Un resoconto approfondito, curioso e divulgativo sugli effetti che la natura ha sul cervello umano e sulla connessione uomo-natura a livello neuronale e psicologico.
Il nostro cervello, è innegabile, ha in sé una naturale tendenza biofila. Tutto ciò è evidente nel benessere che ognuno di noi vive a contatto con la natura, in un campo di fiori, di fronte ad un panorama o osservando ed ascoltando le onde del mare.
Una realtà indubbia osservabile anche nelle scelte di vita di ognuno di noi, dal costruire una casa in riva al lago o immersa nella natura o ancora la scelta dei bambini di avere quali compagni di gioco orsacchiotti di peluche o, volendo esagerare, la scelta di Apple di preferire quale proprio simbolo un frutto.
Il contatto con la natura non ci rende soltanto più sani, ma anche più intelligenti e creativi, più empatici e socievoli. Favorisce l’intuizione rispetto al pensiero esecutivo. L’era digitale ha fornito molti vantaggi, ma secondo gli esperti ci ha reso anche più irritabili, meno socievoli e più narcisisti, meno brillanti, più distratti e disturbati in termini cognitivi.
Ma è possibile misurare di quanta natura realmente ognuno di noi ha bisogno? A questa domanda prova a rispondere Florence Williams, pluripremiata giornalista americana in ambito ambientale e scientifico, saggista e autrice di libri di grande successo, con il libro “La cura della natura. Perché la natura ci rende più sani, creativi e felici”(edito da Piano B, 22 euro, 304 p.), tradotto in italiano da Antonio Tozzi e in uscita il 15 luglio in tutte le librerie.
Le basi scientifiche del volume
Il volume è un reportage sui molti studi scientifici e di psicologia ambientale che dimostrano come il nostro sistema nervoso sia fatto per rispondere agli stimoli derivati dal mondo naturale, attraverso esperimenti e statistiche che documentano gli effetti della natura sulla depressione e sullo stress, sul sistema immunitario, sulla capacità di attenzione e concentrazione.
L’autrice si interroga se “Esiste una scienza a sostegno della nozione di disturbo da deficit di natura? Che cosa c’è nella natura di cui le persone hanno bisogno? E come possiamo far sì che nella nostra vita ce ne sia abbastanza per vivere al meglio?”.
Nel tentativo di rispondere a queste domande, la Williams ha viaggiato in tutto il mondo per incontrare neuroscienziati, psicologi e ricercatori, impegnati a sciogliere l’enigma scientifico che lega ambiente, umore e salute.
L’esempio del Giappone e della terapia forestale
In Giappone si stima che la terapia forestale – Shinrin yoku o forest bathing – riduca i costi medici e crei nuovi posti di lavoro, secondo gli studi di neuroscienziati giapponesi gli ambienti naturali e l’aria aperta portano benefici perché sono gli unici luoghi nei quali possiamo impegnare i nostri cinque sensi e quindi gli unici dove riusciamo a sentirci pienamente e fisicamente vivi.
La natura quale miglior antidoto allo stress da città e alla vita moderna
La natura ci rende anche più intelligenti: il tipico ambiente urbano saturo di avvisi e rumori richiede al cervello un continuo lavoro di filtraggio rendendo più difficile il pensiero profondo e senza la capacità di restare concentrati su un compito o un’attività diventiamo più stupidi. La vita moderna ha reso tutti distratti, stressati e sopraffatti: “ogni giorno consumiamo circa settantaquattro gigabyte di informazioni”.
Ma è scientificamente dimostrato che proprio una dose di natura risulta essere il rimedio migliore per ridurre lo stress e favorire la concentrazione, grazie alla fluidità visiva degli spazi aperti e all’assenza di continui rumori che si confermano l’inquinante più pervasivo del mondo moderno.
Di fatto, secondo le ricerche di un ingegnere del suono americano, in tutti gli Stati Uniti continentali ci sono meno di una mezza dozzina di siti in cui, per almeno quindici minuti dopo l’alba, non si senta alcun rumore prodotto dall’uomo, come il passaggio di un aereo.
L’autrice
Florence Williams è una scrittrice e giornalista statunitense. È autrice di libri di grande successo, tra cui Heartbreak. A Personal and Scientific Journey, vincitore nel 2023 del PEN/E.O. Wilson Award for Literary Science Writing; BREAST. A Natural and Unnatural history, vincitore del Los Angeles Times Book Prize. Collabora e scrive regolarmente per varie riviste, tra cui «Outside Magazine», «New York Times Magazine», «National Geographic» e «The New York Review of Books».