È con Mario Vigo di COMBI MAIS che siamo andati a parlare di agricoltura e di come questo settore abbia gestito l’enorme emergenza sanitaria del 2020, della sua ripresa e soprattutto di come dovrebbe essere l’agricoltura del futuro, specialmente in uno scenario post-covid come quello attuale.
COMBI MAIS è infatti un vero e proprio esempio di agricoltura innovativa e sostenibile. Che guarda al futuro e che ha l’obiettivo di ridare al prodotto italiano, in questo caso il mais, la sua eccellente qualità.
Una qualità che ha sempre contraddistinto il Made in Italy nel mondo e che negli ultimi anni stava andando a perdersi. Il progetto nasce dall’intuizione di Mario Vigo, appassionato ed esperto imprenditore agricolo.
Con la drastica caduta dei prezzi in un mercato sempre più globalizzato, difficile e complesso, e con l’aumento dei cambiamenti climatici, con i suoi devastanti effetti in particolare sui cereali, si è assistito a una forte crisi che ha investito il settore del mais, confermata anche in questi ultimi anni. Constatazioni queste, che hanno portato alla nascita del progetto.
COMBI MAIS poi, partecipa all’EXPO del 2015, come unico progetto italiano nell’ambito della produzione agricola, interpretandone lo slogan “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. E lo fa ponendosi e raggiungendo principalmente tre obiettivi: produzione, qualità e sostenibilità.
A riprova di ciò, l’arrivo del Premio “Innovazione agricola 2019” a Mario Vigo per COMBI MAIS, da parte del Ministero delle Risorse Agricole e Confagricoltura, consegnato a luglio del 2019 alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premio, creato da Confagricoltura per i migliori imprenditori d’Italia, è stato vinto per la categoria nuove frontiere e in particolare per l’approccio multidisciplinare e la digitalizzazione agricola 4.0, elementi che caratterizzano l’intera filiera di produzione di COMBI MAIS.
Per una lavorazione del terreno con riduzione di costi, minor impatto ambientale, maggiore sicurezza, qualità del prodotto e maggiori rese. Insomma, una formula vincente per un’agricoltura del futuro che voglia essere virtuosa e produttiva, il tutto all’insegna di una sostenibilità necessaria. Soprattutto in un’ottica post covid-19. L’intervista a Mario Vigo:
Come nasce COMBI MAIS, qual è la sua storia?
COMBI MAIS nasce precedentemente all’EXPO, nel 2013, da alcune intuizioni, sicuramente la mia e del mio agronomo e soprattutto rispetto a una crisi che stava sempre di più investendo il settore del mais. Crisi che anche oggi si conferma perché in vent’anni, la sua produzione è diminuita del 50% e oggi purtroppo, importiamo il 60% del nostro fabbisogno. A questo bisogna poi aggiungere che il mais è un prodotto importantissimo, fondamentale, multiuso e che sostiene l’agricoltura italiana anche in maniera indiretta.
Un’agricoltura che infatti, si sostiene soprattutto attraverso l’export di prodotti come : vini, formaggi, che c’entrano molto con il mais, e così i salumi, in particolare i prosciutti. Difatti, per quanto riguarda i formaggi, le vacche vengono alimentate con il mais e lo stesso avviene coi maiali da cui poi si ricavano i prosciutti e i salumi. Questo semplicemente per far capire che se vogliamo continuare ad avere un grande Made in Italy, dobbiamo cercare di portare avanti la coltivazione di un mais di qualità.
Il progetto nasce da tutte queste considerazioni. Inoltre nel 2015 ci sarebbe stato l’EXPO e ci siam posti l’obiettivo di parteciparvi. È stata una grande soddisfazione, in quanto COMBI MAIS è stato unico progetto italiano inerente alla produzione agricola, presente alla Fiera internazionale. Abbiamo poi cercato di interpretarne lo slogan, “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, seguendo 3 direttrici principali.
Partendo dalla produzione, infatti, al di là di quella visione bucolica, molto diffusa nel nostro Paese, che vede l’agricoltore e questo lavoro in maniera sempre molto bella e poetica, bisogna capire innanzitutto che se un’azienda agricola non produce, allora non potrà esistere a lungo. E ci sono una serie di problemi legati a questo. Il lavoro dell’agricoltore infatti, è un lavoro duro, difficile, che oggi davvero in pochi vogliono fare.
Inoltre c’è stata una caduta dei prezzi dovuta alla globalizzazione che ha causato dei danni incredibili, tra i quali rendere l’agricoltura italiana molto meno competitiva. Alla luce di ciò, primo obiettivo che ci siam posti riguarda proprio la produzione. Se un’azienda agricola non fa bilancio, faticherà a mantenersi.
Il secondo obiettivo posto, riguarda invece la qualità. Oggi la produzione italiana per poter sfondare in un mercato così globalizzato, difficile e così poco competitivo con i prezzi, deve assolutamente assicurare una qualità che altri non possono offrire.
Negli ultimi anni la qualità del mais era peggiorata anche per effetto dei cambiamenti climatici e avevamo bisogno di un progetto che ridesse una certa qualità al prodotto, come è sempre stato per il Made in Italy. Anche il secondo obiettivo è stato ottenuto da COMBI MAIS durante questi anni di ricerca.
Terzo e ultimo obiettivo presentato e accettato, è stato quello di creare un nuovo tipo di agricoltura. L’agricoltura che è stata applicata fino a qualche anno fa è di un tipo che noi consideriamo superata. Non percorrendo un’agricoltura estremamente biologica, abbiamo cercato di ottenere una via di mezzo che potesse coniugare produzione, qualità e sostenibilità. Con COMBI MAIS abbiamo sicuramente centrato l’obiettivo.
La moderna agricoltura, per un moderno imprenditore agricolo che si avvale di un sistema moderno, di agricoltura di precisione, dev’essere un’agricoltura virtuosa, risparmiosa, con poco uso di agrofarmaci e poi assolutamente sostenibile.
Parlando di sostenibilità, ci può spiegare alcune delle strategie adottate da COMBI MAIS in merito?
Per quanto riguarda COMBI MAIS parliamo di sostenibilità a partire dal risparmio idrico. A questo scopo, abbiamo ribaltato completamente il sistema di irrigazione. Oggi l’acqua è fondamentale. I paesi che avranno acqua, avranno anche un’agricoltura moderna, saranno in grado di produrre. Senza l’acqua non sarà possibile. Inoltre, con l’aumento dei cambiamenti climatici ne abbiamo sempre di meno. Detto ciò, ecco che oggi il risparmio dell’acqua diviene fondamentale per un’agricoltura che si vuol presentare altamente virtuosa.
Con l’impianto israeliano di irrigazione a goccia che noi abbiamo, rispetto ai metodi di un’agricoltura tradizionale, su cereali, mais, grano, soia e riso siamo in grado di risparmiare il 30-35% di uso d’acqua. Questo per noi, sicuramente, dà una grande risposta in termini di sostenibilità.
Non solo. Per primi come progetto, seguiti poi da altri, abbiamo applicato i cosiddetti operation pollinator.
Non andiamo a seminare tutto il campo, ma lasciamo dei corridoi che potremmo anche definire “corridoi ambientali”, dove seminiamo una serie di erbai in modo tale da avere nel campo, insieme alla coltivazione di mais, anche gli animali. Ad oggi, infatti, nei nostri campi abbiamo una miriade di lepri che mancavano da anni. Questo perché hanno trovato un ambiente naturale, sano, con un prodotto fresco e dell’acqua pulita.
A maggior ragione, in testa alle nostre coltivazioni, abbiamo voluto mettere sette arnie di api, le più importanti sentinelle che indicano quanto questo tipo di agricoltura non sia inquinante. Il tutto in un ambiente che da una parte è produttivo, ma dall’altra è anche sostenibile e ambientale. In ultimo, abbiamo trovato un modo per nutrire piante e terreno, attraverso un sistema di irrigazione. Ciò vuol dire che gli elementi nutritivi non vengono sparsi sul campo per poi finire sui fiumi e provocare così l’inquinamento da nitrati.
Diamo invece il prodotto direttamente alla radice, con l’obiettivo di evitare questo problema e risparmiare almeno il 20% rispetto alle metodologie dell’agricoltura tradizionale. Questo significa che più acqua rimane in falda, più acqua rimane pulita e meno nitrati si trovano come residui sui fiumi. Sono profondo e convinto assertore di questo tipo di agricoltura e faccio tutto questo con passione.
Voi come avete affrontato la pandemia da Coronavirus?
Il covid sicuramente ha causato una serie di danni e soprattutto il lockdown che ha fermato diverse aziende agricole. Per un periodo anche noi abbiamo chiuso. Tuttavia andiamo a settori. Ci sono infatti quelli più stagionali e quelli meno stagionali. Per fortuna, nel nostro caso, l’emergenza sanitaria è capitata in un momento in cui eravamo abbastanza a cavallo con le semine e questo non ci ha creato problemi. I gravi problemi li ha creati dal punto di vista delle vendite.
Soprattutto per quanto riguarda la distribuzione al dettaglio. Vendiamo i nostri prodotti ai privati, alle vendite al dettaglio, ma anche alla grande distribuzione. Purtroppo durante il lockdown, parlando in termini di danni, abbiamo perso con le vendite al dettaglio, con la chiusura di molti negozi. Ci sono stati però sicuramente settori che ne hanno risentito di più rispetto ad altri. Mi vengono in mente i florovivaisti che hanno perso quasi tutta quanta la stagione primaverile con cerimonie, eventi, mercati all’aperto e quant’altro. O i ristoranti, le palestre.
Durante quest’emergenza sanitaria seguita da quella socio-economica, si è spesso parlato di agricoltura, facendo riferimento alla sua importanza soprattutto per quanto concerne la qualità della vita. Ma come dovrebbe essere l’agricoltura del futuro, quella da cui ripartire?
Sicuramente bisognerebbe rivedere il passaggio a un nuovo tipo di agricoltura partendo dal sistema produttivo, che poi è sostanzialmente quello che abbiamo fatto noi di COMBI MAIS. Cinque anni dopo l’EXPO del 2015, purtroppo, si è fatto ben poco. E questo, lo devo dire, sia da parte della comunità internazionale che Nazionale. Si è fatto ben poco per portare avanti ciò che l’EXPO ci ha insegnato. E ci ha insegnato un nuovo tipo di agricoltura che ad oggi ahimè non è stata applicata.
Tuttavia è difficile applicarla, in quanto per farlo, ci dev’essere non solo un cambio di mentalità da parte dell’imprenditore agricolo, ma soprattutto da parte delle Istituzioni. Se queste non comprendono l’importanza di tale passaggio e il valore di questa nuova agricoltura, allora si continuerà ad inseguire l’emergenza. E un domani potremmo anche correre il rischio di vivere altre situazioni simili alla pandemia, o peggiori, come una carestia.
Quest’anno con il covid abbiamo assistito alla sindrome dell’assalto, un po’ come quella dell’assalto ai forni dei Promessi Sposi citata da Manzoni. Se vogliamo cercare di evitare che questo succeda ancora, è necessaria una nuova politica agricola. Vista necessariamente secondo i canoni di un’agricoltura 4.0, con un maggiore uso della tecnologia, favorendo un’agricoltura di precisione per rispondere alla domanda di fabbisogno.
Dopodiché cambiando il concetto di filiera e soprattutto prediligendo da parte dei consumatori, il prodotto italiano. Fattore importantissimo. Ci vorrebbe una grande campagna di comunicazione per far capire che mangiare italiano è fondamentale. Bisognerebbe partire dalla formazione di giovani di cui abbiamo bisogno. Scuole che vadano a formare giovani specializzati e preparati.
E bisognerebbe produrre e distribuire creando una linea di prodotti totalmente Made in Italy, che faccia sentire sicuro il consumatore. Questo anche in modo tale che un domani, dovessimo trovarci in una nuova situazione difficile, non succeda come con le mascherine. In un’ottica post covid mi sembra fondamentale.
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