Il decreto ha dedicato un intero capitolo all’app Immuni per il tracciamento del contagio da coronavirus soffermandosi su garanzia della privacy e cancellazione dati entro dicembre 2020.
Come funzionerà l’app in questa versione?
Ogni cellulare, nel momento in cui scarica l’app, genera internamente un codice identificativo anonimo e temporaneo che verrà scambiato, tramite bluetooth, con tutti i dispositivi vicini sempre che anche loro abbiano la app. Il sistema, per risultare utile, deve essere utilizzato almeno dal 60 per cento della popolazione.
Ma cosa succede in caso di coronavirus?
A intervalli di tempo i cellulari scaricano da un server, i codici dei cellulari di chi è risultato positivo. Se l’app ritrova questo codice all’interno della propria memoria manda un messaggio all’utente in cui lo avverte che è stato vicino ad una persona infetta da Covid-19 ed a rischio infezione. allertando le autorità sanitarie che dovranno intervenire ma ancora non si sa in che modalità infatti questo è un punto che il Governo deve ancora chiarire.
Inoltre si dovrà capire se ci saranno tamponi a sufficienza.
Nel decreto viene ribadito che l’applicazione sarà volontaria, senza alcuna limitazione verso chi sceglierà di non utilizzare Immuni.
I dati, come previsto dal decreto, dovranno essere resi “anonimi” o se non è possibile “pseudonomizzati” ed entro il 31 dicembre 2020 dovranno essere cancellati e non possono essere utilizzati per finalità diverse da quella del tracciamento.
L’applicazione non userà la geolocalizzazione ma si servirà del bluetooth, tracciando soltanto i contatti più vicini, seguendo il modello di Apple e Google ispirato alla decentralizzazione (nello specifico al protocollo DP-3T), con i dati conservati sui dispositivi degli utenti.
I dati non saranno trattati da Bending Spoons ma dal Ministero della Salute in collaborazione con la Protezione Civile e ISS, ss e le strutture sanitarie pubbliche e private.
Chi ha ideato l’app Immuni?
La app Immuni è stata creata da Bending Spoons, società fondata a Copenaghen nel 2013 con sede attuale a Milano. Fondata da cinque persone, Luca Ferrari, amministratore delegato, Matteo Danieli, Francesco Patarnello, Luca Querella e Tomasz Greber di origine polacca che è uscito dall’azienda ma conserva ancora quote della società.
I quattro fondatori italiani gestiscono e hanno il controllo della società e insieme con il direttore finanziario Davide Scarpazza, fanno parte del consiglio di amministrazione.
- Leggi anche : “Capitalismo della sorveglianza”;, in arrivo altre app
Ma chi c’è dietro a Bending Spoons?
Come riporta Cheo Condina nel suo articolo del Sole 24 ore, la proprietà spazia da Mediobanca ai tre figli di Berlusconi.
Infatti, nel luglio 2019 i 5 fondatori hanno aperto il capitale e sono entrati H14 dei fratelli Luigi, Eleonora e Barbara Berlusconi, Nuo Capital fondo del Lussemburgo che opera con capitali principalmente cinesi (che in Italia ha rilevato anche quote in marchi noti come Tannico e Proraso) e StarTip della famiglia Tamburi.
Insomma, vedremo alla fine di maggio come sarà l’app e se davvero permetterà a tutti un ritorno rapido alla normalità o come si pensa, sarà una ipotetica sorveglianza di massa e violazione della privacy nazionale.