Dal campo base il 29 giugno cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento e poi tutte pronte per la vetta nella seconda metà di luglio.
Si chiama k2-70, la prima spedizione tutta al femminile italiana e pakistana alla conquista della vetta del K2 per la prima volta. È l’impresa promossa dal Cai e patrocinata dal Ministero del Turismo e dal Ministero degli Esteri, per celebrare l’anniversario della spedizione italiana del 1954 guidata ad Ardito Desio, primo al mondo a raggiungere la vetta del gigante del Karakorum.
Nove donne (quattro atlete e una dottoressa italiane, quattro pakistane) settant’anni dopo, il 15 giugno partiranno con destinazione Pakistan per la seconda vetta più alta della Terra.
Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, e il medico Lorenza Pratali sono state le protagoniste della giornata di lancio del progetto, organizzato dal Club alpino con EvK2Cnr, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota.
L’iniziativa è stata presentata ieri a Milano al Boga Space, con la squadra al completo, tra giovani, giovanissime (la più piccola ha 19 anni) e ‘prime volte‘ alle prese con gli Ottomila, alla presenza del Presidente Generale del Cai, Antonio Montani, Agostino Da Polenza – alpinista e Presidente di EvK2CNR – un rappresentante del consolato pakistano, Ahmad Waleed, il Ministro del Turismo Daniela Santanché e il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi.
“È una grande soddisfazione – afferma il Presidente Cai Antonio Montani – è un’occasione di celebrazione dei settant’anni della spedizione di Desio, anche di fare qualcosa di nuovo: la prima spedizione tutta femminile a questa montagna che rimane una delle montagne più difficili al mondo”.
La scelta di Milano come città di lancio del progetto poi non è casuale: è qui infatti che “è nata la spedizione del ’54 con Ardito Desio, fu organizzata sì dal Cai, ma rappresentava tutta l’Italia che usciva dalla guerra a pezzi e che aveva un’occasione per riscattarsi agli occhi dell’opinione pubblica internazionale”, ricorda Montani. “Questa è la vera importanza storica della spedizione del ’54 che partì proprio da qui. E allora abbiamo voluto ripartire anche noi da qui”.
K2-70, lo svolgimento
Le otto donne più la dottoressa arriveranno al campo base il 29 giugno dove cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare la vetta nella seconda metà di luglio. Non solo un’impresa sportiva, ma molto di più.
Lungo lo Sperone Abruzzi, seguendo la via aperta dalla spedizione guidata da Ardito Desio, la salita atlete sarà anche “un’opportunità di formazione, ricerca e promozione di valori culturali e sociali”.
Ognuna di queste donne porta con sé una storia di determinazione e dedizione all’alpinismo. La partecipazione a quest’impresa sottolinea ancora una volta che le donne possono fare qualsiasi cosa. Le parole di tutte le atlete testimoniano una consapevolezza che le unisce in questa spedizione. Donne, sportive ma innanzitutto persone che porteranno un pezzetto della loro interiorità al Karakorum.
Non si tratterà solo di un’impresa sportiva ma bensì di un’esperienza condivisa che crearà legami forti, sfide, gioie e difficoltà che lasceranno un segno su ognuna di loro, e ne sono assolutamente tutte certe.
L’obiettivo è raccontare il punto di vista femminile nell’ambito di una spedizione himalayana che vede scalare insieme alpiniste che appartengono a culture e mondi diversi.
A coordinare le alpiniste, sarà Agostino Da Polenza, presidente EvK2Cnr. Il progetto K2-70 partirà con delle giornate di training sul Monte Bianco (15-18 marzo). A seguire, le giornate all’Eurac Research di Bolzano (20-24 marzo), centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna dove le atlete si sottoporranno a prove medico-scientifiche per valutare l’impatto e che il loro organismo subirà durante l’ascensione.
“Sono molto emozionata, è decisamente un bel traguardo e un grande onore per me – ammette Mingolla, arrampicatrice classe 1994 – la prima volta su un 8.000 mi lascia in questo momento molte incognite, che mi portano anche ad allenarmi tantissimo perché non so cosa mi aspetta. Ma sono sicura che andrà bene”. Le fa eco la sua compagna di viaggio Silvia Loreggian. “Sicuramente ci saranno tante cose nuove per tante di noi, perché ad ogni esperienza che vivi in montagna, per quanto la puoi immaginare e aspettare, ci sono sempre tante incognite”. Ma promette: “Abbiamo ancora due mesi e mezzo e continueremo ad allenarci per arrivare al massimo”.
Tra le più esperte della spedizione c’è Anna Torretta, carica “come una moka di buon caffè” per quest’avventura. “Fare una spedizione al femminile è un valore aggiunto molto importante. Ho sempre promosso l’alpinismo al femminile, da quando sono diventata guida alpina ho fondato la prima scuola di alpinismo femminile in Europa nel 2001″. Perché? “In un gruppo di sole donne si riescono a fare delle cose molto più importanti delle cose che fisicamente, magari avrebbero dei limiti mentali se fatte in un gruppo misto”. Per questo Torretta vede questa esperienza come “apice di tutto quello che ho sempre cercato e voluto fare”.
Il Ministro del Turismo Daniela Santanchè, ha voluto ricordare come il K2 proprio grazie a quella spedizione sia “la montagna degli italiani” e definisce questa, tutta al femminile, “una grande vittoria. In questo senso farà bene anche al turismo, dove 100.000 posti di lavoro sono stati occupati dalle donne in Italia. È molto importante che trovino spazio, perché, quando le donne hanno un’indipendenza economica sono più libere di decidere la propria vita e quindi lavorare per occupare le donne. Non soltanto ci aiuta anche nei confronti dell’Europa, dove noi abbiamo ancora un gap di occupazione femminile più basso, ma ci aiuta a liberare le donne. Questo è un tema al quale io sono particolarmente sensibile, come lo è tutto il governo, perché ricordo che abbiamo un presidente del Consiglio che è donna”, conclude Santanchè.
Fonte: Agenzia DIRE