All’industria della moda si chiede uno sforzo crescente per rendere la produzione sostenibile e meno inquinante. In linea con queste esigenze Abafil, capofila di Abati Group, ha lanciato sul mercato un nuovo filato, il cui effetto è simile al lino, che nasce dal riciclo del cotone, adatto sia per l’abbigliamento che per l’interior design con certificazione GRS (Global Recycle Standard)
La moda è certamente tra i settori più redditizi dell’economia mondiale, ma da non trascurare che è anche uno tra i più inquinanti. Come ha infatti analizzato l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, l’industria della moda produce l’8-10% delle emissioni globali di CO2, più di tutte quelle messe insieme dei voli internazionali e del trasporto marittimo. Una parte di queste emissioni provengono dal pompaggio dell’acqua per irrigare le colture come il cotone, dai pesticidi a base di petrolio e dai macchinari per la raccolta e dai trasporti.
L’industria fashion è inoltre il secondo più grande consumatore di acqua al mondo, arrivando a produrre circa il 20% delle acque reflue mondiali e rilasciando, ogni anno, mezzo milione di tonnellate di microfibre sintetiche negli oceani. Questo è dovuto ai materiali utilizzati per realizzare i capi di abbigliamento, composti per il 60% da plastica che comprende tessuti sintetici quali poliestere, acrilico e nylon.
Una nuova assunzione di responsabilità
Di fronte ad una sfida così difficile e necessaria è fondamentale che le aziende inizino a pensare ad un approccio sostenibile alla produzione.
Da parte dei brand della moda si sta assistendo ad una maggior assunzione di responsabilità ambientale, con scelte aziendali che sfociano nell’attivismo green, al fine di ridurre l’impatto negativo sull’ambiente. Maggior attenzione quindi all’intera filiera di produzione, alla scelta dei materiali adottati spesso riciclati o proveniente da scarti, alle informazioni più trasparenti presenti sul prodotto e indirizzate al consumatore, attraverso anche l’uso di strumenti più innovativi, come sistemi di blockchain.
L’esempio Abafil
Emblematico è il caso di Abafil, la capofila di Abati Group, realtà italiana con sede a Bergamo, da oltre quarant’anni specializzata nella produzione di filati discontinui, che spaziano dalla tessitura per arredamento all’abbigliamento. Da sempre attenta alla ricerca e allo sviluppo di filati tecnici innovativi, oggi l’attenzione dell’azienda si sta rivolgendo verso la realizzazione di prodotti a basso impatto ambientale.
Ne è un esempio l’ultima soluzione appena lanciata sul mercato. Si tratta di un filato cotone riciclato certificato GRS che offre un effetto simile al lino. Il nuovo prodotto si inserisce all’interno del percorso che l’azienda sta conducendo verso la produzione di filati sempre più attenti alla sostenibilità ambientale e che ha già visto il lancio del cotone open end e del poliestere ring pettinato, entrambi riciclati e certificati GRS (Global Recycle Standard), una certificazione promossa da Textile Exchange, una delle più importanti organizzazioni non-profit internazionali per lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. L’obiettivo con questo nuovo prodotto è quello di offrire una variante ai titoli 100% Lino Naturale.
“Volevamo realizzare un filato che unisse una resa estetica molto alta ad un prezzo competitivo, adatto per essere utilizzato nella moda ma anche nell’interior design. In tal senso, come azienda specializzata nella produzione di filati innovativi, sentivamo ancora di più la necessità di sviluppare un prodotto capace di coniugare le esigenze dell’industria con una produzione che sia più sostenibile e attenta ai dettagli“. spiega Alberto Abati CEO di Abafil. “Il made in Italy in questo, data anche la sua autorevolezza e il suo impatto sul settore, può e deve dare il suo contributo“.
Il nuovo filato effetto lino vuole diventare soprattutto una valida alternativa nell’ambito dell’interior design, ponendosi come scelta più sostenibile per tappeti, sedute, fodere e rivestimenti per pareti.
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