Nel precedente articolo sul cortometraggio “Non è un cantiere per vecchi”, vi avevamo anticipato quest’intervista ad alcuni esponenti del Disordine degli Architetti. Il corto, infatti, è un progetto dell’associazione culturale genovese nata nel 2017 e che durante questi anni ha portato avanti diverse iniziative di notevole interesse. Un corto in cui ci ritroviamo in compagnia dell’anziano architetto genovese Bacci con il suo adorabile carlino nero di nome Orlando.
Ed è attraverso la loro parola e il loro sguardo, che andiamo a scoprire storia e ricordi di un’opera come la Scalinata Borghese, nonché della città di Genova, nelle sue trasformazioni nel tempo. Spunto di riflessione su questo ponte tra passato e futuro simboleggiato proprio dai cantieri ai quali spesso non facciamo caso, ma che tanto cambiano il nostro ambiente.
Di tutto questo e molto altro si è parlato con la presidente dell’associazione di Disordine degli Architetti, Chiara Giolito e con il segretario, nonché l’anziano Bacci del corto, Eugenio Cappetti.
Come nasce l’idea del cortometraggio “Non è un cantiere per vecchi”?
Come molti progetti dell’associazione, anche “Non è un cantiere per vecchi” nasce dallo spirito di condivisione e comunicazione del vivere l’architettura, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile per tutti. La trasformazione della città rappresenta nell’immaginario collettivo un momento distante dalla vita quotidiana, un punto di partenza ed un punto di arrivo senza che se ne voglia indagare il processo che porta dal progetto alla realizzazione.
Il cortometraggio ha quindi come obbiettivo quello di suscitare nel cittadino “non addetto ai lavori” una sana e positiva curiosità verso il mondo edile, guidandolo attraverso una nuova sensibilità ed una migliore informazione.
Perché son stati scelti come protagonisti l’anziano architetto Bacci con il suo carlino Orlando?
Nell’immaginario collettivo la figura dell’anziano è da sempre associata ai cantieri. Attraverso la sua esperienza, i suoi ricordi e la sua curiosità rappresenta il protagonista più appropriato al racconto di questi luoghi. Il cantiere vero e proprio, la parte effettivamente non accessibile al pubblico, viene raccontata con gli occhi ed il cuore di Orlando, per portare lo spettatore dentro ad un mondo sconosciuto e mostrargli come la bellezza e l’armonia si possano trovare in luoghi impensati.
Proprio per questo prende il titolo di “Non è un cantiere per vecchi”. Cogliamo l’occasione per ringraziare i nostri amici Simona e Fabio, i genitori di Orlando, per averci presentato ad un tipo veramente speciale… ma non ditelo ad Orlando che poi si monta la testa.
Qual è il messaggio più importante che vorreste dare con il corto?
Osservare un cantiere è come leggere un libro. Trovare il tempo per scoprire nuovi mondi, per ricordare tempi passati, per conoscerne la storia e magari per immaginare scenari futuri, è ormai più prezioso dell’oro.
Il legame di profonda amicizia che nasce tra Orlando e l’architetto Bacci è il mezzo attraverso il quale vogliamo trasmettere il sentimento di rispetto che ognuno di noi dovrebbe riservare nei confronti della propria città. La speranza è quella di riuscire a distogliere gli sguardi dai nostri smartphone per tornare ad osservare quello che ci circonda.
In che modo le nostre città sono cambiate nel tempo e come stanno cambiando anche oggi in Italia?
Viviamo in un momento storico particolarmente “scivoloso”. La sensazione più tangibile è che la città può essere contemporaneamente deserto e giungla. Gli Architetti sono in prima linea. La città storicamente si è sempre contraddistinta secondo criteri di densità abitativa e produttività (beni e servizi), trascurando, se non in pochi e rari casi, l’impatto ambientale che un determinato modello di sviluppo potesse avere nel medio periodo (brevissimo se ragioniamo in termini geologici).
Questo modello è stato completamente sconvolto e riconcepito. La città del futuro sarà probabilmente un’altra cosa. In questo contesto l’Italia sta facendo passi avanti con esempi che per certi versi sono diventati iconici, come il Bosco Verticale di Milano dell’architetto Stefano Boeri. Progettare un futuro migliore per le generazioni che verranno è, in questo periodo storico, la prima missione degli architetti di oggi.
L’associazione Disordine degli Architetti su cosa sta lavorando ora? Ha già nuovi progetti per il futuro?
Con il 2020 inizia il terzo anno di vita della nostra associazione culturale e ci sentiamo in gran forma! Abbiamo appena portato a termine Archindependence day, un concorso culturale di idee di respiro nazionale con la premiazione dei vincitori venerdì 29 novembre 2019 alla biennale di architettura di Pisa. Ai partecipanti veniva chiesto di riprogettare quattro monumenti simbolo delle città italiane. Con la tragedia di Notre Dame di Parigi si è rivelata una richiesta tutt’altro che assurda.
Oltre a questi macro-progetti portiamo avanti anche una produzione editoriale continua sul nostro sito disordinedegliarchitetti.com attraverso rubriche come architettiVSzombie, archiGOSSIP, sarannoARCHITETTI, architetti&POPCORN, ecc. con l’obbiettivo di far divertire e riflettere il lettore.
Non possiamo anticiparvi molto sul futuro ma speriamo di far parlare ancora di noi il giorno di S.Valentino, con un progetto che vedrà tutti i soci del Disordine degli Architetti finalmente insieme.
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