Se la Vespa è “cult”, la Lambretta è la sua degna antagonista come in un film in cui si proietta negli anni un’eterna sfida. Anche la Lambretta, prima che le smanie elettriche arrivassero a fare del nulla un sibilo, ha significato per il nostro paese un momento importante di ripresa e di quella spensieratezza che oggi appare un’illusione: come un pandoro griffato dentro il quale si cela una mela avvelenata.
Lambretta, Vespa, Seicento, Topolino, parole che attraversano i decenni e giungono anche ad influencer e influenzati come pinnacoli di un’architettura motoristica che sberleffa le finte mode verdi a monito per un futuro: se si avrà il coraggio di non rinnegare se stessi ci salveremo: noi e l’ambiente. Anche e soprattutto dando spazio alla speranza e ai nostri sogni di autentica libertà.
La nascita della Lambretta è merito di Ferdinando Innocenti che nel 1922 a Roma realizza la celebre fabbrica di tubi in acciaio che ancora oggi vediamo utilizzati nella realizzazione delle impalcature edili. La fabbrica, che ne frattempo si è trasferita a Milano, nel quartiere Lambrate che darà appunto il nome alla Lambretta, viene bombardata e distrutta nel corso della seconda guerra mondiale. Mentre l’industriale aspetta di ritornare in possesso degli stabilimenti, lavora ad un progetto che possa sintetizzare la riconversione della fabbrica. Trae ispirazione dagli scooter americani che sono arrivati in Italia nel periodo bellico e comincia a lavorare al progetto Lambretta che sarà particolarmente rivoluzionario.
Lambretta: design e debutto
Il design è affidato a due ingegneri aeronautici di grande rilievo: Pier Luigi Torre, che si occupa della meccanica, (lo stesso che aveva creato i motori dell’idrovolante Savoia-Marchetti S.55A della trasvolata atlantica di Italo Balbo) e ricostruisce gli stabilimenti milanesi, e Cesare Pallavicino, direttore tecnico prima della Breda fino al 1935 e poi della Caproni, che lavora il telaio e al design.
La Lambretta fa il suo debutto nel 1947, con il modello 125 M, e rimane in produzione, con tante varianti, per circa 25 anni per essere realizzata su licenza anche in Argentina, Brasile, Cina, India e Spagna. Al pari della Vespa, anche la Lambretta montava un motore due tempi a miscela, 3 o 4 marce, con una cilindrata che variava dai 39 ai 198 cc. Al contrario della vespa che era stata realizzata con un telaio costituito da un solo pezzo, la Lambretta aveva una struttura tubolare più rigida su cui veniva montata la carrozzeria.
I modelli
I primi modelli prodotti presentavano la peculiarità della carrozzeria scoperta, tratto distintivo del mezzo milanese, differentemente dalla vespa che invece era carenata. Dal 1950, con il modello C, i modelli della Lambretta vennero presentati con carrozzeria carenata. proprio questo modello, criticato dalla rivale Piaggio per la somiglianza concettuale con la Vespa, ebbe un gran successo tanto che dal 1957 in poi, escludendo il modello LUI, la Lambretta fu sempre prodotta con carrozzeria chiusa.
Il modello C costava 125 mila lire e venne prodotto in circa 87.500 esemplari. Il carburatore era un Dellorto MA16 e aveva cambio a tre rapporti. Altra importante differenza rispetto alla Vespa era la posizione centrale del motore che invece sullo scooter Piaggio era sul lato destro del mezzo.
Le Furgonette
Le “Furgonette” erano interessanti. La gamma era siglata F 240. F stava appunto per furgonette e 240 è la portata in kg. Il modello “furgonette tolee” era provvisto di cassone metallico con porta a due battenti sulla parte posteriore e veniva costruita su licenza dalla Lambretta Società Anonime di Troyes in Francia, dal 1953.
La Furgonette era pressochè uguale al modello Lambretta FD 125 prodotto in Italia dalla casa madre Innocenti tranne alcune modifiche come il faro anteriore Marchall di maggior diametro e foggia differente, la forcella di diversa esecuzione, il convogliatore aria in alluminio, l’impianto frenante Loocked idraulico (posteriore) e, nell’ultima versione F 300, carburatore Zenith e selle in gomma con portata 300 kg. Le lambrette furgone vengono immortalate nel film Perduto Amor di Franco Battiato
I record
Tra i tanti record stabiliti dalla mitica Lambretta, come quello di velocità che porterà il mezzo a oltre 200 km orari, ci sarà quello di durata con l’impresa del 17-18 dicembre 1958 in cui verranno percorsi su una Lambretta LD 125 ben 1.658 km in 24 ore sulla pista di Caversham (Perth – Western Australia)
Gli anni Cinquanta e Sessanta
Alla fine degli anni Cinquanta, la Lambretta viene modificata nella meccanica e nella carrozzeria. Le versioni saranno la LI, la LI III serie, scooterlinea del 1962 e la DL prodotta fino al 1972 con poche modifiche. Nello stesso anno la catena di montaggio viene venduta al governo indiano. Dei modelli degli anni Sessanta molto richiesti sono le versioni TV (Turismo Veloce) e SX (Special X). Il modello TV sarà il primo scooter al mondo a montare i freni a disco anteriori. Vespe e Lambrette erano apprezzate non solo per la loro semplicità di utilizzo e per i motori indistruttibili ma perché potevano essere personalizzate a totale piacimento. Non a caso, il fenomeno giovanile dei Mod’s, fece di questi scooter un simbolo della rivoluzione culturale dei giovani di quell’epoca.
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