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Dagli scarti agricoli oli essenziali per la salute: una ricerca lo spiega

Gli scarti agricoli delle coltivazioni possono diventare fonti di preziosi oli essenziali dalle elevate proprietà antimicrobiche: è l’obiettivo di una ricerca portata avanti in tandem tra il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa e quella tunisina di Monastir i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Chemistry and Biodiversity”

Lo studio si è concentrato sulle parti che, appunto, si buttano via, in particolare di quelle delle carote gialle ed arancioni nonché di alcune varietà di finocchio. In particolare dalle foglie e dai fusti senza fiori, i biotecnologi, i farmacologi ed i fitochimici delle due università hanno estratto e caratterizzato oli essenziali che si sono rivelati particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni, fra cui lo stafilococco aureo, il bacillo del fieno, la salmonella enterica, l’Escherichia coli, la Candida albicans, contro la quale è stato utilissimo soprattutto l’olio essenziale di finocchio della varietà “azoricum”.

60 differenti composti fino al 93% di oli essenziali

Gli scarti usati per la ricerca sono stati prodotti in Tunisia, con cui il dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha da anni rapporti di collaborazione con vari istituti per studiare le piante medicinali, quelle alimentari e i prodotti derivati. In particolare, i ricercatori da Pisa hanno eseguito la caratterizzazione chimica di tutti gli oli essenziali tramite analisi gas-cromatografica abbinata alla spettrometria di massa. L’analisi ha permesso di individuare 60 differenti composti: 28 dalle carote a radice arancione, 22 da quelle a radice rossa e 28 dal finocchio, con una caratterizzazione globale della composizione degli oli essenziali pari al 93%.

Al professor Guido Flamini del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo Pisano che ha realizzato lo studio con Roberta Ascrizzi, GPNews ha chiesto da dove è arrivata l’intuizione per il loro progetto. “L’idea di questo lavoro”, racconta Flamini, “si inserisce in un programma più ampio di collaborazione con la sponda sud del Mediterraneo, in particolare Algeria e Tunisia, che va avanti da molti anni. La mia attività di ricerca presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa è centrata sullo studio chimico di molecole prodotte da piante medicinali, aromatiche, alimentari e da profumo. In questo progetto tendiamo a valorizzare le produzioni agricole-alimentari, come l’olio di oliva, e le possibili molecole di interesse salutistico prodotte da piante coltivate e spontanee”.

Un esempio di economia circolare

“Si è voluto valutare se fosse possibile ottenere prodotti ad alto valore aggiunto, cioè gli oli essenziali, a partire da materie prime con costo basso o nullo, gli scarti vegetali”, spiega il professore. Questo rientra anche nel concetto di economia circolare, in cui si tende a valorizzare proprio gli scarti sia per questioni economiche (possibilità di rivenderli come materie prime oppure per abbattere i costi di smaltimento) sia ecologiche di riduzione della produzione di rifiuti. Essendo la maggior parte degli oli essenziali dotati di proprietà antimicrobiche”, continua, “abbiamo anche pensato di saggiare queste attività negli oli così prodotti. Per uno di essi si è registrata un’attività migliore di quella del farmaco antimicrobico di riferimento. Questi studi servono a cercare di individuare possibili molecole antimicrobiche a cui batteri e funghi siano sensibili, visto il problema sempre maggiore della resistenza agli antibiotici e agli antifungini”.

Una ricerca in evoluzione

“Al momento questa è ancora una ricerca di base, in cui appunto si cerca di individuare molecole interessanti. Per arrivare a un farmaco la strada è ancora lunga in quanto non basta avere un principio attivo, ma occorre anche formularlo nella maniera migliore per farlo arrivare sul luogo in cui deve svolgere la sua attività. Inoltre, non meno importante, debbono essere valutate le eventuali proprietà tossiche o allergeniche di queste sostanze. Gli oli essenziali, infatti, sono un concentrato di sostanze molto attive, delle vere e proprie “bombe chimiche”, che riescono a passare molto facilmente le membrane biologiche. In quanto tali, pur trovandosi di libera vendita anche nei supermercati, non andrebbero usati come automedicazione e, soprattutto, non dovrebbero essere impiegati puri, come tali”.

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