Nel 2019 si sono celebrati 10 anni dal quel terribile 6 aprile 2009, quando la terra non ha risparmiato la città de l’Aquila provocando più di trecento morti e una ferita profonda, non solo nella vita delle persone e alla città stessa, ad una delle città storiche della nostra penisola, ma all’Italia intera.
Sono stata all’Aquila subito dopo il terremoto e sono tornata a l’Aquila oggi: le gru, le impalcature, la polvere e il rumore dei martelli pneumatici fanno ancora da sfondo alla città, con la differenza però che oggi gli aquilani sono ancora più motivati nel far ripartire il motore della loro terra.
Tra le saracinesche ancora abbassate e qualche ammaccatura, ecco trovare un nuovo bar, un nuovo negozio o un nuovo ristorante: qualcuno di loro non è poi proprio nuovo, il proprietario ha voluto tenacemente riprendere la sua vecchia attività, quella che il terremoto gli aveva portato via dieci anni prima.
È così che l’Aquila sta tornando, con tutte le sue forze, a nuova vita.
Il centro storico de l’Aquila è di nuovo percorribile dopo anni di divieti e militari posti alle sue porte che non permettevano il passaggio ma, in particolar modo, ho avuto il piacere di notare molteplici autobus di turisti e, in generale, moltissime persone armate di macchine fotografiche, tornate a visitare una città ricca di storia e cultura senza paura, curiosi e ammirevoli.
“Epperò, dopo aver visto e conosciuto l’Abruzzo, dico io: Abruzzo Forte e Gentile” affermava Primo Levi. E oggi più che mai, il mio amato Abruzzo è forte e gentile, nel periodo in cui i monumenti riaprono le porte ai turisti, quella parola che per anni sembrava impronunciabile dagli aquilani.
Così sento di dare il mio contributo a questa incredibile città, regalando uno sguardo nuovo a chi vorrà diventare un visitatore.
Ecco alcuni dei luoghi storici salvati e recuperati e a tutti gli effetti “rinati”, luoghi simbolo che gli abruzzesi tornano a salutare e che invitano le persone a passare, con fare accogliente, come solo questa città sa fare.
La Fontana Luminosa
Lo scultore Nicola D’Antino realizzò questa fontana nel 1934, chiamata così per il gioco di luci e acqua che le danno quell’aspetto suggestivo nelle ore serali, che la rendono protagonista.
Sulla struttura in marmo si trovano i corpi sinuosi di due donne in bronzo che reggono una conca, simbolo della tradizione abruzzese, e versano acqua nella vasca circolare sottostante.
La statua è posta al centro di Piazza Battiglione Alpini, all’inizio di Corso Vittorio Emanuele e quindi del centro storico, per anni spenta, dal dicembre del 2016 è tornata ad essere un punto di ritrovo per i cittadini aquilani.
La Chiesa di San Bernardino
La suggestiva e particolare Chiesa di San Bernardino, che custodisce le spoglie di San Bernardino da Siena, predicatore dell’Ordine dei Frati Minori, morto all’Aquila nel 1444 e proclamato santo nel 1450, ha una storia particolare in quanto per già due volte è stata colpita da un terremoto, per poi essere restaurata e tornata nel suo splendore.
E’stata riaperta al pubblico il 2 maggio del 2015 dopo i lavori di restauro di una parte del campanile, distrutto appunto nel 2009 e che ha compromesso anche la parte absidale.
Già il terremoto del 1703 aveva causato danni importanti e la chiesa subì un intervento di restauro proprio in quegli anni, seguendo le regole stilistiche e architettoniche del tempo.
Costruita per volere del frate Giovanni da Capestrano, i lavori furono avviati e terminati tra il 1454 e il 1472. La facciata, realizzata in pietra calcarea, rimase incompiuta fino al 1525, riprogettata da Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice. Poi nel 1946, Papa Pio XIII, conferì alla Chiesa il titolo di Basilica Minore.
L’interno è a croce latina, composto da tre navate e un vano ottagonale coperto da una cupola. Il monumento funebre del santo, in marmo, si trova nell’ultima cappella, lungo la navata destra ed è stato realizzato da Silvestro di Giacomo da Sulmona, chiamato Silvestro dell’Aquila, tra il 1488 e il 1504.
Ma ciò che stupisce tutti i visitatori è il soffitto in legno e oro: vi basterà alzare gli occhi al cielo per ammirarlo, prezioso proprio come l’organo posto sull’ingresso principale, entrambi risalenti al settecento.
Piazza Duomo e la Chiesa di Santa Maria del Suffragio
Piazza del Duomo, detta anche del Mercato, è la più importante delle piazze dell’Aquila. In questa piazza troviamo il Duomo, appunto, eretto alla fine del 1200, ovvero la Cattedrale dei Santi Giorgio e Massimo, purtroppo ancora inagibile, e la Chiesa Santa Maria del Suffragio chiamata anche la Chiesa delle Anime Sante.
Anche codesta Chiesa ha a che fare con il terremoto del 1703, infatti è stata edificata nel 1713 in suffragio alle vittime del terremoto di dieci anni prima. Per questo motivo è il simbolo della ricostruzione settecentesca della città dell’Aquila, oltre che massima espressione religiosa aquilana di quegli anni.
Arrivati in piazza, guardando il Duomo di fronte a noi, ci troviamo la Chiesa di Santa Maria del Suffragio sulla sinistra: in stile romanico, dall’architettura imponente e con la sua cupola di oltre 35 metri, visibile anche dalle colline circostanti, ergendosi al di sopra di tutta la città.
Costruita nel 1800 in stile neoclassico come l’organo a canne, costruito nel 1897 e che, dopo il 2009, non si trova più all’interno della struttura ma in un locale nelle vicinanze, per ovvie questioni di sicurezza.
La facciata in stile tardo barocco, con elementi di rococò e la navata al suo interno a pianta di concezione gesuitica a croce latina, conferiscono alla Chiesa particolarità di stile.
Con il terremoto del 2009 la struttura rimane gravemente danneggiata, ma per nove anni è stata interessata da importanti lavori di restaurazione e messa in sicurezza e dal 2018 torna nelle mani dei cittadini e dei turisti.
Pazza Duomo, con i sui 140 metri di lunghezza e 70 larghezza, è tra le più importanti piazze d’Italia, custode del potere religioso con le sue due solenni chiese.
È chiamata anche Piazza del Mercato perché dal 1303 al 2009 ospitava il mercato cittadino. Non è escluso che in futuro possa tornare ad ospitare il tanto apprezzato mercato: durante l’ultimo anno comunque ha visto ospitare diversi mercatini a tema. Rimane pur sempre un punto d’ incontro per i cittadini.
La Fontana delle 99 Cannelle
Siamo nel quartiere Rivera, il solito che ospita anche la famosa Basilica di Collemaggio, nonché una delle zone più antiche del centro storico.
Pur se molti sostengono che la sua costruzione risale interamente al 1400, la lapide posta di fronte l‘ingresso testimonia che la fontana risale al 1272, esattamente l’anno della seconda fondazione della città: risulterebbe essere infatti questo il motivo della sua costituzione.
Qual è la storia dietro questo monumento? C’è da dire che 99 è il numero dell’Aquila: del resto il capoluogo dell’Abruzzo nasce per volere dei Signori che decisero di dare vita ad una città-madre, riunendo le popolazioni di 99 castelli.
Solito motivo per cui a l’Aquila troviamo 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane, di conseguenza 99 cannelle.
La fontana è così composta: ci sono 93 maschere di ferro con un fiore di rilievo e un rosone e 6 cannelle senza decorazioni che rappresentano le piaghe di Cristo, mentre il rosone è simbolo dell’eternità.
Le maschere rappresentano allegoricamente i Signori dei novantanove castelli che contribuirono alla fondazione de l’Aquila nel XIII secolo.
A forma trapezoidale, l’opera si sviluppa su 3 fronti (per intendere, è a forma di ferro di cavallo). All’inizio non era così, molto probabilmente le pareti e molti altri ornamenti sono stati aggiunti nel corso dei secoli.
La pietra bianca e rosa che risalta subito alla vista, uguale a quella della Basilica di Collemaggio, con la quale è stata adornata la cinta muraria, provengono dalla cava di Genzano di Sassa.
Tappa imprescindibile se si visita la città, la Fontana delle 99 Cannelle, famosa anche perché non vi è turista che non ammiri l’opera o che non si metta a contarle per vedere se sono davvero 99, racchiude tante leggende sulla sua costruzione: ad esempio pare che la testa di pesce raffigurata sull’angolo destro, si riferisca ad una favola medievale conosciuta come La Leggenda di Colapesce, alludendo a Federico II di Svevia, considerato il fondatore de l’Aquila.
Inoltre si narra che in epoca medievale un cavaliere che arrivava in città, doveva purificarsi prima di entrare nella Basilica di Collemaggio. Per lavarsi dai peccati si sarebbe dovuto immergere nella fontana seguendo un rituale ben preciso. Per tutta la notte doveva restare in acqua, ascoltando il gorgoglio che fuoriusciva dalle cannelle. Non era sicuramente facile ma il suo compito era quello di individuare il suono prodotto da ognuna di esse e allo stesso tempo quello che annullava tutti gli altri, in una sorta di meditazione. Cogliere quella nota speciale era l’unico modo per essere certi della buona riuscita del rituale.
Scoperta la cannella magica avrebbe dovuto bere la sua acqua, inginocchiarsi e riflettere fino all’alba sugli errori commessi: solo allora sarebbe potuto entrare nella Basilica di Collemaggio.
Oggi qualcuno sostiene che posizionandosi in un certo punto della fontana, è possibile rivivere quel momento in cui il suono si deforma fino quasi a scomparire.
Così, chi è a conoscenza della leggenda, s’improvvisa cavaliere per un giorno mettendosi al centro della fontana e facendosi catturare dal suono delle 99 cannelle.
Il terremoto dell’aprile del 2009 ha danneggiato in modo particolare la parete destra, già nel dicembre del 2010 però, la fontana era stata riparata e tornava la leggendaria protagonista della città.
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio
Siamo sempre nel quartiere Rivera, dove sorgeva un tempo un antico castello denominato Acquili e dal quale la città stessa prende il nome.
Il 6 aprile 2018 è stata restituita alla cittadinanza aquilana la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, completamente restaurata, dopo i gravi danni subiti in seguito al sisma del 2009.
La basilica di Collemaggio è celebre e illustre per essere sede del primo giubileo annuale della storia, quello istituito con la bolla del Perdono nel 1294, precisamente il 29 settembre, conosciuto con il nome di Perdonanza Celestiniana.
La Porta Santa infatti è sulla facciata laterale della basilica o sulla facciata sinistra guardando l’ingresso principale.
Durante il giubileo aquilano il portale di sinistra –Porta Santa – rimane aperto e accessibile per un’intera giornata, a partire dalla sera del 28 agosto fino a quella del 29.
Ma ciò che la rende più famosa è che al suo interno riposa Celestino V: dal 1517 la salma si trova in un mausoleo monumentale realizzato da Girolamo da Vicenza.
A colpire i visitatori, è anche la facciata di Collemaggio, massima espressione non solo dell’architettura abruzzese ma anche di quella medievale italiana, di stampo romanico-gotico.
Tra gli elementi decorativi è possibile riconoscere i famosi rosoni e il rivestimento in pietra, come quello della Fontana delle 99 Cannelle.
Quanto ai portali, quello principale è probabilmente il più antico dei tre, rinnovato in stile gotico nel XIV secolo, mentre quelli laterali sono in stile neo-romanico.
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio viene alla luce nel 1288 quando Pietro da Morrone – incoronato proprio qui con il nome di Celestino V, il 28 agosto del 1294 – fondò quello che è stato dichiarato monumento nazionale nel 1909.
Il MunDa
Il sisma del 6 aprile 2009 ha causato la chiusura del Museo Nazionale d’Abruzzo, il MunDa, che oggi è tornato ad accogliere i visitatori in una sede nuova.
Il museo viene fondato il 23 settembre del 1951, quando nel Castello Cinquecentesco de l’Aquila, restaurato dopo i danni provocati dall’occupazione nazista, trovarono casa i depositi della Sopra intendenza locale e le raccolte del Museo Civico Aquilano.
Successivamente si aggiunsero il famoso scheletro fossile di Mammuth preistoico ritrovato nella conca aquilana, e le opere del Museo Diocesano d’Arte Sacra.
Purtroppo il terremoto del 6 aprile 2009 ha reso inagibile la fortezza spagnola, un esempio di architettura militare cinquecentesca fino a quel momento meglio conservata, oggi sotto gli attenti lavori di recupero e restauro, per i quali ci vorranno ancora diversi anni prima di riaprire al pubblico. Il castello sembra esternamente intatto, purtroppo invece al suo interno i danni sono notevoli.
Come mi spiegava il custode del MunDa, nella sua attuale sede: “Parte dei pavimenti si è staccata dalle pareti per oltre mezzo metro, prima che il castello torni agibile occorreranno ancora altri sei o sette anni”.
Il 19 dicembre del 2015 per il Museo è iniziata una seconda vita, molti i reperti recuperati tra le macerie del sisma, tornati a splendere grazie a un’importante opera di restauro, opere di fama mondiale che non potevano restare nel castello ma dovevano tornare ad essere visibili e ammirate a tutti: il MunDa è oggi ospitato presso l’ex mattatoio comunale de l’Aquila, in Borgo Rivera, proprio di fronte alla Fontana delle Novantanove Cannelle.
Il Museo custodisce veri e propri capolavori che testimoniano identità, storia e vitalità della cultura abruzzese in un arco temporale che va dal Medioevo all’Età Moderna.
5 le sale, denominate in ordine alfabetico:
- Sala A – Sezione archeologica, racchiude i reperti provenienti da Amiternum, Aveia e Peltuinum, i cosiddetti centri italici e romani della conca aquilana. Suggestivo il Calendario Amiternino risalente al 20 d.C. circa.
- Sala B – Medioevo abruzzese, caratterizzata da una collezione di Madonne di rilevanza nazionale e internazionale, e da importanti sculture in legno risalenti al Millecento e Milleduecento;
- Sala C e D – Quattrocento, nella quale ammirare pitture su fondo d’oro zecchino e alcune testimonianze del Rinascimento abruzzese;
- Sala E – Cinquecento, in cui conoscere la figura di Saturinino Gatti, protagonista del Rinascimento italiano;
- Sala F – Seicento napoletano, dedicata ai maestri del tempo.
Restituire questi monumenti a l’Aquila, vuol dire non soltanto restituire parte della loro identità ai cittadini aquilani, ma vuol dire anche far riemergere lo spirito turistico di questa città: visitando l’Aquila oggi contribuirete alla rinascita di una delle più belle città italiane.
Il blog di Sonia è: Sonia Road Life.
Fonte: fonte Sonia Reginelli