nasello in Italia sono state quelle dal più alto valore commerciale (64 milioni di euro), non c’è dubbio che il recupero di questa specie sarebbe nell’interesse di tutti, soprattutto degli stessi pescatori.

Ma il nasello non è l’unico: lo stato di impoverimento riguarda comunque il 90% degli stock ittici del Mediterraneo (l’Atlantico, invece, vive uno sfruttamento degli stock del 41%), con alcune specie, come alici e sardine, a rischio collasso, in Adriatico.

La soluzione per il recupero, secondo gli esperti, ci sarebbe: ridurre lo sforzo di pesca del 58%. “Per raggiungere questo obiettivo – dice Domitilla Senni di MedReAct – a poco servono i fermi biologici come quelli attuati per poche settimane all’anno. C’è bisogno di chiudere definitivamente alla pesca le zone più sensibili”.

Nel 2017 su iniziativa di MedReAct e dell’Adriatic Recovery Project, è stata chiusa alla pesca demersale la più importante zona di riproduzione del nasello in Adriatico, all’interno della Fossa di Pomo. “Un’importante ed efficace misura di conservazione – conclude Senni – che dovrebbe essere estesa ad altri habitat essenziali di questa specie in Adriatico e nel Mediterraneo”.

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