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Carburanti e aumenti, gli eccessi del liberismo

Foto Pixabay

Nelle ultime settimane, tutti i mezzi di informazione, hanno dato molto risalto alle manifestazioni delle rappresentanze sindacali dei gestori carburanti, a difesa della loro estraneità sui rincari di benzina e gasolio. Vediamo meglio come stanno le cose.

Sia sulla stampa che in tv, i vari cronisti hanno mostrato scarsa conoscenza del tema consentendo ai vari interlocutori di dire inesattezze. Per inquadrare correttamente l’argomento si deve risalire nel tempo.

Almeno trenta anni fa la quotazione dei carburanti veniva fissato, a livello nazionale, dal CIP (Comitato interministeriale prezzi) preso l’allora Ministero dell’Industria, una struttura burocratica ed una procedura eredità dall’immediato dopoguerra.

I primi a combattere questo sistema furono proprio le organizzazioni sindacali dei gestori, in sintonia con le società petrolifere che premevano per una liberalizzazione del mercato. La ventata di liberismo che ha pervaso meglio anni il nostro Paese ha portato alla eliminazione del CIP confidando nella capacità autoregolatrice del mercato.

Il nuovo regime liberista ha coerentemente riaffermato che nel rapporto gestori società petrolifera, i primi, nel momento che hanno acquistato i carburanti, sono i legittimi proprietari e quindi non vincolati a rispettare eventuali imposizioni di prezzo al pubblico.

Si tenga in oltre presente che il rapporto che lega i distributori carburanti alle compagnie petrolifere è molto articolato. Infatti, a prescindere dalle insegne che identificano le stazioni di servizio, solo alcuni (50%) sono di proprietà della compagnia, il restante si tratta di privati che stipulano accordi di presa marchio.

Negli anni più recenti in oltre assistiamo alla proliferazione di stazioni di servizio indipendenti, le così dette pompe bianche. In definitiva esiste un ampio spazio discrezionale all’interno del quale i gestori hanno “legittimamente” la possibilità di applicare un proprio prezzo che può tenere conto delle diverse condizioni operative, dalla dimensione del punto vendita di dai prezzi di acquisto, dalla presenza o meno di altri servizi.

Quindi è giustificato che si voglia fare un monitoraggio sui vari comportamenti. Non c’è nessuna illegalità. Si tratta della liberalizzazione del mercato in un ambito come quello dei beni strategici essenziali che, specialmente in epoche da economia di guerra, va controllato per evitare speculazioni e rincari ingiustificati.

L’autore di questo articolo, Armando Bianchi, è stato per oltre 30 anni dirigente dell’Agip Petroli e coordinatore del settore Comunicazione. Un esperto che conosce bene le dinamiche di un mondo profondamente cambiato e non sempre in meglio (NdD).

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