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Coopfond, quando l’innovazione genera sostenibilità. Intervista all’AD Andrea Passoni

Coopfond, quando l’innovazione genera sostenibilità. Intervista all’AD Andrea Passoni
Coopfond, quando l’innovazione genera sostenibilità. Intervista all’AD Andrea Passoni, Andrea Passoni Amministratore Delegato Coopfond, foto Ufficio Stampa

“Sviluppare progetti che siano innervati da questa attenzione alla sostenibilità. Un passo importante per fare della sostenibilità il cardine dell’innovazione e non permettere si riduca ad un’operazione di maquillage”.

L’obiettivo di Coopfond, Fondo mutualistico di Legacoop, nella sua trentennale attività è quello di incentivare la nascita di nuove cooperative e sostenere lo sviluppo di quelle esistenti.

La sua azione si esercita tramite finanziamenti a tassi agevolati, partecipazioni temporanee nel capitale delle cooperative, ma anche attraverso interventi stabili ed erogazioni a fondo perduto a sostegno di iniziative particolarmente meritorie.

A regolare tutto il principio della mutualità, dove le grandi cooperative danno aiuto alle piccole e a quelle appena nate. Il tutto con interventi rotativi per far sì che le risorse andate ad una cooperativa rientrino e ne possano sostenere un’altra ancora.

Sostenibilità, innovazione, impatto sociale e valori per la comunità tramite la cooperazione sono i principi cardine dell’attività di Coopfond, in straordinaria sintonia con alcuni degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Tra questi, una particolare attenzione è dedicata ai temi ambientali e al futuro del pianeta. Di ciò parliamo con Andrea Passoni, Amministratore Delegato di Coopfond.  

Con oltre trenta anni di attività Coopfond rappresenta una realtà nel mondo della cooperazione. Può, in sintesi, ricordarci quando e perché nasce Coopfond?

Coopfond nasce nel febbraio 1993. Da allora lavoriamo, innanzitutto, per realizzare il principio della mutualità: con una quota degli utili le grandi cooperative sostengono le piccole, quelle in salute le più fragili.

Questa azione si realizza senza utilizzo di risorse pubbliche e con interventi rotativi, in modo che le risorse che oggi sono andate ad una cooperativa rientrino e ne sostengano un’altra ancora.

In questi 30 anni con 577 milioni raccolti dal 3% degli utili delle imprese aderenti a Legacoop siamo così riusciti a sostenere 1.200 cooperative, mettendo in circolo 1,2 miliardi di euro.

L’attività di sostegno finanziario alle cooperative è ispirata al concetto di innovazione, cioè la capacità di rispondere ai cambiamenti all’interno della società. Quale rilevanza ha la sostenibilità ambientale in queste scelte?  

La cooperazione ha, per sua natura, un legame imprescindibile con la comunità e il territorio e con il futuro. L’essere intergenerazionali, cioè essere capaci di inglobare nelle scelte per il presente l’attenzione alle conseguenze sul futuro, è nel nostro dna.

Sono due capisaldi che rendono la transizione ecologica centrale nelle politiche delle cooperative. Siamo in campo, anche come Coopfond, per incentivare un’innovazione capace di generare sostenibilità, coniugando in modo virtuoso sviluppo e ambiente.

Nel vostro bilancio di sostenibilità presentato lo scorso maggio, si fa riferimento al Rating di Sostenibilità, uno strumento che viene valutato sia in fase di istruttoria dei finanziamenti, che monitorato nel tempo di permanenza del Fondo nella compagine sociale delle cooperative. Può spiegarci meglio di cosa si tratta?

È uno strumento fondamentale per promuovere lo sviluppo positivo cui accennavo: con il rating di sostenibilità aiutiamo le cooperative a sviluppare progetti che siano innervati da questa attenzione. È un passo importante per fare della sostenibilità il cardine dell’innovazione e non permettere si riduca ad un’operazione di maquillage.

Oggi le cooperative che richiedono un nostro intervento finanziario possono infatti scegliere se stabilire insieme a Coopfond alcuni obiettivi legati alla sostenibilità della propria attività: se al termine del periodo prestabilito questi obiettivi sono raggiunti, il Fondo premia il lavoro fatto dall’impresa attraverso uno sconto sulla remunerazione prevista. All’interno di questa attività, se ritenuto necessario, finanziamo anche un percorso di formazione.

Andrea Passoni, Amministratore Delegato Coopfond, foto Ufficio Stampa

Uno dei vostri ultimi progetti è Respira, che vuole sostenere la nascita di comunità energetiche rinnovabili (CER) in forma cooperativa. Ce ne vuole parlare?

La cooperativa, per la sua stessa forma giuridica, è la soluzione ideale per le CER, che devono essere organizzate tra pari, e per fornire un modello in grado di competere sul mercato. Per questo un anno fa insieme a Legacoop, Banca Etica ed Ecomill abbiamo dato vita a Respira, il progetto che accompagna cooperative e gruppi organizzati dall’ideazione alla costituzione e gestione della cooperativa, offrendo una proposta finanziaria integrata.

Sul sito Respira ad oggi ci sono oltre 200 mail di richiesta di informazioni, grazie a cui sono stati organizzati oltre 60 incontri con soggetti a vario titolo interessati alla costituzione di CER in forma cooperativa.

Come giudica i risultati di questa attività, nonostante i ritardi nell’uscita dei decreti che sono stati solo recentemente approvati?

La sensibilità su questi temi, unita alla necessità di mettere in campo risposte capaci di cambiare i paradigmi dell’approvvigionamento energetico, hanno permesso alla macchina di non fermarsi. Ci sono oggi, infatti, almeno 10 progetti pronti che ora potranno iniziare il percorso di accreditamento, essendo arrivato il decreto del MASE.

Oltre a loro ci sono poi 5 CER già in forma cooperativa: Energia per Concordia; Sangano Energia Comune e Kataclima, a cui si aggiungono le due neo-costituite finanziate da Coopfond: PartEnergy (Friuli) e WeVez (Emilia-Romagna).

Sono segnali di grande vitalità, che fanno ben sperare per il futuro, ora che il quadro normativo è completo. E sulla rampa di lancio ci sono altri 3 progetti, già finanziati da Coopfond, presentati dalle cooperative di abitanti Castello (FE), Uniabita (MI) e Conabit (SA), che hanno terminato gli studi di fattibilità su CER a livello di cabina primaria.

Uno dei vostri obiettivi è quello di promuovere il cambiamento sostenibile del mondo cooperativo, quali strategie e quali progetti prevedete per il futuro? 

Come Fondo continueremo ad innovare innanzitutto noi stessi per spingere questa transizione; vediamo poi grandi potenzialità nella cooperazione tra cooperative, che possono ad esempio realizzare e gestire processi in logica di open innovation.

Il successo di questa transizione dipende però anche da politiche industriali coerenti, capaci di trovare un equilibrio tra i diversi bisogni in campo. Non bisogna dimenticare che oggi integrare la sostenibilità nella strategia aziendale ha un costo: il pericolo è che questo costo venga trasferito, e gravi, sulle parti più deboli del sistema – persone o aziende – alimentando una spirale negativa che non possiamo permetterci.

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