L’AIGAB, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, prende posizione contro la decisione del Governo di non consentire di pernottare fuori Regione, spostandosi magari per motivi di lavoro, in case con regolare contratto e gestite da operatori professionali del settore turismo-hospitality
Un settore ricettivo che, nonostante sia stato il primo a ripartire questa estate come certificato dai ISTAT del 29 dicembre 2020, è in grande sofferenza e chiede pari trattamento rispetto all’ospitalità cosiddetta tradizionale.
Oggi infatti, a chi si sposta fuori regione per lavoro, è consentito di pernottare anche una sola notte in hotel e non di scegliere un’altra soluzione di soggiorno quale un regolare contratto di affitto breve sotto i 30 giorni. A ciò si somma la facoltà di potersi spostare fuori regione in una casa di proprietà o in un’abitazione messa a disposizione da parenti, ma invece di poter scegliere una casa in affitto solo se per un periodo superiore ai trenta giorni ma con contratto firmato prima del 14 gennaio. Una misura che di fatto ferma l’intero settore.
L’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, fondata dalle più grandi aziende italiane del settore, rappresenta gli imprenditori del turismo professionale in appartamento. La gestione delle singole unità immobiliari prevede protocolli di pulizia e sanificazione certificati, per il cui adeguamento gli imprenditori hanno speso migliaia di euro in dispositivi ad hoc. Una cautela non da poco, magari assente in case messe a disposizione da parenti che vi hanno soggiornato fino al giorno prima e non correttamente sanificate e quindi sicure.
Un settore, quello degli affitti brevi e a medio termine, che può rappresentare un grande aiuto anche per tutte quelle famiglie in fuga da appartamenti piccoli ed inidonei a consentire una qualità della vita soddisfacente, tra figli perennemente in DAD e genitori a lavorare da remoto fino a data da destinarsi, che avevano optato per l’affitto, anche di diversi mesi, di case isolate, in montagna, al mare, in campagna, allo scopo di trascorrere mesi in smart working fuori città.
Di fronte alla crisi gli imprenditori del settore hanno reagito mettendo mano alla cassa e trovando il modo per pagare gli stipendi ai propri dipendenti, rimborsare le prenotazioni cancellate, pagare i fornitori, tenere vivi gli immobili con le manutenzioni programmate, alimentarne la visibilità sui portali anche internazionali in attesa che il turismo riparta e si possa riprendere a viaggiare.
Una risposta alle richieste di centinaia di migliaia di proprietari di questi immobili che non sono ricchi capitalisti con rendite fondiarie ma normali famiglie che hanno investito per avere un reddito integrativo, quello derivante dagli affitti brevi o a medio termine, senza perdere la disponibilità della casa e potendola utilizzare per le proprie esigenze in ogni momento.
Conclude la nota dell’AIGAB chiedendo al governo “Pari trattamento rispetto agli altri operatori dell’accoglienza e che si ufficializzi la decisione, per ora appena abbozzata, di superare il calcolo dei ristori basato esclusivamente sul calo di fatturato aprile 2020 su anno precedente e dei Codici Ateco. Ci vorrebbe maggior coraggio, ad esempio innalzando la soglia del credito d’imposta dal 12% al 50% come era fino al 2019, per supportare le aziende che, pur in difficoltà, hanno dedicato il tempo a fare ricerca e sviluppo; è necessario supportarle prendendo in considerazione l’intera struttura dei costi fissi, se lo scopo è quello di dare ossigeno a chi ha puntato a mantenere in essere la propria capacità produttiva”.
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