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Aria forestale e oli essenziali: come prevederne la concentrazione per il nostro benessere

Concentrazione di oli essenziali nell’aria forestale: come varia e come prevederla per il nostro benessere
Foto di Pexels da Pixabay

Gli effetti curativi della foresta sono sempre più apprezzati per il loro contributo alla salute umana, sia da un punto di vista fisiologico sia psicologico, motivando ulteriori progressi volti a migliorare la conoscenza delle risorse forestali pertinenti.

Numerosi lavori scientifici hanno esaminato proprio la risposta fisiologica e psicologica a seguito dell’inalazione delle sostanze volatili aromatiche presenti nell’aria forestale. I composti organici volatili biogenici, gli oli essenziali emessi dalle piante e dal suolo, infatti, sono tra i principali elementi che concorrono a rendere l’ambiente della foresta benèfico per la salute delle persone.

Le ricerche, segnalano gli studiosi, hanno documentato esiti positivi sulla salute mentale, con notevoli miglioramenti dell’umore e dei sintomi depressivi, diminuzione dell’ansia e dei livelli di stress e un ridotto rischio di malattie psicosociali legate a quest’ultimo. Sul lato fisiologico, l’ambiente forestale ha mostrato effetti antipertensivi, promuovendo la regolarizzazione della variabilità della frequenza cardiaca, e non solo.

Le concentrazioni di queste sostanze, tuttavia, cambiano nel tempo e nello spazio molto più rapidamente di quanto ritenuto finora, e non tutti i siti e i percorsi forestali, né tutte le stagioni o momenti della giornata, si equivalgono.

Come beneficiare dell’aria forestale?

È possibile scegliere le situazioni migliori per sfruttare le conseguenze favorevoli di tale ambiente, poiché queste concentrazioni sono in gran parte prevedibili. A rivelarlo, uno studio coordinato da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche – HCT-Agrifood Laboratory dell’Istituto per la bioeconomia (Cnr-Ibe) – in collaborazione con il Club alpino italiano (Cai) e con il Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile (Consorzio Lamma costituito tra Cnr e Regione Toscana).

Usando un rilevatore a fotoionizzazione, gli esperti hanno analizzato la variabilità ad alta frequenza, nel tempo e nello spazio, della concentrazione di composti organici volatili totali in una zona collinare, lungo sentieri forestali e sentieri escursionistici nell’Appennino settentrionale italiano. Il team di scienziati ha dimostrato, per la prima volta, che la scala di variabilità delle concentrazioni di composti organici volatili biogenici (BVOC) potrebbe essere paragonabile ai livelli di concentrazione assoluta entro scale temporali inferiori a un’ora e scale spaziali di diverse centinaia di metri.

Secondo le evidenze ottenute incrociando i dati biochimici raccolti in foresta con i dati meteorologici, emerge che gli orari migliori per cogliere gli effetti benefici della foresta sono il primo mattino e le ore dopo mezzogiorno, in giornate soleggiate e con vento debole. E che in montagna le foreste di conifere sono più efficienti di quelle costituite da solo faggio” — spiega Francesco Meneguzzo, ricercatore di Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico toscano ‘Fiorenzo Gei’ del Club alpino italiano, per il quale sta conducendo il progetto Riforest.

Concentrazione di oli essenziali nell’aria forestale: come varia e come prevederla per il nostro benessere
Foto Pixabay

BVOC ed effetti “curativi” della foresta: come è nata l’attenzione degli studiosi?

“Armati di zaino, scarponi e di un ‘naso elettronico’, da agosto a ottobre di quest’anno abbiamo percorso strade forestali e sentieri del Cai sull’Appennino Tosco-Emiliano, in particolare tra la Foresta del Teso in provincia di Pistoia e l’Abetina Reale in provincia di Reggio Emilia. Abbiamo così scoperto che la concentrazione dei composti organici volatili emessi da piante e suolo cambiava radicalmente nel giro di meno di un’ora e di poche centinaia di metri” —prosegue Francesco Meneguzzo.

L’interesse per le conifere e la loro valorizzazione del nostro laboratorio ci ha indirizzati verso lo studio delle proprietà trasferite da queste piante nell’atmosfera, oggetto tra l’altro della ‘Terapia forestale’, pratica che, sotto assistenza psicologica e medica, in paesi come Giappone e Corea è sostenuta dai servizi sanitari con risultati in termini psico-fisiologici riportati da una crescente produzione scientifica. Il nostro studio potrebbe quindi rendere più efficaci queste pratiche emergenti”— dichiara Federica Zabini di Cnr-Ibe, ideatrice della ricerca. “Finora, infatti, nessuno ha pensato a ottimizzare questa pratica in funzione delle proprietà dell’atmosfera forestale. Un anno fa abbiamo cominciato a testare le proprietà bioattive degli aghi di abete bianco, ottenendo mediante cavitazione idrodinamica un estratto con proprietà antiossidanti significative”.

Una base di partenza per futuri percorsi benèfici

La ricerca offre una metodologia innovativa e applicabile, oltre che i primi risultati sul tema.  Tuttavia, “occorreranno altri studi prima di poter costruire un modello generale per la selezione ottimale di siti, percorsi, stagioni e orari, dettagliando la composizione dei composti bioattivi presenti nell’aria forestale e correlandoli ai rispettivi effetti già verificati sulla salute delle persone” — conclude Lorenzo Albanese (Cnr-Ibe), coautore del lavoro.

 

Fonti:

Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)

Meneguzzo, F.; Albanese, L.; Bartolini, G.; Zabini, F. Temporal and Spatial Variability of Volatile Organic Compounds in the Forest Atmosphere. Int. J. Environ. Res. Public Health 201916, 4915. (CC BY 4.0)

 

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