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"La palla è nel campo della Cina". Donald Trump sceglie una mossa di attesa nella partita dei dazi con la Cina. Il presidente degli Stati Uniti, dopo l'escalation con Pechino, attende le decisioni della controparte, come evidenzia la dichiarazione affidata alla portavoce Karoline Leavitt. "La Cina ha bisogno di fare un accordo con noi. Noi non abbiamo bisogno di fare accordi con loro. Non c'è nessuna differenza tra la Cina e ogni altro paese, se non per il fatto che la Cina è molto più grande", le parole di Trump, che ha adottato tariffe complessive del 145% nei confronti del paese asiatico. Pechino, dice il presidente degli Stati Uniti, "vuole quello che abbiamo e che tutti i paesi vogliono: i nostri consumatori. Hanno bisogno di nostri soldi". Per tutti i paesi, tranne la Cina, i dazi sono stati congelati per 3 mesi.
"Il presidente è aperto ad un'intesa, ma è la Cina che ha bisogno di fare un accordo", dice Leavitt, che fa il punto sul quadro generale dei colloqui tra Washington e il resto del mondo. "Più di 75 paesi ci hanno contattato con proposte di accordi, c'è molto lavoro da fare. Riteniamo di poter annunciare intese molto presto. "Abbiamo avuto più di 15 accordi, pezzi di carta, messi sul tavolo. Sono proposte che vengono valutate, non voglio anticipare nessun annuncio", dice la portavoce a poche ore dall'arrivo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, attesa alla Casa Bianca giovedì 17 aprile. Trump ha chiarito la scorsa settimana che l'Unione europea viene considerata un blocco unico nelle trattative. Bruxelles ha inviato a Washington il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, che nella capitale a stelle e strisce ha avuto un primo incontro con il segretario al Commercio Howard Lutnick e con l'ambasciatore Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio. L'Ue "rimane costruttiva" nei confronti degli Usa e "pronta a un accordo equo, che comprenda la reciprocità attraverso la nostra offerta di tariffe zero a zero sui beni industriali e il lavoro sulle barriere non tariffarie", ha detto Sefcovic. Tra gli interlocutori degli Stati Uniti c'è, o comunque ci sarà, anche la Russia di Vladimir Putin. "Ci sono stati contatti produttivi" con il viaggio dell'inviato Steve Witkoff a Mosca, dice Leavitt, lasciando intendere che i colloqui sulla guerra in Ucraina comprendono anche un confronto sui rapporti commerciali tra Washington e Mosca. "Il presidente ritiene che la Russia voglia porre fine alla guerra. C'è un incentivo per la Russia con la conclusione della guerra, potrebbe esserci una partnership economica ma prima deve esserci il cessate il fuoco: l'inviato del presidente lo ha detto chiaramente", afferma Leavitt. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
