(Adnkronos) – "L'ordinamento sportivo fatica a tutelare la figura dell'arbitro, dobbiamo usare degli strumenti diversi, anche legislativi. L'idea è quella di modificare l'articolo 340 del codice penale e inserire l'arbitro e i direttori di gara di tutti gli sport tra gli operatori dei servizi di sicurezza complementari, un po' come sono gli operatori di pronto soccorso, in maniera tale che le lesioni nei confronti degli arbitri vengano puniti con l'arresto da due a cinque anni. Questa è la risposta che ci attendiamo dall'ordinamento, nei prossimi giorni andremo ad aprire un tavolo politico e lo faremo con grande determinazione, per quanto ci riguarda faremo tutto quello che serve". Così il presidente dell'Aia Antonio Zappi è intervenuto su Rai 2, a 90° minuto del lunedì condotto da Marco Mazzocchi, per commentare i fatti dello scorso fine settimana a Riposto (Catania) dove un arbitro ventenne è stato aggredito durante una partita dei playoff Under 17 provinciali tra la Russo Sebastiano Calcio Riposto e il Pedara. Il giovane direttore di gara è stato colpito con calci e pugni, non solo da alcuni tesserati, ma anche da persone scese in campo dagli spalti. Per evitare conseguenze ancora più gravi, è stato necessario l’intervento dei carabinieri per evitare guai peggiori al direttore di gara. "La giustizia sportiva e quella ordinaria faranno il loro corso e non compete a me entrare nel merito – aggiunge Zappi -. Ci saranno sicuramente provvedimenti adeguati perché inseguire quel ragazzo con quella caccia all'uomo non fa bene alla terra di Franco Battiato e Gesualdo Bufalino. Quelle persone si sono macchiate di una grave infamia. L'arbitro è un uomo che porta su quei terreni di gioco la legalità, è un magistrato dello sport e va rispettato". "Bisogna limitare la presenza dei genitori negli stadi delle partite giovanili ed essere pronti a punirli in maniera esemplare. Ma non solo: i dirigenti devono essere cancellati, non è questione di settimane o mesi di stop, non devono più fare il mestiere una volta accertato che abbiano contribuito a quello che non si doveva fare. Le aggressioni ai direttori di gara sono inaccettabili". Così all'Adnkronos Paolo Casarin, ex arbitro e designatore di Serie A e B dal 1990 al 1997, in merito alla recente aggressione a un arbitro diciannovenne durante la partita dei playoff Under17 provinciali tra la Russo Sebastiano Calcio Riposto e il Pedara, in Sicilia. "Quello che è successo fa capire quanto lavoro ci sia ancora da fare nel calcio minore, in apparenza sereno ma nella realtà un covo di genitori e dirigenti incapaci, che aggrediscono un arbitro, soprattutto così giovane, solo per una partita, per altro tra giovanissimi", ha continuato l'ex arbitro. Casarin ha sottolineato come il caso sia "sconcertante perché per quanto sia un problema che riguarda il calcio in generale, in Italia si trovano facilmente casi di questo tipo. Ogni genitore pensa che il figlio sia Maradona e questa è la conseguenza". Per Casarin "chiunque aggredisca un arbitro in un campo da calcio con ragazzi giovani, non deve solo essere punito, ma cancellato dai campi". "L'arbitro rappresenta una figura di controllo, un'autorità, come le forze dell'ordine o gli insegnanti. Anche se in un contesto specifico come quello di un campo da calcio, le persone che aggrediscono, in nome di una propria giustizia, l'autorità, potrebbero farlo in qualsiasi altro contesto". L'ex arbitro Claudio Gavillucci commenta così all'Adnkronos il possibile cambiamento dell'articolo 340 del codice penale, proposto ieri dal presidente dell'Aia Antonio Zappi alla trasmissione 90° minuto del lunedì su Rai 2, che inserirebbe l'arbitro e i direttori di gara di tutti gli sport tra gli operatori dei servizi di sicurezza complementari anche alla luce quanto accaduto in Sicilia, dove un arbitro diciannovenne è stato preso d'assalto da dirigenti e genitori durante la partita dei play-off Under17 provinciali tra la Russo Sebastiano Calcio Riposto e il Pedara. "Tutta la società è coinvolta perché è un'aggressione a un ragazzo di 19 anni fatta da un branco di adulti, con l'aggravante che sia accaduta per futili motivi come una partita di calcio tra ragazzi – aggiunge Gavillucci -. Bisogna insegnare il rispetto delle regole e degli avversari, ma soprattutto il rispetto della sconfitta per lavorare e arrivare alla vittoria. Ma queste sono riflessioni che rimando agli organi competenti che non riguardano solo il calcio, ma il governo". Aumentare le pene è la soluzione? "Non sempre inasprire le pene risolve il problema: bisogna lavorare su più piani come quello preventivo, come deterrente, per esempio avere l'obbligo di una telecamera in ogni campo da calcio che possa individuare in maniera oggettiva chi commette reati. Gente del genere non può rimettere piede in un campo, non si possono squalificare i tifosi che commettono reati e non farlo con chi è addirittura un tesserato". Vero che la pena deve essere educativa e non punitiva, ma secondo Gavillucci "c'è un limite a tutto: quel che è successo deve essere l'esempio di quel che non deve mai più accadere". "I genitori – conclude – devono essere trattati come le persone che mettono le mani addosso alle donne o a chi fa bullismo a scuola. Quel che è successo nel campo da calcio in Sicilia è il figlio di un contesto sociale pieno di violenza". —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
