Da una ricerca di Aqua Italia, nell’anno di pandemia il 13,5% degli italiani ha iniziato a bere l’acqua del rubinetto trattata e non, più spesso
Come sono cambiati, nell’anno di pandemia i comportamenti e gli atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’acqua del rubinetto da bere? Ce lo spiega Aqua Italia (associazione federata ad Anima – Confindustria) che per l’occasione ha realizzato un’edizione straordinaria 2020, della sua biennale indagine statistica sui consumi di acqua potabile. L’obiettivo della ricerca è quello di verificare eventuali modifiche nel consumo di acqua del rubinetto legate al Covid 19.
I dati sono stati presentati ieri mattina durante una diretta online e hanno messo in evidenza che nonostante la pandemia, sono in aumento i consumatori che scelgono di utilizzare l’acqua potabile del rubinetto, dicendo definitivamente addio alle bottiglie di plastica.
La ricerca, realizzata da Open Mind Research nel febbraio 2021 e svolta su un campione di 2.000 famiglie, si è occupata di verificare le dimensioni e il profilo sociodemografico di quanti negli ultimi 12 mesi hanno bevuto acqua del rubinetto trattata e non, a casa propria o fuori casa, e la frequenza di consumo, al fine di segmentare tra consumatori abituali e occasionali.
Acqua del rubinetto: bevuta dall’82,7% della popolazione italiana
I dati rilevati hanno messo in evidenza che il quadro socioeconomico attuale e la pandemia hanno sensibilmente modificando le abitudini e i consumi degli italiani: l’82,7% della popolazione italiana ha bevuto acqua di rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2020 di oltre il 5%.
Quindi quasi la metà della popolazione maggiorenne italiana dichiara di bere sempre/quasi sempre l’acqua potabile del rubinetto in casa/fuori casa (47,3%) e si è evidenziato che nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo (+6,5%) i consumatori occasionali di acqua del rubinetto (35,4%).
Nel periodo di pandemia il 13,5% degli intervistati dichiara che ha iniziato a bere più spesso l’acqua del rubinetto. Ma se in generale si registra un aumento, a livello geografico si evidenziano diverse disparità. Nel dettaglio, si consuma molta più acqua del rubinetto al Nord in particolare nelle aree Nord Ovest (49,4%) e Nord Est (57,1%).
Al Sud, al contrario si rileva una minore incidenza tra coloro che vivono nel Sud+Sicilia (40,9%), dove risulta più alta della media la percentuale di coloro che bevono acqua del rubinetto più raramente o mai (29,5% verso una media nazionale del 25,2%).
Sempre dallo studio emerge un dato interessante e cioè che le motivazioni principali nella scelta dell’acqua del rubinetto si riferiscono:
- “attenzione per l’ambiente” (27%), cioè per evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più rilevante rispetto agli anni precedenti (era il 12,3% nel 2018),
- “comodità nel disporne” (25,1%),
- consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” (23,4%),
- “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” (21,3%)
- “la bevo perché è buona” (20,2%).
Circa il 32,6% delle famiglie italiane dichiara di avere in casa almeno un sistema di affinaggio dell’acqua, tra questi sistemi, circa un terzo è rappresentato da caraffe filtranti (13,3%). I più utilizzati, tra i vari apparecchi disponibili e sicuramente la soluzione più economica in commercio.
A seguire i sistemi per l’eliminazione del cloro e di altre sostanze indesiderate. Le casette dell’acqua sono il punto di riferimento per circa il 23,5% della popolazione, un dato triplicato rispetto al 2014.
Come cambiano le abitudini
Si è indagato inoltre sulla propensione a bere acqua trattata del rubinetto fuori casa (alberghi, bar, ristoranti). Il 22% degli intervistati la beve già, mentre il 60,6% la berrebbe se gliela offrissero. Dato interessante, circa il 50% delle persone afferma di portare l’acqua da casa, utlizzando sempre più spesso la borraccia.
Sono eempre di più i Comuni che mettono a disposizione dei propri cittadini acqua potabile trattata o non trattata, attraverso appositi chioschi/casette, refrigerata e addizionata di anidride carbonica, con l’obiettivo di valorizzare l’acqua potabile stessa.
Si è verificato su quanti conoscano e beneficino di questo servizio: il 76,1% conosce questa opportunità e il 23,5% ne fa uso (22,8% nel 2020), confermando un’ascesa di quest’abitudine.
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