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Autonomie regionali, quale futuro per Roma e per il paese?

Autonomie regionali, Roma non è Suburra
Autonomie regionali, Roma non è Suburra

Autonomie regionali: “Ben vengano le trasformazioni ma ragionate”. Lo ha detto ieri il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, nel ringraziare il presidente di Federmanager Roma, Giacomo Gargano, per il Tavolo Tecnico organizzato ieri al palazzo di Roma Eventi sul tema dell’autonomia regionale differenziata

All’incontro hanno partecipato il viceministro del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, Filippo Tortoriello, presidente Unindustria Lazio, l’onorevole Francesca Gerardi, Vice capogruppo della Commissione Finanze della Camera, Lorenzo Tagliavanti, presidente Infocamere, Nicolò Rebecchini, presidente Acer, il professor Adriano Giannola, presidente Svimez e Gianfrancesco Romeo, Capo ufficio legislativo ministro per il Sud. Ha moderato l’incontro, Andrea Bassi. giornalista de Il Messaggero.

“Le regioni devono poter camminare alla stessa velocità – ha proseguito il presidente Cuzzilla – Abbiamo regioni virtuose che è importante vengano supportate nei più diversi settori: dalla sanità, all’energia, ai trasporti. Per non parlare di una grande sfida che è quella della logistica”.

Dello stesso avviso il presidente di Federmanager Roma, Giacomo Gargano che ha sottolineato: “Ho voluto fortemente questo tavolo tecnico, ho chiesto un secondo incontro con Virginia Raggi perché Roma merita un progetto di sviluppo strutturato al pari delle grandi capitali europee e va tutelata nella sua funzione di capitale del Paese.” “Si deve pensare ad una soluzione per far fronte a questioni di fondamentale rilevanza come quella dell’ambiente, del settore energetico e delle infrastrutture e del governo del territorio. Per non parlare di scuola e sanità”, ha aggiunto ancora il presidente di Federmanager Roma

Autonomie regionali, quali prospettive?

Con l’autonomia differenziata regionale, il rischio è dunque, davvero, quello di disarticolare lo Stato in poche mosse e fare di Roma una scatola vuota? In questo modo, è concreto il rischio di aumentare il divario tra Nord e Sud, tra regioni ricche e regioni povere? Sono domande importanti che coinvolgono i presenti e animano il dibattito.

“Il tema che affrontiamo oggi è, purtroppo, diventato ideologico – evidenzia il Viceministro Castelli – e come tale rimane difficile entrare troppo nel merito. L’ideologia condiziona il punto di vista finale e l’agire della politica su questi temi”. Continua il Viceministro: “In questi giorni si discute sul modo migliore per confrontarsi in vista delle prossime elezioni europee ed il problema è lo stesso. Anche l’Europa vive oggi questa frustrazione, cioè la non capacità di fare sintesi tra le differenti posizioni che ognuno di noi ha rispetto a determinate modifiche, che non si traduce mai, per mille ragioni, in una modifica reale. Questo è per me un punto di partenza fondamentale. Tutti siamo convinti che siano necessarie modifiche innovative e di sviluppo, ma non si riesce a farle. Partiamo tutti da una condizione di frustrazione generale. Il tema delle autonomie si deve però calare in quella che è stata, dal 2001 ad oggi, la storia della modifica di un Titolo della Costituzione estremamente rilevante e che ha visto delle complessità”.

Autonomie regionali, Roma non è Suburra

Un tema complesso

Il discorso sulle autonomie, insomma, è un tema complesso e che infiamma, soprattutto perché si parla di soldi, di parecchi soldi. Anche da restituire. Hanno quindi senso le richieste di regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna che rivendicano competenze e poteri e che dovrebbero inaugurare il percorso per il raggiungimento della cosiddetta autonomia differenziata? Risponde ancora Laura Castelli: “Cito un dato per capire meglio di cosa stiamo parlando. Assolombarda, in uno studio sulla fatturazione elettronica, scrive nero su bianco che il 30% del valore aggiunto che oggi è registrato dalle fatturazioni elettroniche sta tra Milano e la Brianza. Stiamo discutendo di una grande quantità di risorse. La locomotiva del Nord è ancora tra Milano e la Brianza. Quando parli del 30% del valore aggiunto prodotto in Italia presente in quell’area, capisci perché un lombardo vuole quelle risorse e perché in un referendum chiede di utilizzare quelle risorse in maniera autonoma. Si comprende quanto sia spaventoso da un punto di vista mediatico questo tema”.

Secondo il Viceministro, insomma, “ci sono delle richieste che queste tre regioni fanno, che sono di autonomia e che potrebbero rendere maggiormente competitive tutte le regioni italiane”. Spiega: “Penso al parametro dell’1,4% sulla Sanità. Cosa che, chiaramente la Lombardia chiede con forza, perché senza l’1,4 perderebbe 5000 posti di lavoro nella Sanità, ma che, da Nord a Sud, tutte le regioni vorrebbero. Questo perché dà maggiore flessibilità, aiuterebbe a colmare il divario tra la necessità di personale e le sanzioni europee per mancanza di personale e i servizi da dare al cittadino”.

Quale futuro per Roma e per il Sud?

Il dibattito si infervora, il professor Giannola va in assoluta controtendenza rispetto al Viceministro: “Queste intese modificano esattamente il punto della Costituzione che parla di uguaglianza tra i cittadini, anzi cristallizzano il fatto che i diritti non sono gli stessi in tutti i territori. Qui c’è un problema surrettizio, quello di voler cambiare la Costituzione”.

Rispetto alle considerazioni del Viceministro Castelli sulla questione Milano-Brianza il professor Giannola è assertivo: “Avere più risorse per far riprendere il Vento del Nord è un’illusione. Dobbiamo pensare a qualcosa di più inclusivo e che comprenda anche il Vento deol Sud se vogliamo evitare che l’Italia vada a sbattere e finire commissariata entro tre anni. Edulcorare questi aspetti è una grossa responsabilità”.

Il professor Giannola porta sul tavolo del dibattito domande importanti e rimarca: “L’autonomia può andare bene ma perché nella bozza delle intese si parla di autonomia come rivendicazione del cosiddetto residuo fiscale finanziario? Si chiede un riconoscimento del ruolo della capacità fiscale ma è un concetto contro il diritto di cittadinanza dell’approccio costituzionale”.

Serve un approccio “laico” sul tema

“Sono tematiche che richiedono un approccio laico e che non vanno viste con gli occhiali della politica” – sottolinea nel suo intervento Filippo Tortoriello – Il livello essenziale delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini, è questa la responsabilità che si deve assumere lo Stato. Pensiamo alla sanità. Alcune ASL della Calabria, per fare un esempio, non hanno neanche i bilanci e sono gestite senza una vera e propria logica. Il tema delle autonomie differenziate, così come è stato pensato, rischia di rendere ancora più difficile la situazione per Roma. Le capitali di tutto il mondo sono le locomotive per l’economia del paese. Occorre, dunque, un piano strategico per fare di Roma una città attrattiva, resiliente e internazionale”.

Sulla necessità di attuare un nuovo modello più competitivo per Roma è d’accordo anche Nicolò Rebecchini: “Il rischio che le autonomie così concepite possano avere una ricaduta sugli aspetti economici della città è reale. Regioni ricche che continueranno ad arricchirsi e impoverimento e disoccupazione per la nostra città. Bisogna però cavalcare questo momento di spinta di autonomia regionalista per poter inserire il problema della nostra capitale altrimenti il futuro sarà sempre più difficile”.

Secondo Tagliavanti che non apprezza “questo federalismo fai da te”, “non è solo un problema di soldi ma di funzioni”. La Roma moderna è la Roma Capitale, una Roma capace di poter competere con l’Europa, un’esigenza istituzionale per la realizzazione di uno status diverso per la città. E Tagliavanti ricorda, per sottolineare che non si tratta solo di un problema di soldi, che “con i numeri del residuo fiscale dopo la Lombardia, c’è il Lazio, quindi a Roma converrebbero anche le autonomie”.

Insomma, tocca capire, come ricorda Gianfrancesco Romeo, “quanto si può cavare davvero dalle materie delle autonomie differenziata, quanta autonomia si può prendere e si può chieder realmente, quanto l’attuale tessuto costituzionale ce lo permette”.

L’onorevole Francesca Gerardi spiega: “Questo tavolo è un momento molto importante per ascoltare i diversi pareri. Promuovere queste autonomie serve ad alleggerire i conti dello Stato e a gestire al meglio le proprie risorse per distribuirle a pioggia sul resto dell’economia. Ritengo che sia un’opportunità da non perdere ma è anche necessaria una migliore comunicazione tra Regioni e Stato. Penso al problema dei rifiuti. Con l’autonomia regionale si potrebbero risolvere anche questi problemi”.

Le conclusioni del presidente Gargano

Il tavolo tecnico, insomma, è stato un vero e proprio confronto, a tratti animato, sempre molto verticale su problematiche e soluzioni. Il presidente di Federmanager Roma ha precisato, nel suo intervento finale: “Su questo tavolo oggi sono state dette delle cose importantissime. Si è capito che l’autonomia non è una cosa negativa come era stata presentata inizialmente, che è necessaria ma che va affrontata con tutti i criteri, con senso di responsabilità. Per questo chiedo al governo e a ognuno di noi di fare il proprio ruolo perché anche noi, quando il tema verrà portato in Parlamento, dobbiamo essere ascoltati. Roma deve essere considerata nel modo che le spetta perché è la Capitale d’Italia. Siamo noi che dobbiamo dare indicazioni e che possiamo farlo su tutte le cose che succedono in questa città. Il futuro dipende anche da noi perché depauperare Roma significa depauperare il paese, significa togliere tutto quello che c’è di collante tra Nord e Sud. Parlamento e parti sociali devono intervenire e collaborare insieme. Ecco il nostro auspicio. Abbiamo in Italia degli esempi così importanti, dobbiamo trovare il modo di utilizzarli e migliorarli”.

Interviene a questo proposito, in chiusura del dibattito, il presidente Tortoriello che ricorda l’impianto di economia circolare per la gestione dei rifiuti realizzato da una impresa di Bergamo per un paese così “green” come la Danimarca.

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